Sono iniziate il 10 agosto in Piazza Vittoria. Ma se ne parlava almeno da un anno e mezzo. C’è un progetto, portato avanti da una regia occulta. Ci sarebbero di mezzo tre ambasciate: americana, inglese e olandese, che avrebbero creato un fondo che si chiama «restant Romania» con lo scopo di dare inizio a un nuovo progetto del Paese, sul quale sono puntati gli occhi di diversi “acquirenti”».
Non vi sono dubbi che gli organizzatori siano pagati. Si diceva che si sarebbe riversato nella capitale per le proteste un milione di persone: se ne contano circa cinquantamila, di cui molti emigrati provenienti dall’Europa in occasione delle ferie.
Gioca il suo ruolo di disturbo e di aggressione alla forza pubblica il gruppo Antifa, un movimento con radici sparse in tutta Europa, un misto di libertarismo, socialismo esasperato, anarchia.
Alle proteste si aggiungono gli oppositori del governo socialdemocratico guidato, dal 29 gennaio 2018, da Viorica Dancila, che non ha un’opposizione seria, ma debole e senza programma.
Anche il presidente Klaus Johannis è ritenuto colpevole perché sostiene le proteste per aumentare il caos. Vuole restare in carica perché il 1° gennaio 2019 la Romania presiederà l’Unione Europea.
È tutto un gioco politico, si sostiene a Bucarest, e la gente viene facilmente manipolata. L’incitazione alla violenza è martellante. Si parla sui social di sangue e morte. Di sicuro dietro c’è qualcosa di grave, che non può lasciare indifferente l’Unione Europea.
È solo la caduta del governo, corrotto e clientelare, che le manifestazioni chiedono? Si teme che le manifestazioni, per ora ancora timide, si diffondano in tutto il Paese, a capo delle quali, come ad Oradea, ci sono persone squilibrate, senza scrupoli, spesso facilmente manovrabili.
Si diffonde un clima di sospetti e di delazioni e l’atmosfera è sempre più pesante.