In fatto di abusi, non mi sento in grado di formulare un giudizio che simultaneamente rispetti la verità e, per chi ci critica, risulti inaccettabile e inutile… Offro semplicemente una o due riflessioni, evidentemente non nuove ma già proposte da altri.
Siamo abituati a dire che siamo una Chiesa di peccatori, quindi una Chiesa che offre il perdono: ma, nell’arena pubblica – nel foro esterno – abbiamo tendenza a dimenticare che, per ricevere il perdono, occorre una volontà almeno minima di cambiare e, per il cristiano, anche un senso per quanto vago di aver peccato!
Penso al vangelo della 21ͣ domenica del tempo ordinario e alla sfida che ci propone Gesù (e anche Giosuè nella prima lettura): scegliere non una versione modificata o “aggiornata” o resa più “sopportabile” della vita cristiana, ma la versione che ci offre Lui, perché è Lui che abbiamo scelto….
Sembra vero che avevamo, molti fra noi cattolici (e non solamente chierici), una lealtà ecclesiale che voleva proteggere la Chiesa come organizzazione, piuttosto che una lealtà cristiana che proteggesse la Chiesa come la casa del Padre e quindi proteggesse sempre, in primo luogo, la singola persona e soprattutto la persona debole.
A questa valutazione sbagliata si accompagnava un’ignoranza totale del carattere irrimediabile della tendenza verso la pedofilia. Abbiamo capito purtroppo tardi che perdonare il peccato non equivale a lasciare l’individuo libero rischiando che egli ricominci fosse pure in una località cambiata e in una situazione maggiormente sorvegliata.
Dato che questa tendenza esiste già nell’individuo fin dall’inizio, anche se nascosta, abbiamo bisogno forse di una nuova metodologia per formare i candidati al sacerdozio? E, fatta questa scelta, ci sono aspetti da migliorare o da cambiare nella formazione stessa? Vale o no, prima che uno venga ordinato sacerdote, un apprendistato sistematico con l’aiuto dei laici della comunità parrocchiale? Credo che molti aspetti siano già cambiati o stiano cambiando; speriamo che ne risulti una Chiesa più umile.
Una cosa dico senza la minima esitazione: occorre coinvolgere i laici. I laici possono fare molto per contribuire alla soluzione di tali questioni. Non bisogna lasciarli da parte. Occorre ascoltarli e chiedere loro aiuto e consiglio. E ricordiamoci che, in forza del loro battesimo, hanno pieno diritto – anzi, il dovere – di esprimere le loro opinioni!