“Un incontro tra fratelli” è stato definito l’appuntamento che ha avuto luogo il 31 agosto scorso a Costantinopoli, nella sede del patriarcato ortodosso ecumenico tra il patriarca di Mosca Kyrill I e il patriarca ecumenico Bartolomeo. Il dialogo si è svolto nella sala del trono del Fanar e vi hanno partecipato anche l’incaricato degli affari esteri del patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion (Alfejev), e i membri del Santo Sinodo del patriarcato di Costantinopoli, tra di essi il metropolita di Parigi, Emmanuel (Adamakis).
L’incontro si è aperto con un abbraccio tra Kyrill e Bartolomeo il quale, come si legge in un resoconto subito pubblicato sul sito russo mospat.ru, nel saluto di accoglienza, ha dichiarato: «Siamo felici di ricevere oggi nel Patriarcato ecumenico Sua Santità il Patriarca Kyrill di Mosca e di tutta la Russia con la sua delegazione. Ogni volta che ci incontriamo, è una gioia per entrambi, poiché abbiamo l’opportunità di discutere questioni di reciproco interesse. Crediamo nel potere del dialogo. Se i leader politici usano il dialogo per risolvere i problemi dei loro Paesi, tanto più noi leader religiosi dovremmo usare la via del dialogo per risolvere i problemi. Inoltre, il dialogo è il percorso che Dio stesso ci ha indicato».
Altrettanto calorose sono state – come riferisce l’agenzia SIR – le parole del Patriarca Kyrill che, prima di incontrare Bartolomeo, ha visitato la cattedrale patriarcale di San Giorgio al Fanar. «Ogni volta che visito questo luogo – ha detto –, mi vengono in mente i momenti molto importanti della nostra storia comune. In ogni epoca le nostre Chiese hanno affrontato sfide diverse, problemi originati principalmente dal mondo esterno, ma noi, per grazia di Dio, abbiamo sempre trovato un linguaggio comune, una comprensione comune di cosa fare e come fare per preservare l’unità della Chiesa e per rispondere alle sfide del tempo».
L’importanza del dialogo
Ha quindi anch’egli sottolineato l’importanza del dialogo: «Penso – ha detto – che ci sia una differenza tra il dialogo che conducono i politici e il dialogo che conduciamo noi. Nel dialogo condotto dai politici, tutti difendono gli interessi del proprio Paese. Il dialogo invece che portiamo avanti all’interno della Chiesa ortodossa ha una natura diversa. Noi, naturalmente, rappresentiamo gli interessi delle nostre Chiese, ma abbiamo sempre in mente il bene comune, l’unità della Santa Chiesa, la sua capacità di svolgere una missione nel mondo moderno». E ha aggiunto: «Nonostante che in questo edificio si siano dibattute questioni, a volte molto difficili, ho di questo posto ricordi molto belli, perché non abbiamo mai fatto nulla che possa danneggiare la Chiesa ortodossa».
L’incontro è durato due ore e mezzo. Prima di ripartire per Mosca, il patriarca russo, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha affermato che il dialogo con Bartolomeo I è stato «un dialogo tra due fratelli», e che tutte le questioni all’ordine del giorno erano state affrontate, ovviamente anche il problema della situazione dell’ortodossia in Ucraina. Dall’ultimo incontro del marzo 2014 – ha detto – «sono successe molte cose nella vita delle nostre Chiese», la «situazione mondiale è molto cambiata». Ma – ha sottolineato – «spero che continueremo a lavorare insieme per rendere il mondo migliore».
Ma al di là delle parole e dei gesti di cortesia cosa si può ritenere di questo incontro? “Pro Oriente” nella sua pagina web, in un servizio del 1° settembre, scrive che le interpretazioni di questo dialogo tra il Patriarca Bartolomeo I e Kyrill al Fanar, come sempre avviene, sono contrastanti. I due patriarchi non hanno finora preso posizione sul problema riguardante l’autocefalia dell’Ucraina.
Che le cose non vadano come avevano sperato gli scismatici ucraini e i loro patrocinatori politici di Kiev, lo si può dedurre dal fatto che già prima del vertice dei patriarchi al Fanar era stato comunicato lo spostamento dal 10 settembre al 9 di ottobre della prossima sessione del Santo Sinodo della Chiesa di Costantinopoli (il tanto discusso “Tomos” circa il conferimento dell’autocefalia a una “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” dovrà essere discusso in questo ambito, anche se rimane aperta la domanda su che cosa si intende con Chiesa ortodossa in Ucraina). Interessante tuttavia è che i due metropoliti abbiano affermato di fungere di volta in volta da “longa manus” del loro patriarca del Fanar. Il metropolita di Parigi Emmanuel (Adamakis) e l’incaricato degli affari esteri del patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion (Alfejev), si conoscono da molti anni.
Il metropolita Emmanuel
Il metropolita Emmanuel ha dichiarato ai giornalisti che il patriarca Bartolomeo aveva informato il suo omologo di Mosca che il Patriarcato ecumenico aveva preso la decisione di concedere alla Chiesa in Ucraina l’autocefalia e che non intendeva recedere da questa decisione. Ma ora si tratta di renderla effettiva. C’è molto lavoro che ora Costantinopoli intende coordinare. La fine di questo processo non è tuttavia ancora raggiunta; il “Tomos” sarà elaborato nell’ultima tappa del processo di attuazione. Il metropolita ha detto letteralmente riguardo all’Ucraina: «Non vogliamo creare un altro scisma, ma unificare la Chiesa».
Nella Chiesa ortodossa ucraina esiste una spaccatura che dura da oltre 25 anni. Per questa ragione – ha sottolineato il metropolita Emmanuel – il patriarcato ecumenico ha deciso di considerare il modo di conferire l’autocefalia alla Chiesa in Ucraina. Nello stesso tempo ha sottolineato l’importanza dell’unità della Chiesa ortodossa mondiale che è una Chiesa forte e diffusa ovunque. Il patriarcato ecumenico, con la sua lunga storia ed esperienza, ha nella famiglia ortodossa un ruolo particolare, ed è da qui perciò che vengono le decisioni e «di tanto in tanto anche le soluzioni».
Il metropolita di Parigi ha affermato esplicitamente che i due patriarchi si sono incontrati in modo «molto fraterno e sincero» e che in questo spirito hanno discusso i problemi esistenti. E ha aggiunto: «Penso che anche in futuro conserveremo questo modo di procedere».
Il metropolita Hilarion
Il metropolita Hilarion – con una stoccatina alle confuse informazioni dei media ucraini – ha dichiarato ai giornalisti che i due patriarchi al Fanar «avevano dialogato in modo fraterno, ma confidenziale». Si è trattato di uno scambio molto cordiale, «da cure a cuore». Se i patriarchi avessero voluto dialogare pubblicamente, «l’avrebbero fatto». Hilarion ha dichiarato letteralmente : «Probabilmente molta gente vorrebbe si compisse un desiderio irrealizzabile, ma penso che dobbiamo assumere un atteggiamento responsabile e salvaguardare il più possibile i nostri rapporti interecclesiali dalle speculazioni infondate».
Alla domanda su che cosa pensa delle affermazioni del metropolita Emmanuel, Hilarion ha risposto che Costantinopoli non intende risanare gli scismi esistenti con un altro scisma. A suo parere, si tratta di una «posizione ponderata». Indubbiamente – ha aggiunto – la Chiesa di Costantinopoli e quella di Mosca hanno punti di vista differenti su vari problemi: «non l’abbiamo mai nascosto». Perciò non hanno da dirsi «niente di essenzialmente nuovo». Ma è stato importante che l’incontro abbia offerto l’occasione per uno scambio di informazioni per un “confronto sui tempi”.
Hilarion ha approfittato dell’incontro con i giornalisti per impartire una breve lezione in materia di diritto ecclesiastico: i patriarchi non potevano semplicemente incontrarsi e prendere delle decisioni per le loro Chiese perché ogni Chiesa ortodossa è guidata da un concilio episcopale. Nel tempo che intercorre tra le riunioni di questo concilio spetta al Santo Sinodo di ciascuna Chiesa il ruolo di guida. Ogni patriarca parla per la propria Chiesa, ma le decisioni non vengono mai prese “dietro le quinte”, bensì nelle assemblee sinodali. I dialoghi al Fanar del 31 agosto potrebbero portare a delle decisioni dei sinodi a Costantinopoli e a Mosca, ma per ora è troppo presto per parlarne. La cosa più importante è che ci si stato un fruttuoso scambio di opinioni.
Hilarion ha anche ricordato che i due patriarchi si conoscono dal 1977 e che già prima della loro scelta alla massima carica ecclesiastica hanno lavorato insieme intensamente per raggiungere un consenso su vari temi dell’agenda panortodossa. Per questo l’attuale incontro al Fanar è stato molto importante per il rafforzamento delle relazioni istituzionali tra le due Chiese. Si sono potuti discutere molti problemi relativi alle relazioni bilaterali, ma anche quelli riguardanti l’unità panortodossa. L’incontro è iniziato in un «clima molto sincero» ed è terminato in uno «stile molto amichevole» con uno scambio di doni. «Abbiamo lasciato Costantinopoli con sentimenti di gioia e in un ottimo stato d’animo», ha concluso Hilarion.