Dal 7 al 9 settembre ha avuto luogo a Monaco di Baviera la riunione della Federazione della gioventù cattolica tedesca (Bund der Deutschen Katholischen Jugend – BDKJ) che raccoglie 17 associazioni con 660.000 giovani. Alla riunione hanno partecipato anche i rappresentanti delle associazioni dei paesi di lingua tedesca, come l’Austria, il Sud Tirolo e la Svizzera, in vista dell’ormai prossimo sinodo dei vescovi. Il timore dei giovani è che non sia trasparente e aperto. Katholisch.de ha intervistato Thomas Andonie, presidente dell’associazione tedesca dal luglio 2017, sul contenuto dell’incontro che si è concluso con una dichiarazione comune.
– Sig. Andonie, lo scorso fine settimana si è tenuta una riunione della rete internazionale delle associazioni giovanili cattoliche di diversi paesi di lingua tedesca. Quale è stata l’occasione?
All’ inizio di ottobre inizia in Vaticano il sinodo dei giovani e la Chiesa di tutto il mondo rivolge la sua attenzione ai giovani, ai loro desideri e alle loro attese. A questo scopo, anche noi vogliamo offrire un contributo e cooperare affinché il sinodo dei vescovi sia un incontro coronato da successo. Abbiamo guardato oltre i confini nazionali per vedere che cosa muove i giovani e quali sono le loro richieste nei riguardi della propria Chiesa.
– Perché era necessario un incontro internazionale?
Per unire insieme i desideri di un numero maggiore possibile di giovani. Il BDKJ opera soprattutto in Germania, ma sui temi del sinodo che riguardano la Chiesa mondiale è importante guardare fuori dai confini. Era ovvio cominciare dall’ambito di lingua tedesca. A questo livello, è insolito che si riunisca un numero così grande di rappresentanti dei giovani di un’ associazione di lavoro autogestito. Volevamo osservare che cosa muove i giovani nei nostri paesi, per ricavarne un quadro più ampio – e vedere come il lavoro è, di volta in volta, organizzato.
– I giovani dei diversi paesi si interessano degli stessi temi? E dove stanno le differenze?
Naturalmente ci sono delle differenze, per esempio riguardo alle nostre strutture associative e il modo di intendere la pastorale giovanile. Ma notiamo che c’è come una grande parentesi che unifica tutto: il problema dell’autenticità della Chiesa. Su questo punto esiste una grande concordia. Lo dimostra anche il fatto che, durante i tre giorni di incontro, siamo riusciti a mettere insieme una dichiarazione congiunta. In cinque punti chiave abbiamo potuto indicare ciò che muove i giovani.
– I critici dicono che le richieste della dichiarazione non costituiscono niente di nuovo…
Naturalmente è molto triste che dobbiamo porci in parte sempre le medesime richieste, perché in diversi punti non cambia niente. Ma, se i giovani vogliono collaborare a plasmare insieme la Chiesa, è un fatto da prendere molto sul serio. Infatti, il nostro messaggio non proviene da una piccola cerchia, ma in Germania è sostenuto democraticamente da 660.000 giovani di 17 associazioni giovanili. Uno sguardo al documento pre-sinodale mostra che i giovani desiderano esattamente questo: partecipazione, scambio di idee e ambiti in cui poter agire autonomamente. È esattamente ciò che costituisce il lavoro ecclesiale delle associazioni. Crediamo in questo modo di potere offrire ai giovani una Chiesa che sia loro casa.
– Cosa stabilisce la dichiarazione comune?
Oltre all’accoglienza incondizionata di ogni giovane, nel testo è molto importante l’aspetto della solidarietà. Ciò che unisce è l’interrogativo su come la Chiesa possa essere autentica. La nostra risposta è: deve confrontarsi in maniera critica con se stessa e impegnarsi in maniera credibile con gli svantaggiati e con coloro che soffrono. È così che si dimostra la fede. Naturalmente, anche la liturgia è un aspetto centrale, ma l’agire della Chiesa diventa visibile nel mondo se la fede è vissuta nell’azione. Perciò la Chiesa deve prendere chiaramente posizione sui casi di abuso e trarne le conseguenze. Noi siamo molto grati a papa Francesco per avere affrontato il clericalismo. La Chiesa può essere credibile solo se ammette i suoi errori e ne trae le conseguenze. Ciò significa che la sofferenza inflitta ai bambini e agli adolescenti da rappresentanti della Chiesa deve essere pienamente chiarita ed esserlo davanti ai tribunali civili.
– Presto sarà presentato un ampio studio sugli abusi nella Chiesa tedesca. Cosa si aspetta il BDKJ da questo studio?
Le strutture che favoriscono l’abuso devono essere scoperte e bisogna fare in modo di cambiarle. In molte aree problematiche della Chiesa, per esempio quelle dell’uguaglianza del genere o degli abusi, notiamo sempre che il problema è il rapporto di potere nella Chiesa. Dobbiamo fare trasparenza in quei luoghi in cui verifichiamo degli abusi attraverso il clericalismo nella Chiesa. Nel lavoro delle associazioni giovanili la leadership è esercitata insieme ai chierici. Questo è un punto importante in termini di trasparenza. Bisogna anche che assumiamo insieme la responsabilità nelle parrocchie, nelle diocesi e in altre istituzioni della Chiesa e che ripensiamo le strutture tradizionali e gli organi direttivi.
– Lei raccomanderebbe quindi per tutta la Chiesa il modello amministrativo autonomo?
Noi costatiamo che al nostro interno funziona molto bene. Ci sono oggi anche dei modelli alternativi di gestione sul piano parrocchiale con i laici, come, per esempio, nella diocesi di Osnabrück. Sono modelli di gestione congiunta – anche se non dovrebbe essere regolamentata dal centro.
– Ci sono delle cose che andrebbero cambiate all’interno del BDKJ di fronte alla crisi degli abusi?
Il BDKJ e le sue associazioni giovanili controllano regolarmente se i nostri approcci circa la prevenzione della violenza sessuale funzionano. Soprattutto dove nella Chiesa sono attivi dei giovani è importante che garantiamo una protezione sensibile ed eloquente riguardo ai problemi. La stessa cosa desideriamo anche per la Chiesa.
– Di fronte ai casi di abuso sono state avanzate delle richieste per annullare il sinodo dei giovani. Ritiene che sia una cosa ragionevole?
Nella fase pre-sinodale abbiamo notato come la credibilità della Chiesa sia per tutti particolarmente importante. Sarebbe un segnale nefasto dire: a causa degli abusi annulliamo un sinodo che pone al centro della sua attenzione i giovani. Io credo che un aspetto centrale debba essere, per rispondere ai casi di abuso, il fatto che la Chiesa si preoccupi di diventare un luogo sicuro per tutti i giovani. Sul piano internazionale ci sono continuamente sempre nuovi casi: nel 2010 in Germania, recentemente in Cile e ora negli Stati Uniti. Vediamo che ci sono importanti situazioni di cui parlare. Da qui devono essere tratte le conseguenze e in particolare nella Chiesa devono cambiare le strutture che favoriscono questa incredibile sofferenza. In questo modo la Chiesa può diventare credibile. Proprio per questo, il sinodo dovrebbe essere celebrato in maniera trasparente. Deve essere conosciuto pubblicamente ciò che lì viene trattato.
– Il BDKJ chiede un maggiore dialogo con i giovani nel sinodo?
Sì, perché vediamo con grande tristezza che non è né trasparente né aperto, anche se ciò era stato chiesto esplicitamente nella fase pre-sinodale. Non è noto chi sarà aggiunto come consultore dei vescovi, se ci saranno dei giovani e con quale procedura saranno scelti. È molto importante che i giovani rappresentanti non solo diano consigli, ma siano anche coinvolti nelle deliberazioni. È una richiesta avanzata sul piano mondiale da giovani impegnati e legati alla Chiesa. Sarebbe un semplice passo, e i vescovi dovrebbero interrogarsi e cambiare qualcosa.