Dom António Marto,* qual è la maggior sorpresa che ha trovato nell’esortazione apostolica?
Sono stato piacevolmente sorpreso al vedere come papa Francesco, in una maniera geniale, abbia introdotto un cambiamento della disciplina senza mettere in questione la dottrina sul matrimonio e la famiglia. Semplifico i tre aspetti che più mi hanno colpito.
Fedele alla grande tradizione dell’insegnamento della Chiesa, il papa rinnova, a partire dallo stile, l’accostamento e il linguaggio che vanno oltre un accostamento puramente astratto, moralista e giuridico come si percepisce subito dal titolo dell’esortazione apostolica: si tratta di dare testimonianza della bellezza e della gioia dell’amore nella famiglia.
In un linguaggio diretto, semplice, coinvolgente ci conduce per mano a scoprire la bellezza delle nostre famiglie concrete, imperfette, fragili, ma straordinarie perché sostenute dall’amore e dalla grazia del Signore e chiamate a percorrere un cammino di crescita con pazienza, comprensione e generosità.
Il secondo aspetto da sottolineare è il cambiamento dello sguardo e dell’atteggiamento pastorale della Chiesa in rapporto alle situazioni familiari complesse, fragili, imperfette, che devono essere trattate con «la logica della misericordia pastorale». Si tratta dell’accompagnamento pastorale vicino, comprensivo, realista, incarnato, per una maggiore integrazione nella comunità cristiana, cosicché nessuno si senta scomunicato o escluso. Le parole-chiave sono: accompagnare, discernere, integrare la fragilità, che sono espressione della cura misericordiosa della Chiesa, di una pastorale misericordiosa verso le famiglie ferite. Concretamente, per i divorziati risposati civilmente (per i quali non è stata possibile la dichiarazione di nullità) non stabilisce una regola generale perché ogni caso è un caso a sé, non sono tutti uguali. Ma propone percorsi (itinerari) personalizzati di discernimento personale (caso per caso) e pastorale (diverso da un processo giudiziale o amministrativo), con vari momenti per migliorare l’integrazione nella vita della comunità con l’aiuto della Chiesa. Qui il papa apre persino una finestra alla possibilità dell’«aiuto dei sacramenti» della riconciliazione e dell’eucaristia in certi casi (cf. nota 351), dove vi sia una fede intensa, un cammino di conversione sincera, una situazione irreversibile e una testimonianza della propria fedeltà al Signore.
Il terzo aspetto è l’accento che mette sulla responsabilità e sul rispetto della coscienza dei fedeli: «La Chiesa è chiamata a formare le coscienze e non a pretendere di sostituirle».
Qual è l’apprezzamento globale?
Siamo davanti a un testo di grande saggezza, con uno sguardo di realismo e tenerezza sulla famiglia in tutte le sue componenti, pieno di verità pratiche per la vita della coppia e della famiglia e di molte e preziose intuizioni e proposte pastorali. Credo che possiamo dire che questa Esortazione apostolica costituirà la Magna Carta della pastorale familiare per il futuro. Il papa raccomanda alle comunità cristiane di approfondire e maturare i contenuti e ricorda il dovere di elaborare proposte più pratiche. Abbiamo la sensazione che papa Francesco avvii un processo che lui stesso vuole che apra nuovi cammini attraverso la pratica pastorale delle Chiese particolari. Preghiamo lo Spirito Santo che ci illumini e ci accompagni nel nostro camminare…
Qual è la maggior sfida che pone alla Chiesa?
Prima di tutto, richiede una conversione pastorale per proporre una pastorale positiva e propositiva, accogliente il più possibile, soprattutto nei confronti dei giovani, per scoprire il valore e la bellezza del matrimonio cristiano come opera principale e grazia di Dio per formare una famiglia felice e anche l’approfondimento graduale delle esigenze del Vangelo.
A sua volta, questo richiede anche un’autocritica nei confronti di una prassi ecclesiale distante dalle esperienze concrete della gente. Come dice il papa, «molte volte agiamo in difesa e sprechiamo le energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente, con poca capacità di proporre e indicare cammini di felicità» (38). «Abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e di realizzazione che come un peso da portare per tutta la vita» (37).
L’altra sfida è assumere e incarnare «la logica della misericordia pastorale», attraverso l’arte dell’accompagnamento a tu per tu, accogliente e compassionevole, e il discernimento, che è molto diverso dall’applicazione immediata di regole senza ragione. Di questa logica fa parte in una maniera nuova l’ essere pastori da parte di sacerdoti e vescovi, cosa che richiede pure una conversione pastorale.
La dottrina non cambia, ma il cammino del rinnovamento è incominciato e nel cammino del discernimento la dottrina fredda e astratta terminerà, in tempo più o meno, per diventare lettera morta.
«Il nuovo accostamento pastorale richiede tempo e lavoro, non è un kit di soluzioni già pronte» (card. Vingt Trois).
Questa conversione pastorale è come un tornare all’epoca della riconciliazione dei “lapsi”, come ha affermato il card. Kasper.
* Dom António Augusto dos Santos Marto è vescovo di Leiria-Fátima.
L’intervista è stata pubblicata su Presente, settimanale diocesano di Leiria-Fátima, L’edizione italiana è a cura di Francesco Strazzari.