L’Austria non era un paese estremista. Tuttavia, le recenti elezioni hanno premiato una proposta politica che non potrebbe trovare altre definizioni, se non questa. Populista, xenofoba, antieuropea. I partiti tradizionali, invece di contrastare pulsioni di pancia che non fanno parte della storia europea ma, purtroppo, fanno parte del nostro passato, reagiscono inseguendole, assecondandole, costruendo muri, dispiegando eserciti alle frontiere.
Non è solo l’Austria. A preoccuparci sono la Polonia, l’Ungheria, sono i partiti estremisti che vedono aumentare i propri consensi in Francia, Germania e anche in Italia, è la decisione del Parlamento inglese di non accogliere 3.000 bambini siriani rimasti soli. Davanti alla paura, ognuno di noi si sta chiudendo in se stesso, costruendo recinti che ci separino gli uni dagli altri. Non è così che vinceremo. Vinceremo se sapremo ritrovare il senso di essere comunità, se sapremo essere forti nella nostra identità, che si fonda su valori come la solidarietà, l’accoglienza, la democrazia e il rispetto delle regole, se capiremo che la disuguaglianza abissale che corre tra le diverse parti del mondo ci riguarda nel profondo, non solo perché tutti parti della stessa umanità ma perché la Terra è una e un padre è sempre un padre in qualunque parte del mondo: davanti al pericolo, alla sofferenza, alla guerra, farà sempre qualunque cosa sarà necessaria, scalerà qualunque muro che trovi davanti, per salvaguardare la vita di suo figlio.
Concordo in pieno.
In Austria stanno cercando di rincorrere i timori delle persone, timori ben alimentati dalle destre populiste e xenofobe: del resto, come si dovrebbero chiamare quanti (non per nulla in Sudtirolo si chiamano Freiheitlichen, i libertari) girano nella nostra Europa di oggi (non in Texas!) con la pistola in tasca con l’obiettivo di farsi giustizia da sé?
Sulla scia di Jorg Haider (leader storico della destra austriaca che nel dopoguerra non è mai riuscito nel suo intento) oggi il candidato alle presidenziali ha raccolto consensi in nome del nazionalismo più spinto, ma la reazione non si è fatta attendere e, già in Tirolo, sono allertati e mobilitati.
E le parole del papa alla diocesi di Bolzano in udienza generale stanno scuotendo le coscienze.
Non resta che sperare nell’imminente ballottaggio e, soprattutto, nelle prossime elezioni politiche: almeno in Austria, a differenza della Polonia, i cattolici, laici e pastori, hanno ottimi punti di riferimento. Che non mancano neppure in Germania, Gran Bretagna, Italia …