È opportuno, prima delle considerazioni di carattere pastorale, conoscere le differenze che esistono, dopo l’approvazione della legge dell’11 maggio scorso, tra matrimonio, unioni civili e convivenze. Spesso si confondono i tre istituti e non sempre se ne conoscono esattamente i contenuti. Senza entrare nelle implicanze giuridiche per i molti casi che la legge generale, in attesa dei decreti legislativi, non prevede, schematicamente indichiamo le differenze.
Differenze
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Matrimonio | Unione civile | Convivenze |
Definizione | L’art. 29 della Costituzione dichiara: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare. | Non è un matrimonio, ma una “specifica formazione sociale composta da persone dello stesso sesso”. | La convivenza viene posta in essere da “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”. |
Sesso | Persone di sesso diverso. | Coppie dello stesso sesso. | Coppie sia eterosessuali che omosessuali. |
Rito | Pubblicazioni e formula di rito. | Senza pubblicazioni.
Sufficiente la dichiarazione all’Ufficiale di stato civile con due testimoni. |
Sufficiente presentare apposita richiesta di iscrizione all’anagrafe. Più dichiarazione di residenza insieme al partner. |
Patrimonio | Comunione dei beni o separazione; contributo ai bisogni comuni; diritto di successione. | Comunione dei beni o separazione; contributo ai bisogni comuni; diritto di successione. | Per le convivenze occorre firmare un contratto. Con le proprie decisioni. |
Fisco e Previdenza | Quanto previsto dalle norme generali; detrazioni fiscali – assegno di mantenimento dopo il divorzio, reversibilità, TFR. | Come il matrimonio, eccetto le prestazioni di paternità-maternità nemmeno gli assegni familiari.
Stesso trattamento del matrimonio per le graduatorie di edilizia popolare. |
Nessun legame previdenziale; se un convivente lavora all’interno dell’azienda (non lavoro subordinato, né legame di società) diritto agli utili. In caso di rottura, previsto l’assegno di mantenimento per un periodo determinato. Possibilità di graduatorie alloggi popolari. |
Cognome | La donna mantiene il proprio cognome, con possibilità di aggiungere “coniugata con”. | I partner dovranno presentare una dichiarazione per un cognome comune. | Mantengono il proprio cognome. |
Figli | Figliolanza natura; adozione. | Non possono adottare un bambino, né ricorrere alla procreazione assistita. Figli nati durante l’unione civile sono figli del genitore biologico. È previsto che sia un giudice a concedere la stepchild (adozione del figlio affine). | La legge non prevede la possibilità di adozione, a meno che non duri da tre anni e vi sia l’impegno per il matrimonio. Hanno diritto alla stepchild. |
Obbligo di fedeltà | Obbligo per il matrimonio. | Non soggette alla fedeltà: può intervenire il giudice per un eventuale caso di addebito. | Deriva dal contratto di convivenza. |
Divorzio e separazione | Secondo le norme vigenti. | Potranno accedere direttamente al divorzio, ricorrendo all’Ufficiale di stato civile, dopo tre mesi dalla dichiarazione di separazione. Non si può chiedere il divorzio per mancata consumazione. | In caso di separazione nessuna procedura. Chi ha sottoscritto un atto scritto può chiedere il recesso. |
Omicidi, rapimenti furti | In caso di omicidio del coniuge c’è l’aggravante della pena per l’esecutore dell’omicidio. Stessa regola per i sequestri.
Proibita la bigamia. |
Non accade per l’unione civile; così per i sequestri e per la bigamia. Non prevista la non punibilità di falsa testimonianza. | Nessuna aggravante. |
Dopo questa analisi sommaria (la giurisprudenza sarà certamente complessa) la prima considerazione è che si sono regolamentati istituti molto diversi tra loro. Il matrimonio è la regola generale; le unioni civili sono destinati a persone dello stesso sesso; le convivenze riguardano le persone omosessuali e le convivenze eterosessuali.
Le differenze sono notevoli: ne risulta una legge complessa e certamente problematica. Anche le due configurazione di unione fuori dal matrimonio hanno valenza diversa. Le unioni civili sono state avvicinate al matrimonio, mentre l’istituto della convivenza è considerato poco più che un legame affettivo. In termini di quantità, al contrario, sono molto più numerose le convivenze che non le unioni civili.
Il legislatore ha regolamentato il fenomeno, dopo pressioni di cultura laica e autodichiaratasi “progressista”, in linea con la legislazione europea. Non si è trattato né di vittoria, né di sconfitta, semplicemente di una regolamentazione di rapporti familistici che nella società sono già presenti. Ha prevalso la tesi dei “forti”, dietro la maschera dei “diritti”: parola magica delle democrazie occidentali, dietro la quale le aspirazioni di minoranze vengono accolte.
Da un punto di vista di gestione della cosa pubblica, era un passaggio obbligato, anche perché l’opinione pubblica, formata dai mezzi di comunicazione ossessiva, ha prevalso nel comune e tradizionale sentire.
I cristiani e la nuova legge
Per i cristiani l’atteggiamento da tenere è quello di rimanere saldi nelle proprie convinzioni: è già successo per il divorzio e per l’aborto. È possibile una battaglia difensiva dei valori cristiani. Il problema vero è se l’opinione pubblica (magari con un referendum) è già favorevole non tanto alla legge, ma ai principi che la legge ha voluto regolamentare.
Viviamo oramai (almeno in occidente) nel clima che prevede la pluralità delle famiglie. La famiglia cristiana, purtroppo, è solo una delle opzioni.
Ciò vale non tanto per le unioni civili tra persone dello stesso sesso, quanto per le convivenze. È esperienza comune che già i ragazzi tendono a convivere, non pensando al matrimonio o a rimandarlo a data da destinarsi.
La situazione è ben presente nella comune esperienza pastorale. La convivenza è già accettata anche da genitori cristiani che, magari a malincuore, offrono ospitalità nella casa paterna.
La situazione è ben presente nell’esortazione postsinodale di papa Francesco Amoris lætitia che dichiara: «Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, o per sentimenti di inferiorità di fronte al degrado morale e umano. Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire. Certo, non ha senso fermarsi a una denuncia retorica dei mali attuali, come se con ciò potessimo cambiare qualcosa. Neppure serve pretendere di imporre norme con la forza dell’autorità. Ci è chiesto uno sforzo più responsabile e generoso, che consiste nel presentare le ragioni e le motivazioni per optare in favore del matrimonio e della famiglia, così che le persone siano più disposte a rispondere alla grazia che Dio offre loro» (AL 35).
L’esortazione non fa mai leva sull’autorità statale per affermare i valori del matrimonio, ma insiste: «Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretenderle di sostituirle» (AL 37).
Unioni civili e convivenze
Per le unioni civili, riprendendo il sinodo, papa Francesco afferma: «Nel corso del dibattito sulla dignità e la missione della famiglia, i Padri sinodali hanno osservato che “circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”; ed è inaccettabile “che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso”» (AL 251).
Per valorizzare invece la spiritualità della famiglia, l’esortazione insiste nell’educazione da inculcare fin dalla giovane età, per maturare un sano uso della libertà (AL 266-267).
L’indicazione è quella di acquisire «proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisioni del modo di agire e dialoghi che aiutino le persone a sviluppare quei principi interiori stabili che possono muovere a compiere spontaneamente il bene» (AL 267.275).
Il tempo è superiore allo spazio
Per le situazioni familiari che non sono diventate (o non possono diventare sacramento), il papa Francesco insiste, in tutto il capitolo settimo dell’esortazione, sulla capacità di crescere e di attendere, con una pastorale di riconciliazione e di mediazione (AL 242).
«Ai divorziati che vivono una nuova unione, è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che “non sono scomunicati” e non sono trattati come tali, perché formano sempre la comunione ecclesiale. Queste situazioni “esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità”» (AL 243).
Un atteggiamento di carità, conclude il papa: «In qualunque circostanza, davanti a quanti hanno difficoltà a vivere pienamente la legge divina, deve risuonare l’invito a percorrere la via caritatis. La carità fraterna è la prima legge dei cristiani (cf. Gv 15,12; Gal 5,14). Non dimentichiamo la promessa delle Scritture: “Soprattutto conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati”» (1Pt 4,8) (AL 306).
In conclusione
Le indicazioni recenti dei due sinodi e dell’esortazione Amoris lætitia nulla hanno mutato a proposito di principi del matrimonio cristiano. Ciò che è cambiato è lo sguardo sulla famiglia.
L’indicazione propositiva è di far apprezzare il matrimonio per essere desiderato. Per chi non ha ancora raggiunto la pienezza del sacramento, ogni sforzo va fatto, con pazienza e misericordia, perché possa maturare la “spiritualità” della famiglia. Da qui le sottolineature sulla pazienza, sulla crescita, sulla discrezione, non dimenticando l’educazione alla libertà e alla responsabilità.