Lunedì 18 marzo, il cardinale Philippe Barbarin è stato ricevuto da papa Francesco dopo la condanna, il 7 marzo, a sei mesi di reclusione con la condizionale in seguito alle accuse di pedofilia nei confronti di padre Preynat e ha rassegnato le sue dimissioni a papa Francesco. Il papa ha scelto di attendere il risultato dell’appello che gli avvocati del cardinale hanno depositato presso la magistratura e un possibile nuovo processo. Qui sono in gioco momenti e sensibilità diverse.
Il tempo delle vittime. Sono in attesa di una condanna e non di un nuovo processo. Per loro è una delusione perché le relazioni del processo e gli appelli mettono alla prova la loro aspettativa di ricominciare, con il riconoscimento della violenza subita, un processo di ricostruzione. Nel caso attuale il sacerdote interessato è già stato condannato e ha sempre riconosciuto i fatti. È sulla responsabilità e sul silenzio della gerarchia che grava su di loro un forte sentimento di delusione.
Il tempo degli avvocati del cardinale. Essi hanno trasmesso al cardinale la relazione che giustifica l’appello in modo che questi possa consegnarla al papa.
È il tempo del legislatore. C’è o non c’è un’evoluzione della legislazione francese che obblighi d’ora in poi a denunciare alla giustizia gli atti di pedofilia, appena vengono conosciuti, anche se i fatti criminali sono coperti dalla prescrizione? Si tratta ora di interpretare il rapporto tra la giustizia e la Chiesa.
Il tempo del cardinale. Il cardinale è un uomo esausto, dopo più di tre anni di processi. Philippe Barbarin ha offerto in coscienza le sue dimissioni, senza aspettare il risultato dell’appello o di un secondo processo. In accordo con il papa, egli si è ritirato dal governo della diocesi di Lione. E questo ritiro è presentato come definitivo dal suo entourage.
Il tempo della diocesi di Lione. È il cruccio della Chiesa di Francia. Mons. Georges Pontier, presidente della conferenza episcopale, è particolarmente preoccupato. La decisione del papa solleva il problema di un’autorità di transizione o di una nuova nomina per garantire il bene di questa Chiesa locale che è in sofferenza. La situazione canonica, in questo caso, si pone su di un possibile dibattito tra una vacanza provvisoria, che è il risultato della posizione del papa, o una vacanza definitiva, che è il pensiero del cardinale.
La situazione della Chiesa di Francia è complicata dalla presenza di un nunzio a Parigi, il cui sollevamento dell’immunità diplomatica è stato richiesto in seguito a gesti compiuti verso giovani adulti!
Il tempo della Santa Sede. Il papa è di fronte a una situazione complessa a causa di un altro cardinale, condannato per atti di pedofilia e imprigionato in Australia, in attesa di un secondo processo in appello. Come mantenere un atteggiamento coerente nei confronti di questi due casi, dato che il cardinale Barbarin non è giudicato per pedofilia, ma per una non denuncia?
Il tempo della rabbia dei denuncianti. Da martedì mattina, su una radio nazionale, il responsabile dell’associazione La Parole Libérée, parte civile nel processo, in preda alla collera ha trattato il papa da Giuda, colpito dalla lentezza della Chiesa a fare la verità e a onorare la preoccupazione delle vittime.
Il tempo del papa. È evidente che gli appartiene e non c’è motivo di sospettare della sua determinazione o della qualità della sua presa di coscienza. Giuda è unico e non ha motivo di reincarnarsi!
Il tempo di Dio. È il tempo della misericordia e c’è ancora molta strada da fare in questo tempo per le vittime e per la diocesi di Lione.