Il 3 aprile, con l’elezione di una nuova équipe (un presidente e due vicepresidenti di età media di 55 anni), i vescovi francesi hanno fatto la scelta del rinnovamento, ma anche della fermezza e della diversità per succedere alla precedente équipe del presidente mons. Georges Pontier. Questi, a 75 anni, lascia dopo sei anni di presidenza, durante la quale la sua saggezza e il suo accento tipico dei contrafforti sud del Massiccio centrale sono stati preziosi per attraversare un bel po’ di prove, come i dibattiti sul matrimonio per tutti, le questioni inerenti la bioetica e, da due anni, lo scoppio degli scandali di pedofilia…
Tre persone differenti compongono la nuova équipe che entrerà in carica a settembre:
– Mons. Eric de Moulins Beaufort, 57 anni, ha un bel percorso intellettuale. Scienze politiche a Parigi, teologia a Bruxelles, a Roma, e un dottorato in teologia alla facoltà teologica di Tolosa. Formato alla scuola del cardinale Lustiger, arcivescovo di Parigi, è stato segretario del card. Vingtrois, arcivescovo di Parigi, che lo propose come vescovo ausiliare di Parigi. È stato nominato arcivescovo di Reims nell’estate 2018. Il suo impegno a Parigi nell’occuparsi degli scandali di pedofilia è noto per il suo vigore e la sua chiarezza.
– Mons. Olivier Leborgne, vicepresidente, 55 anni, ha conservato la memoria del suo impegno nel buon esito della Giornata mondiale della gioventù di Parigi (1997). Vescovo di Amiens, ha un diploma in etica all’Istituto Cattolico di Parigi.
– Mons. Dominique Blancher, vicepresidente, il più giovane con i suoi 53 anni. Vescovo di Belfort, diplomato alla Scuola centrale di ingegneria, è passato per il Prado e il seminario diocesano di Angers.
Scegliendo di cambiare generazione e con la nomina di tre persone con profili complementari, ma con sensibilità ecclesiali differenti, i vescovi di Francia lasciano intravvedere una determinazione e un incoraggiamento riguardo all’avvenire della Chiesa di Francia.
Una nuova stagione
Una determinazione, perché hanno messo alla testa un uomo di esperienza e impegnato con vigore nella lotta contro la pedofilia, che condurrà una politica di trasparenza, attesa sia dai cristiani sia dalla società.
Un incoraggiamento, perché, al di là delle prove, incluse le reazioni a queste, si intravvede un rinnovamento del dibattito, talvolta sotto forma di contestazioni o di richieste d’interventi sul futuro del cristianesimo. La nuova équipe darà ascolto al meglio di quanto si riferisce ai valori cristiani!
Preti e religiosi vengono insultati per strada, perché porterebbero l’immagine di predatori sessuali; intellettuali, credenti, ma anche persone lontane dalla fede, dicono in maniere diverse che «qualche cosa del vangelo e del cristianesimo» è atteso nelle nostre società secolarizzate, mondializzate, incerte di fronte ai cambiamenti climatici, ai movimenti migratori, ai rischi di violenze e di terrorismo, o ancora all’ascesa dei nazionalismi.
È palese il contrasto tra il rigetto dell’opinione pubblica e la liberazione della parola di molti cristiani, anche per criticare le autorità della Chiesa, e ciò che io oso chiamare – in mancanza di meglio – «attesa di qualche cosa del cristianesimo a servizio dell’apertura al futuro delle nostre società».
Giusto per evocare rapidamente alcuni nomi riguardo a questa attesa. Alla rinfusa:
– Jean Birbaum, La religion des faibles, ce que le dijhadis me dit de nous, Seuil, 2018. Analisi che fa appello ad una forma di sussulto della coscienza occidentale e delle sue radici.
– Régis Debray: L’angle mort, Cerf, 2018. Un ateo riabilita le nozioni di salvezza e di risurrezione nel dibattito in Occidente.
– Arnaud Joint-Lambert: Nouveaux lieux ecclésiaux pour générer l’église en Europe, Études, marzo-aprile 2019, pp. 79-90, che propone un panorama delle nuove presenze delle Chiese nella società, illustrando i dibattiti tra controrivoluzione e contro cultura della Chiesa.
– Yann Raison du Cleuziou: Aux origines de la Manif pour Tous, Seuil.
– Jean-Pierre Denis, direttore del settimanale “La Vie”: Un catholique s’est échappé, Cerf.
Questo panorama rivela che la Chiesa di Francia si apre al dibattito. I tre vescovi della nuova presidenza sono attesi affinché questi dibattiti siano aperti tra i vescovi – ma essi riguardano sempre più i cattolici francesi – superando le divergenze del passato… Perché “la minoranza degli osservanti” si impegni in politica e gli “imboscati” riscoprano la grazia della testimonianza.
Ma questa presidenza dovrà avere il coraggio di affrontare le domande di rinnovamento riguardanti le forme di comunità cristiane dentro e fuori la struttura della parrocchia, l’accesso e la formazione al sacerdozio, al diaconato e ai ministeri, il posto della donna nei luoghi di responsabilità e, infine, dovrà ritrovare la giovinezza di una Chiesa che non confonde più unità e uniformità.