Il prossimo 5 maggio, papa Francesco inizierà un viaggio di tre giorni che lo porterà prima in Bulgaria e quindi nella Macedonia del nord.
In Bulgaria, secondo quanto è previsto nel programma, dopo la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia al presidente Rumen Georgiev Radev, incontrerà le autorità, la società civile e il corpo diplomatico in piazza Atanas Burov. Quindi incontrerà il patriarca Neofit e il Santo Sinodo, a cui seguirà una preghiera privata davanti al trono dei santi Cirillo e Metodio nella cattedrale patriarcale. Nel pomeriggio celebrerà la santa messa in Piazza Knyaz Alexandar I.
Lunedì 6 maggio, visiterà un campo profughi a Sofia, per poi recarsi in aereo a Rakovsky, principale centro a maggioranza cattolica della Bulgaria. Qui celebrerà la santa messa con le prime comunioni nella Chiesa del Sacro Cuore, pranzerà con i vescovi bulgari nel convento delle Suore francescane e incontrerà la comunità cattolica nella Chiesa di San Michele Arcangelo.
Il papa pregherà con i membri della minoranza cattolica (che conta circa 50.000 fedeli) e presiederà una preghiera all’aria aperta per la pace alla presenza dei rappresentanti di altre religioni nel centro di Sofia. Tuttavia, non saranno presenti rappresentanti ufficiali della maggioranza della Chiesa ortodossa.
La domanda che viene spontanea è perché gli ortodossi non pregheranno con il papa. Il Santo Sinodo della Chiesa bulgara in una dichiarazione del 3 aprile scorso ha affermato che il papa è stato invitato dalle autorità civili, non dalla Chiesa. Egli quindi pregherà privatamente nella cattedrale ortodossa, ma ad essa non parteciperà alcun rappresentate del clero della Chiesa ortodossa. Inoltre non indosserà paramenti liturgici.
È un fatto che non dovrebbe tuttavia sorprendere. I cattolici più anziani ricorderanno infatti che restrizioni analoghe erano state applicate anche ai protestanti prima del concilio Vaticano II. Diversamente dai cattolici, gli ortodossi hanno mantenuto il divieto della communicatio in sacris, che proibisce di pregare con coloro che non appartengono al loro ovile.
Altri gerarchi ortodossi tuttavia hanno applicato il principio in maniera meno rigorosa dopo il disgelo post-conciliare. Benedetto XVI, per esempio, ha indossato la stola durante la visita al patriarca di Costantinopoli nel 2008 in cui fu commemorato in una litania liturgica nella sua cattedrale.
I bulgari, in questa circostanza, possono cogliere l’occasione per prendere le distanze da Costantinopoli. La Chiesa ortodossa bulgara ha lottato per affermare la sua indipendenza dal dominino greco a partire dalle sue origini nel secolo IX fin ai tempi moderni. Più recentemente si è allineata con Mosca, da quando quest’ultima si è affermata progressivamente come leader del movimento tradizionalista e antiecumenico in opposizione a Costantinopoli.
Ma le obiezioni teologiche contro l’ecumenismo da parte ortodossa non sono solo politiche. Non esiste infatti una convergenza sul modo con cui le due Chiese si considerano l’un l’altra. Mentre i cattolici oggi parlano di “Chiese sorelle”, molti ortodossi continuano a considerare i cattolici come eretici e definiscono nulli i loro sacramenti. Ciononostante, offrendo la mano tesa in segno di amicizia, anche se la risposta è poco entusiasta, papa Francesco, come i suoi predecessori, riconosce il valore dell’umiltà e della pazienza nel superare secoli di ostilità.
Il giorno 7, il papa proseguirà poi il suo viaggio nella Macedonia del Nord.