I telegiornali italiani parlano sempre meno delle periferie del mondo. In calo le notizie su guerre, povertà, epidemie. In aumento quelle su migrazioni, ma solo per parlare di frontiere e porti. L’Africa è praticamente inesistente, se non per qualche approfondimento sul Maghreb. Sono i risultati del secondo rapporto dal titolo Illuminare le periferie. La finestra sul mondo: gli esteri nei telegiornali italiani 2019. Un’analisi ideata da Cospe onlus, Usigrai e Fnsi, che è stata presentata ieri a Roma e realizzata con il patrocinio dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.
Sono state monitorate 14.000 edizioni di notiziari del prime time delle 7 reti generaliste (Tg1, Tg2, Tg3 per le reti Rai, Tg4, Tg5 e Studio Aperto per Mediaset, il TgLa7 per La7) per analizzare sia la presenza di notizie su esteri e periferie nei principali notiziari, sia i programmi di informazione e approfondimento sulle periferie pubblicati nel corso del 2018. Sono stati inoltre presi in considerazione anche i dati del periodo 2012-18 per i necessari confronti.
Dai risultati emerge una sostanziale contrazione, nel 2018, della pagina complessiva degli esteri che, con il 19% di attenzione, torna ai valori del triennio 2012-14: sono state 9721 le notizie trattate in un anno, con un calo di visibilità di quasi il 30% rispetto al 2016 e un media di 3,8 notizie a Tg. In calo anche la visibilità della pagina degli esteri in senso stretto, ovvero quella dedicata a conflitti, terrorismo, relazioni internazionali e politica estera, che scende al 9% (era al 20% nel biennio 2016-17).
Il dato più significativo è che, nel poco spazio dato agli esteri, i temi legati alle “periferie invisibili”, come le chiama il rapporto (vale a dire povertà, conflitti endemici, epidemie), hanno occupato solo lo 0,7% dello spazio dedicato, vale a dire in media 1 notizia al mese a telegiornale.
Non è un caso dunque se ad avere il più basso tasso di visibilità è l’Africa: 440 notizie (erano 1152 nel 2016). «Quando i Paesi non europei si collocano nella parte alta della classifica, lo sono in relazione a calamità naturali, migrazioni e fatti di cronaca che vedono il coinvolgimento di connazionali», si legge nelle conclusioni dello studio.
Alcune notizie sul continente africano, come gli attentati e i rapimenti compiuti in Nigeria da Boko Haram, sono entrate nell’agenda dei tg in considerazione della cornice relativa al terrorismo che le lega a quanto avviene in Occidente. Nel momento in cui c’è stato un calo di interesse, dopo l’escalation di attentati di due anni fa in Occidente, le notizie su ciò che avviene in Africa su questo fronte sono quasi scomparse, nonostante nel continente il fenomeno continui.
Sono invece in aumento le notizie sul fenomeno migratorio. Nel 2018 la loro visibilità è al 10%, ma il focus si concentra sulla questione dei porti, del Mediterraneo e della gestione delle frontiere, invece che sulle zone di conflitto o di disagio socio-economico da cui le migrazioni traggono origine.
Molto rari sono anche i programmi di approfondimento sulle periferie del mondo. Sono stati individuati 91 servizi o reportage in tutto il 2018. La maggior parte dei programmi che si occupano di esteri e di luoghi dimenticati sono trasmessi in seconda serata, riducendo in parte la possibilità di raggiungere un pubblico maggiore, «anche se dobbiamo tenere presente che le forme di fruizione del contenuto televisivo di canali tradizionali consente una visione autonoma e sganciata dagli orari del palinsesto standard».
Tra le aree più coperte nei programmi di approfondimento ci sono l’area del Medio Oriente e del Nord Africa. Siria, Libia e Libano sono i tre Paesi più visibili. Al secondo posto c’è l’Africa subsahariana, seguita da America Latina, Asia, Golfo Persico e penisola arabica.
Articolo ripreso dalla rivista Africa dei padri bianchi.