L’assenza di Dio nel nostro tempo, l’esigenza di affidabilità sentita dalle persone e l’oblio dello Spirito Santo rendono ineludibile la ripresa della proposta di una pneumatologia non astratta, teorica, ma vicina alla gente, pratica, per dare accesso a Dio in tempi della sua assenza.
Essa si basa sulla convinzione che non tutto ciò che viene operato ad extra nel mondo sia da attribuire a tutta la Trinità, ma che si debba attribuire maggiore forza alla potenza dello Spirito Santo. L’autocomunicazione di Dio avviene prima pneumatologicamente che cristologicamente. Secondo Böhnke chi afferma cristocentricamente la presenza di Dio nel mondo, si priva della sua prova pneumatologica.
Lo Spirito e il sapere della fede
La pneumatologia va preposta a tutti i trattati teologici, perché lo Spirito si manifesta azione di Dio nell’agire dell’uomo e l’azione dell’uomo è a sua volta sempre azione nello Spirito. Occorre rivendicare la primazia dello Spirito di Dio e la rilevanza della prassi pneumatologica prima ancora della sua trattazione teorica. La trattazione e la prospettiva pneumatologica deve precedere i trattati tradizionali sulla cristologia, sulla Trinità, sull’ecclesiologia…
L’autore è il sessantaquattrenne professore di Teologia sistematica al Wuppertal e incaricato di Teologia del Diritto canonico a Münster. Egli delimita il campo di ricerca su quattro basi:
1) la concepibilità di Dio che rivela se stesso come realtà diversa da mondo e uomo partendo dal compimento di atti umani;
2) la determinazione del contenuto della specificità dello Spirito di Dio, che deve avvenire in base all’autorivelazione di Dio nell’uomo;
3) la riscoperta dello Spirito di Dio nell’uomo non può essere ridotta alla riflessione antropologica sullo Spirito. Essa si ha anzitutto nell’esperienza dello Spirito nell’agire e nella vita umana internamente alla società e al mondo. L’esperienza è importante. Non è ammissibile solo quella intima e indimostrabile, ma l’esperienza come conoscenza-in-comunione, comune, verificabile;
4) la rilevanza e la pretesa di validità di una pneumatologia pratica.
L’agire e lo Spirito
Cerchiamo di riassumere il progetto di Böhnke rifacendoci, quasi totalmente alla lettera, ad alcune sue pagine di sintesi (cf. 67-77).
Dopo aver esposto un quadro della storia del trattazione dello Spirito Santo nella teologia della Riforma, di quella cattolica e nell’ecumenismo, l’autore espone il suo progetto. Esso incomincia della prassi. Si tratta di dimostrare che la determinatezza dello Spirito nella realtà dell’azione è per se stessa un fare strutturale costitutivo dell’agire.
A partire da questa base, si analizzano determinati atti che da sé affermano esplicitamente un determinato legame con lo Spirito e quindi rivendicano di essere determinati dallo Spirito di Dio: si tratta dell’epiclesi, della parresia, della dossologia e della messa in scena dell’essere-toccati (Ergriffenheit) (danza…).
L’epiclesi, come invocazione dello Spirito, afferma lo Spirito Santo come destinatario e implica la divinità collegata al suo nome. Come atto di preghiera la si trova con caratterizzazione cultico-rituale ed etico-esistentiva. In ambedue le dimensioni presuppone la ricezione dello Spirito e rivendica quindi la possibilità del verificarsi dell’esperienza dello Spirito.
La profezia della libertà praticata
La parresia, cioè il parlare con franchezza, realizza la possibilità della distanza, della prospettiva diversa e dell’altro. Tematizza la libertà dello Spirito ricevuto e reclama l’automanifestazione dello Spirito come “verità tra di noi”. In quanto “prassi della libertà”, critica verso il potere e la società, la parresia mira a divenire soggetto dell’altro, è vista come forza di critica sociale.
Sviluppa la sua rilevanza in rapporto all’impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia della creazione. Nella teologia femminista sviluppa la sua forza controfattuale e conferma la correlazione dell’agire determinato dallo Spirito con il munus propheticum.
La dossologia è l’esultanza di gioia nello Spirito, espressione dell’esperienza soggettiva o anche ecclesiale di essere pieno dello Spirito. Rivendica l’automanifestazione dello Spirito come espressione di una certezza escatologica. Nella dossologia l’uomo diventa il medium.
Per quanto riguarda la messa in scena dell’essere-toccati, si fa presente che il teatrodanza (cf. Pina Bausch), è stato fondato e inteso come espressione della vita e in esso lo Spirito si esprime come movimento e commozione che prende tutta la persona con una rapidità difficilmente superabile. Nel ricorso alla danza come espressione della vita è superato così a priori ogni dualismo tra spirito e corpo e, al tempo stesso, il corpo vivente diventa espressione della presenza divina.
Essere-toccati: modo dello Spirito
Dal modus dell’essere-toccati si può tracciare una linea verso l’automanifestazione dello Spirito in un’esistenza profetica, mentre una seconda traccia porta invece dall’essere-toccati a una concezione della mistica determinata dallo Spirito. Ambedue i percorsi possono essere visti come testimonianza della presenza di Dio che afferra.
Nel c. 3 l’autore espone l’analisi delle realtà delle azioni in cui lo Spirito è considerato esplicitamente come entità che viene ricevuta, che libera, riempie e tocca. Viene in tal modo precisato un approccio alla realtà divina dello Spirito Santo. Si sostiene la tesi che all’automanifestazione dello Spirito comunicata nelle esperienze deve corrispondere la determinazione dello Spirito come persona.
Secondo l’autore, i concetti dello Spirito come “dono” e “comunione” sono deficitari. Egli propone che, come l’esser persona di Gesù è caratterizzato dall’unione ipostatica, così l’essere persona dello Spirito è caratterizzato da un doppio essere: egli è lo stesso nell’inabrogabile differenza e come sigillo della promessa di fedeltà incondizionata ed è sia nella vita di Dio che nella vita degli uomini.
Presso Dio, presso gli uomini – allo stesso tempo
L’in-essere dello Spirito nella vita di Dio si può identificare come presenza e sussistenza del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre o, detto in altre parole, come glorificazione. Il suo in-essere nella vita degli uomini si può identificare come presenza di Dio che vivifica, santifica e perfeziona l’altro. Con queste determinazioni della personalità dello Spirito si prepara il terreno per una rilettura pneumatologica di altri trattati dogmatici.
Nel c. 4, infatti, sono sottoposti a tale rilettura alcuni trattati. Per quanto riguarda l’ecclesiologia, sulla scia degli stimoli di papa Francesco per una Chiesa povera e con i poveri, l’autore vede la povertà come implicazione di una visione pneumatologica della Chiesa e come una sua conseguenza.
L’escatologia è vista come automanifestazione dello Spirito. Per quanto riguarda il trattato della Trinità, si fanno alcune riflessioni sull’essere-toccati come atto trinitario, si riprende la questione del Filioque, si analizza il proprium nell’automanifestazione dello Spirito e, infine, il rapporto tra Trinità economica e Trinità immanente.
Le fonti e la bibliografia (pp. 235-266) sono articolate in Documenti del Magistero, Testi di altre fonti, Articoli e libri per la pneumatologia e precedono l’Indice dei nomi (pp. 267-274).
Testo di studio che propone un percorso originale per superare l’oblio dello Spirito Santo proprio in tempi di assenza di Dio e di domanda esigente di affidabilità della propria vita.
MICHAEL BÖHNKE, Lo Spirito Santo nell’agire umano. Per una pneumatologia pratica (GdT 417), Queriniana, Brescia 2019 (or. ted. Freiburg i. Breisgau 2017), pp. 288, € 25,00, ISBN 978-88-399-3417-8.