«Queste pagine non devono essere lette come un racconto, nemmeno come una storia, ma come un insegnamento». Questo scrive nell’Introduzione l’autore, l’allora archimandrita Hierotheos Vlachos, oggi metropolita greco-ortodosso, vescovo di Nafpaktos e Aghios Vlasios. Ed è davvero un lungo insegnamento quello che ci viene proposto in queste pagine. Il tema è la preghiera “del cuore” anzitutto, preghiera condensata nella formula “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”, invocazione basilare dei monaci che risiedono sulla “Santa Montagna”, il Monte Athos.
Hierotheos si recherà sulla Santa Montagna per imparare una via di salvezza. Incontrerà l’Anziano, cioè un vecchio monaco che, con paziente saggezza, risponderà alle sue tante domande.
Prima di riferire il colloquio, l’autore si sofferma a descrivere la Santa Montagna, «luogo di mistero, in cui a parlare a voce alta è il silenzio, ossia l’eternità stessa». Lì i monaci «vivono la Vita. Nuotano nel Paradiso. Sono essi i realmente “divinizzati”, che vivono tutta la vita in Cristo “in vasi di creta” (2Cor 4,7), cioè in corpi spossati dall’ascesi e dal servizio». Non sono tristi, né straccioni e, quando la loro bocca si apre, «ti inonda di profumo», perché la loro vita continuamente si cristifica.
È da cinquant’anni che l’Anziano ha abbandonato il mondo. «Dove va il mondo?» chiede l’Anziano? «Il mondo – risponde Hierotheos – si è allontanato parecchio da Dio… Le chiese si sono svuotate… È scappato dai padri spirituali e ha affollato gli ospedali psichiatrici…».
Alla volontà manifestata da Hierotheos di voler “purificare” la propria vita, l’Anziano risponde che c’è «un unico, semplicissimo metodo», la preghiera dl cuore rivolta a Gesù.
Parte da qui il lungo dialogo sulla preghiera. Un trattato sulla preghiera, se vogliamo, ma vivacizzato da domande e risposte, da obiezioni e da richieste di chiarimenti.
L’Anziano risponderà a tutte le richieste del suo interlocutore, che sono anche i nostri interrogativi sulla preghiera: distrazioni, pensieri buoni e pensieri cattivi, interferenze, tentazioni diaboliche. E poi ancora: come pregare, con quale postura del corpo, quali errori evitare, quanto pregare, la preghiera come dolcezza interiore e come lotta, la preghiera di intercessione, la divina liturgia…
Il dialogo è abbellito, da parte dell’Anziano, da splendide citazioni, tratte dalle opere dei Padri del deserto e dai Padri della Chiesa. Abbiamo così consigli, aforismi e sentenze di san Gregorio Palamas, san Simeone il Nuovo Teologo, san Climaco, san Giovanni Crisostomo, san Gregorio Sinaita, san Nicodemo Aghiorita, san Basilio Magno, san Serafino di Sarov, san Gregorio di Nissa, sant’Isacco il Siro, san Massimo il Confessore, san Simeone di Tessalonica, sant’Efrem, san Germano, Niceforo Monaco, sant’Arsenio… Un’antologia preziosa di coloro che hanno percorso le strade della santità.
La lettura di queste pagine offre al lettore, nello stesso tempo, un’ampia panoramica della spiritualità e della teologia ortodosse.
Un grande merito va al traduttore e al curatore delle note, Antonio Ranzolin. Ottima la traduzione, assai preziosa per gli studiosi la certosina composizione delle abbondanti note.
Se una piccola critica è possibile muovere a questa benemerita fatica, essa riguarda la composizione grafica. Nel lungo dialogo fra Hierotheos e l’Anziano, sarebbe stato opportuno differenziare graficamente le domande dalle risposte.
Hierotheos Vlachos, Una sera nel deserto del Monte Athos. Dialoghi con un eremita sulla preghiera del cuore. Traduzione e note di A. Ranzolin, Asterios Editore, Trieste 2019, pp. 233, € 19,00.