Victor Codina, autore di questo articolo, è originario della Spagna. Nel 1948 entrò nella Compagnia di Gesù; compì gli studi in filosofia e teologia a Barcellona, Innsbruck, Roma e Parigi. Dopo aver insegnato per qualche tempo teologia a Barcellona, a partire dai primi anni Settanta vive in America Latina. Dal 1982 risiede in Bolivia, dove ha insegnato all’Università cattolica boliva. È autore di numerose opere di carattere teologico tradotte anche in italiano. Il seguente articolo è stato pubblicato su Iglesia viva (1° agosto 2019) redeamazonica.
Introduzione storica
Non è la prima volta né è strano che nella Chiesa ci siano gruppi dissenzienti e oppositori, a partire da Paolo che affrontò Cefa ad Antiochia (Gal 2,14) fino ai giorni nostri.
Ci furono dai primi concili e fino agli ultimi due. Nel concilio Vaticano I (1870) un gruppo di vescovi e teologi furono contrari alla definizione dell’infallibilità pontificia. Alcuni non accettarono il concilio e si separarono da Roma dando origine ai cosiddetti Vetero-cattolici. Altri, senza abbandonare la Chiesa, non vollero partecipare né assistere all’ultima votazione conciliare sull’infallibilità e qualcuno di essi fu così indispettito da gettare tutti i documenti conciliari nel Tevere.
Un secolo dopo (1970) emerse nuovamente la problematica sull’infallibilità, con dispute teologiche tra la voce critica di Hans Küng, da un lato, e Karl Rahner, Walter Kasper e altri teologi tedeschi più concilianti, dall’altro. La controversia proseguì tra storici critici del Vaticano I, come A.B. Hasler discepolo di Küng, e altri storici più ponderati come Yves Congar, Hoffman e Walter Kasper. Küng fu rimosso dall’insegnamento teologico.
Al tempo di Pio XII, quando, nel 1950, pubblicò l’enciclica Humani generis contro la cosiddetta Nouvelle théologie, furono destituiti dalle loro cattedre alcuni teologi gesuiti di Fourvière-Lyon come Henri de Lubac e Jean Daniélou e alcuni teologi domenicani di Le Saulchoir-Paris, come Yves Congar e Dominique Chénu. Più tardi alcuni di costoro divennero gli “esperti” al concilio Vaticano II convocato da papa Giovanni XXIII.
Durante il Vaticano II si sviluppò una forte opposizione guidata dal vescovo francese Marcel Lefèbvre che respinse il concilio Vaticano II perché lo riteneva neo-modernista e neo-protestante e finì per essere scomunicato da Giovanni Paolo II nel 1988, quando iniziò a ordinare vescovi al di fuori di Roma per la sua Fraternità San Pio X.
Paolo VI, in seguito alla sua enciclica Humanae vitae del 1968 sul controllo delle nascite, fu rispettosamente contestato da numerose conferenze episcopali che, senza negare i valori del suo contenuto, chiedevano una maggiore integrazione e puntualizzazione.
Durante i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, più di 100 teologi furono indagati, ammoniti, messi a tacere, alcuni rimossi dalle loro cattedre e uno addirittura scomunicato.
Questo preambolo storico serve a non meravigliarsi se anche oggi, davanti alla nuova immagine di Chiesa che Francesco propone, sono sorte delle voci discordi e critiche fortemente contrarie al suo pontificato.
Attraverso l’andirivieni della storia si desume che il tipo e l’orientamento dell’opposizione dipendono sempre dal momento storico che si vive: si tratta di voci progressiste e profetiche nei momenti della classica cristianità o neo-cristianità e di voci reazionarie, fondamentaliste e conservatrici nei momenti di una riforma ecclesiale che vuole tornare alle fonti evangeliche e allo stile di Gesù.
Critiche a Francesco
Attualmente esiste un forte gruppo di opposizione contro la Chiesa di Francesco: laici, teologi, vescovi e cardinali che vorrebbero le sue dimissioni o la sua rapida scomparsa e aspettano un nuovo conclave per cambiare il corso della Chiesa attuale.
Non vogliamo qui fare un’indagine socio-storica, e nemmeno uno show mediatico, tipo western, tra buoni e cattivi, perciò preferiamo non citare i nomi e i cognomi degli oppositori che oggi stanno “spellando vivo” Francesco, quanto piuttosto rilevare quali sono le linee di fondo teologiche che soggiacciono a questa sistematica opposizione a Francesco, e sapere qual è il motivo della polemica.
Le critiche a Francesco hanno due dimensioni, una teologica e un’altra piuttosto sociopolitica, anche se, come vedremo più avanti, molte volte entrambe le linee convergono tra loro.
Critica teologica
La critica teologica parte dalla convinzione che Francesco non è un teologo, ma uno che viene dal Sud, dalla fine del mondo, e che questa mancanza di professionalità teologica spiega le sue inesattezze e persino i suoi errori dottrinali.
Questa mancanza di professionalità teologica di Francesco viene messa a confronto con la competenza accademica di Giovanni Paolo II e naturalmente di Josef Ratzinger-Benedetto XVI.
La mancanza di teologia di Francesco spiegherebbe le sue pericolose affermazioni sulla misericordia di Dio in Misericordiae vultus (MV), la sua tendenza filocomunista verso i poveri e i movimenti popolari e la pietà popolare come luogo teologico in Evangelii gaudium (EG 197-201); la sua mancanza di teologia morale nell’aprire la porta ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia e, in alcuni casi, previo discernimento personale ed ecclesiale, alle coppie cattoliche separate e risposate, come appare in una nota del capitolo ottavo di Amoris laetitia (AL 305, nota 351); la sua scarsa competenza scientifica ed ecologica si manifesterebbe nella sua enciclica sulla cura della casa comune (Laudato si’); e scandalizza la sua eccessiva enfasi sulla misericordia divina (Misericordiae vultus), che riduce a buon prezzo la grazia e la croce di Gesù.
Davanti a queste accuse, vorrei ricordare un’affermazione classica di Tommaso d’Aquino che distingue tra la cattedra magisteriale, propria dei teologi professori delle università, e la cattedra pastorale che corrisponde ai vescovi e ai pastori della Chiesa. Newman riprende questa tradizione affermando che, sebbene a volte tra le due cattedre ci possa essere tensione, alla fine c’è convergenza tra di esse.
Questa distinzione viene applicata a Francesco il quale, sebbene come gesuita padre Jorge Mario Bergoglio abbia studiato e insegnato teologia pastorale a San Miguel de Buenos Aires, ora i suoi pronunciamenti appartengono alla cattedra pastorale del vescovo di Roma. Non presume di sedersi su questa cattedra come teologo, ma come pastore. Come è stato detto con un certo umorismo, dobbiamo passare dal Bergoglio della storia al Francesco della fede.
Ciò che, in fondo, indispone i suoi detrattori è il fatto che la sua teologia parta dalla realtà, dalla realtà dell’ingiustizia, della povertà e della distruzione della natura e dalla realtà del clericalismo ecclesiale.
Non disturba il fatto che abbracci i bambini e i malati, ma indispone che vada a visitare Lampedusa e i campi profughi e migranti come a Lesbo, indispettisce che dica che non si devono costruire muri contro i rifugiati ma ponti di dialogo e di ospitalità; dà fastidio che, al seguito di Giovanni XXIII, affermi che la Chiesa dev’essere povera e dei poveri, che i pastori devono sentire l’odore della pecora, che la Chiesa dev’essere una Chiesa in uscita che va alle periferie e che i poveri sono un luogo teologico.
Disturba che dica che il clericalismo è la lebbra della Chiesa ed enumeri le 14 tentazioni della curia vaticana che vanno dal sentirsi essenziali e necessari alla smania di ricchezza, alla doppia vita e all’Alzheimer spirituale.
Infastidisce che aggiunga che queste sono anche tentazioni delle diocesi, delle parrocchie e delle comunità religiose.
Importuna che dica che la Chiesa deve essere una piramide rovesciata, con i laici in alto e il papa e i vescovi in basso e che dica anche che la Chiesa è poliedrica e soprattutto sinodale, e che facciamo tutti insieme lo stesso cammino, che dobbiamo ascoltarci e dialogare; dà fastidio che in Episcopalis communio si parli di Chiesa sinodale e della necessità di ascoltarsi reciprocamente.
Irrita i gruppi conservatori che Francesco abbia ringraziato Gustavo Gutiérrez, Leonardo Boff, Jon Sobrino, José María Castillo per i loro contributi teologici e abbia annullato le sospensioni a divinis a Miguel d’Escoto e a Ernesto Cardenal; sorprende che a Küng, che scrisse a Francesco sulla necessità di ripensare l’infallibilità, abbia risposto chiamandolo “caro confratello” (Lieber Mitbruder) e che avrebbe preso in considerazione le sue osservazioni, disposto a dialogare sull’infallibilità.
E infastidisce molti che Francesco abbia canonizzato Romero, il vescovo martire salvadoregno, tacciato da molti come comunista e utile idiota della sinistra, la cui causa era rimasta bloccata per anni.
Infastidisce che dica che non spetta a lui giudicare gli omosessuali, che affermi che la Chiesa è femminile e che, se le donne non vengono ascoltate, la Chiesa resterà impoverita e parziale.
La sua invocazione alla misericordia, una misericordia che è al centro della rivelazione biblica, non gli impedisce di parlare di tolleranza zero contro gli abusi di membri significativi della Chiesa verso i minori e le donne, un crimine mostruoso, del quale si deve chiedere perdono a Dio e alle vittime, riconoscere il silenzio complice e colpevole della gerarchia, cercare di riparare, proteggere i giovani e i bambini impedendo che accada di nuovo. E non gli trema la mano quando degrada e destituisce dai suoi incarichi il colpevole, sia esso cardinale, nunzio, vescovo o presbitero.
È chiaro che egli non è un teologo, ma che la sua teologia è pastorale: Francesco passa dal dogma al kerigma, dai principi teorici al discernimento pastorale e alla mistagogia. E la sua teologia non è coloniale, ma del Sud e questo disturba il Nord.
Critica socio-politica
Di fronte a coloro che accusano Francesco di essere terzomondista e comunista, occorre affermare che i suoi messaggi sono in perfetta continuità con la tradizione profetica, biblica e con la dottrina sociale della Chiesa.
Ciò che infastidisce è la sua chiaroveggenza profetica: no a un’economia di esclusione e di disuguaglianza, no a un’economia che uccide, no a un’economia senza volto umano, no a un sistema sociale ed economico ingiusto che si cristallizza in strutture sociali ingiuste, no a una globalizzazione dell’indifferenza, no all’idolatria del denaro, no a un denaro che governa anziché servire, no a una disuguaglianza che genera violenza, e al fatto che nessuno deve strumentalizzare Dio per giustificare la violenza, no all’insensibilità sociale che ci anestetizza di fronte alla sofferenza altrui, no agli armamenti e all’industria della guerra, no al traffico di esseri umani e a qualsiasi forma di morte provocata (EG 52-75).
Francesco non fa altro che aggiornare il comandamento di non uccidere e difende il valore della vita umana, dall’inizio sino alla fine e ripete a noi oggi la domanda di YHWH a Caino: «Dov’è tuo fratello?».
Inoltre, disturba la critica al paradigma antropocentrico e tecnocratico che distrugge la natura, inquina l’ambiente, attacca la biodiversità ed esclude i poveri e gli indigeni da una vita umana dignitosa (LS 20-52).
Disturba le multinazionali che egli critichi le imprese forestali, petrolifere, le compagnie idroelettriche e minerarie che distruggono l’ambiente, danneggiano gli indigeni di quel territorio e minacciano il futuro della nostra casa comune. Infastidisce la sua critica ai leader politici incapaci di prendere risoluzioni coraggiose (LS 53-59).
E comincia a infastidire l’annuncio del prossimo sinodo di ottobre 2019 sull’Amazzonia, che è un esempio concreto della necessità di proteggere l’ambiente e salvare i gruppi amazzonici indigeni dal genocidio. Alcuni alti dignitari della Chiesa hanno affermato che l’Instrumentum laboris o Documento preparatorio del sinodo è eretico, panteista e nega la necessità della salvezza in Cristo.
Altri commentatori si sono concentrati esclusivamente sulla proposta di ordinare uomini sposati indigeni per poter celebrare l’eucaristia in luoghi remoti dell’Amazzonia, ma hanno completamente ignorato la denuncia profetica che questo Documento preparatorio fa contro la distruzione estrattiva perpetrata in Amazzonia, che è causa di povertà e di esclusione delle popolazioni indigene, probabilmente mai tanto minacciate come oggi.
A modo di conclusione
Senza dubbio c’è una convergenza tra la critica teologica e la critica sociale nei riguardi di Francesco, i gruppi reazionari ecclesiali si allineano con i potenti gruppi economici e politici, specialmente del Nord. Possiamo anche chiederci se questa recente esplosione di abusi sessuali che colpisce direttamente la figura di Francesco, che è allo stesso tempo pastore riformista ecclesiale e leader mondiale, sia stata una pura casualità e una semplice coincidenza.
In definitiva, l’opposizione a Francesco è un’opposizione al concilio Vaticano II e alla riforma evangelica della Chiesa che Giovanni XXIII intendeva promuovere. Francesco si pone sulla linea di tutti i profeti che volevano riformare la Chiesa, insieme a Francesco di Assisi, Ignazio di Loyola, Caterina da Siena e Teresa di Gesù, Angelo Roncalli, Helder Cámara, Dorothy Stang, Pedro Arrupe, Ignazio Ellacuría e il nonagenario vescovo Casaldáliga.
Francesco ha ancora molti argomenti in sospeso per una riforma evangelica della Chiesa. Non sappiamo quale e come sarà la sua traiettoria futura, né cosa accadrà nel prossimo conclave.
I papi passano, ma il Signore Gesù continua ad essere presente e a sostenere la Chiesa fino alla fine dei secoli, quel Gesù che era considerato un mangione e un beone, un amico dei peccatori e delle prostitute, un indemoniato, fuori di sé, sedizioso e blasfemo. E crediamo che lo Spirito del Signore che discese sulla Chiesa primitiva nella Pentecoste non l’abbandonerà mai e non permetterà che il peccato, alla fine, trionfi sulla santità.
E intanto, come chiede sempre Francesco fin dalla sua prima apparizione sul balcone di San Pietro in Vaticano come vescovo di Roma e ancor oggi, preghiamo il Signore per lui, affinché la sua speranza non venga meno e confermi la fede dei suoi fratelli. E se non possiamo pregare o non siamo credenti, auguriamogli almeno che sia in buon forma.
Bergoglio è semplicemente l’Anticristo
Allora aderisca al Wisconsin Evangelical Lutheran Synod, che tra i punti dottrinali ha appunto ‘il Papa è l’Anticristo’
https://international.la-croix.com/news/adapting-to-a-world-church/10694
segnalo l’articolo di ‘sto personaggio. tal professore faggioli.
da notare la quantità di “global” nominata nel testo. un global il cui reale significato (essendo il prof faggioli lingua altamente biforcuta. nel suo caso, a differenza di padre codina parliamo di una persona profondamente in mala fede) è reso nella seguente frase.
“The project is for a twelve-volume commentary, to be published in both German and English. The first volume will be devoted to hermeneutical reflections on the interpretation of the council in today’s global church.”
in breve un “global” dalle ben precise coordinate “german and english” in cui le periferie fanno la parte di cornicette decorative.
per essere più chiari gli zombi di chiese come quella tedesca e di contorno nord europeo, reggitori di comunità di sagome di cartone, strumentalizzano comunità ecclesiali extraeuropee per apparecchiare il loro ennesimo tentativo di sabotaggio del concetto di “romano e apostolico” nel contesto cattolico.
in breve i morti che fanno da ventriloqui ai vivi. se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere fino al collasso.
Non ho letto tutto l’articolo, mi è bastato leggere tra le righe. Da tempo mi aspettavo che qualche cosa avvenisse contro Francesco. Oggi nel leggere l’articolo e i commenti sono felice e gioioso di aver avuto la conferma che Francesco è il vero vicario di Cristo Gesù. Come il grande ed unico maestro maestro Gesù Cristo, Francesco con umiltà combatte il male con l’amore e le buone parole e allontana il diavolo che camuffato da agnello, teologi burocrati, Tenta di distruggere la Vera Chiesa. Amo molto Giovanni Paolo II, ma era più tiepido di Francesco. Ama il prossimo tuo come te stesso e questo è proprio quello che Papa Francesco sta facendo. Che Dio nella sua misericordia protegga sempre questo grande e santo uomo.
Giovanni 11 AGOSTO 2019
Francesco sta incarnando la strada più seria e possibile per una Chiesa fedele al Gesù, Dio con noi, credibile in questo mondo d’oggi.
Rispondi
carchia 14 AGOSTO 2019
“la strada più seria per una chiesa fedele al Gesù, Dio con noi, credibile in questo mondo d’oggi”
signor giovanni, sta forse dicendo che Dio deve aggiornare il software come fosse un sistema operativo?
sta forse dicendo che Dio dovrebbe avere una sorta di patentino di credibilità da modificare alla bisogna?
“la strada più seria per una Chiesa fedele al Gesù, Dio con noi” bastava e avanzava. perchè il pleonasmo del mondo d’oggi? esiste forse un ieri o un oggi rispetto all’eucarestia? come mai ha sentito la necessità di quell’”oggi” accanto a Dio con noi? ritiene forse che “emanuele” abbia una valenza sociologica?
“più seria e possibile” sono categorie moralistiche. sta forse dicendo che la Chiesa è un ente politico che agisce per efficacia persuasiva? sta dicendo proprio questo?
interessante!
Si. Il vangelo é sempre lo stesdo ma il mondo e il cuore dell’uomo cambiano sempre. Dunque il vangelo va proposto in modo tale che siano l’uomo e la donna di oggi ad accoglierlo. l’Eucarestia da sola non basta se poi non è piu comprensibile, infatti a frequentare le celebrazioni domenicali sono solo il 14% degli italiani e questo dato, tra l’altro ormai datato, dovrebbe farla rifleytere molto e pensare… altrimemti le chiese diventano musei. Ma Cristo non é morto per farne un museo, per quanto dorato!!!
Padre Codina ha svolto una lucida analisi, ma il suo contributo sarebbe stato ancora più utile se avesse avuto il coraggio di fare i nomi. Con assoluto rispetto e con ferma franchezza. Viene il momento in cui bisogna parlarsi chiaro e guardarsi in faccia.
“Dai loro frutti li riconoscerete”.
Chiese vuote, seminari deserti, ordini religiosi sciolti, realtà legate alla Tradizione perseguitate e disteutte (Familia Christi, Francescani dell’Immacolata, suore di Laval, ecc.). Si persegue la strada della “riforma” (Lutero docet) iniziata dai “novatori” della nouvelle théologie, poi ci si lamenta che l’albero inaridisce e si secca? La Chiesa cattolica non è del Papa, il Papa non può, come vicario di Cristo, andare contro ciò che Cristo stesso ha lasciato come insegnamento divino.
L’opera di demolizione continua e ciononostante non riuscite a rendervi conto che fra 20-30 anni tutto questo non ci sarà più, continuate a parlare di “accoglienza” e “legalita” senza rendervi conto che la Chiesa ha un solo scopo: la salus animarum. Senza questo scopo essa cessa di servire Cristo e pertanto Dio l’abbandona, così come ha fatto con il Tempio. La Chiesa non è il Papa, non è una persona. La Chiesa è innanzitutto un lascito (Tradidi quod et accepi) di Nostro Signore e degli Apostoli, rompere questa comunione con il passato signifca trasformare la Chiesa in un’associazione di volontariato che presto o tardi, come istitutizione puramente umana, collasserà.
Solo allora forse aprirete gli occhi e guardere con ammirazione quei piccoli gruppi, perseguitati e reitti dalle gerarchie ufficiali, che hanno perseverato nel socco degli insegnamenti di 2000 anni di Papi, Dottori della Chiesa, Santi e Sante. E forse al pensiero dell’enorme e grave vergogna che proverete il giorno della vostra morte, e del vostro giudizio, nel quale dovrete rendere conto al Sommo Giudice che in quell’ora sarà tutt’altro che misericordioso con voi le vostre responabsilità, allora forse proverete quel rimorso necessario alla vostra salvezza.
A tal fine sono le mie preghiera nella speranza che vi possiate redimere dalla vostra ciecità.
In Christo Rege!
Fratello, non ti coglie almeno per un attimo il pensiero di peccare di presunzione, quasi che tu avessi capito tutto del cristianesimo?
Evidentemente leggere i dati socio- fenomenologi, pastorali e teologoci non é proprio il suo forte!!! Prima di scrivere commenti del genere… studi! Ma non le viene mai il dubbio che stia scrivendo un mare di idiozie? Lei é rimasto purtroppo all’AT. Non ha ancora scoperto il vangelo… e se ciò non accade nemmeno con questo papa, allora ha proprio bisogno di una conversione profonda e radicale. Il suo è moralismo. Ma il vangelo non é un libro di morale! Comprendo che per lei e per quanti vivono questa fede bigotta, sia molto difficile accogliere l’evangelii gaudium. Ma faccia uno sforzo senza prgiudizi e preghi lo Spirito santo. Con molta umiltà. Lei ha bisogno di una profonda conversione pastorale! Auguri
Forse
Grazie, papa Francesco, per le fatiche che affronti nel percorrere la via dell’incontro che non esclude e non scarta nessuno,ma che apre porte e finestre alla forza trasformante dello Spirito.Grazie per il tuo magistero fatto non solo di parole. Grazie per la testimonianza forte e coerente di fede, speranza e carità che continuamente ci doni. Grazie perché ci fai gustare la bellezza di una vita fedele allEvangrlo di Gesù.
Grazie, papa Francesco, per le fatiche che affronti nel percorrere la via dell’incontro che non esclude e non scarta nessuno, ma che apre porte e finestre alla forza traformante dello Spirito. Grazie per il tuo magistero fatto non solo di parole. Grazie per la testimonianza forte e coerente fi fede, speranza e carità che continuamente ci donò. Grazie perché ci fai gustare la bellezza di una vita fedele all’Evangelo di Gesù.
Non entro in merito allo specifico. Dico che la possibilità di essere informati e di informarsi è un gran antidoto all’ignoranza; in questo caso nel contesto ecclesiale, ma dicasi la stessa cosa sul piano civile. Perciò vi aggiungo per inciso un bel GRAZIE alla redazione di settimananews, da vecchio abbonato cartaceo. Conoscere e non prendere paura di una chiesa in cammino dove la diversità e la divergenza di opinione evitano le tifoserie e diventano dialogo di confronto, sono una benedizione di Dio per una Chiesa chiamata a servizio del Regno di Dio. Anch’io nel dire e nell’agire di Papa Francesco mi sento un po messo allo strette e ho le mie perplessità, ma sentire che Qualcuno gli dà il coraggio di sparigliare le carte sento essere una GRAZIA da non cestinare troppo in fretta come demoniaca… Come persona il mio augurio per la salute di Papa Francesco, come credente la mia preghiera. Raffaele parroco, non proprio giovane…
“Qualcuno gli dà il coraggio di sparigliare le carte”; il fatto è che non sta sparigliando le carte come mi sarei aspettata inizialmente, sta solo sposando il partito di governo opposto al precedente (anche se Ratzinger era molto diverso dai suoi sostenitori e lo dimostrano le sue dimissioni), tutta sta novità… (a prezzo per lo più di tensioni e di lacerazioni interne che ci saremmo francamente risparmiati). Poi amen, il Papa è il Papa, però ci sta che non piaccia a tutti, che senso ha dover sempre parlare di spirito o di nemici e altro?
Signora Angela, solo un piccolo appunto.
Benedetto è un anti-coagulante e ha degli aficionados che vanno da un estremo all’altro: dal cardinale Meisner buonanima (che lo ha pure cazziato per le dimissioni) al cardinale Schonborn (che fosse per lui già da parecchio ci sarebbero i matrimoni gay e i preti sposati). Bergoglio, come ogni sacerdote vecchio stampo, è un coagulante. Il suo messaggio politico fa squadra, fa team. Stiamo dunque parlando di due modi completamente diversi di intendere il concetto di “sostenitore”.
Fracesco sta incarnando la strada più seria e possibile per una Chiesa fedele al Gesù, Dio con noi, credibile in questo mondo d’oggi.
Chi NON si lascia condurre dallo Spirito appartiene alla terra e ragiona in modo “carnale”. Non comprende nulla del profetismo evangelico di papa Francesco, come quello di riformare pastoralmente la Chiesa di ogni tempo: da Paolo a Francesco, a Giovanni XXIII. Papa Francesco non é teologo ma pastore, e viene da una cultura latino-americana, forse anche x questo a volte é incomprensibile. A volte irritante per i suoi gesti e parole troppo forti, ma proprio per questo veritieri. Facciamo cordone attorno a lui e soprattutto preghiamo per lui: i suoi nemici sono i Nemici di Dio. Questo tempo è uno spartiacque tra un passato da museo e la chiesa del piccolo resto ma viva, incarnata, spirituale e riformatrice: Evangelizzazione e Inculturazione, Profezia e Storia, Parresia, Koinonia, Martiria.
concordo
solo che la chiesa da museo ahime è quella di bergoglio.
La riflessione di p.Codina è illuminante perchè traduce nell’oggi la critica di Gesù alla Sinagoga e alla tradizione. Per fortuna la contrapposizione tradizione-profeticità non assume i contorni sanguinosi dell’islam (sunniti e sciiti). fede liturgica e non vissuta porta all’assuefazione rassicurante e del resto proprio Tomaso d’Aquino dice che la chiesa è guidata da Gesù come il bastoncello dal pastore.
padre codina traduce nell’oggi la figura da peracottaro di Pietro dal Vangelo di Luca (9,28b-36)
“In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù:<>. Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse: all’entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che dceva:<>. Appena la voce cessò Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono ad alcuno ciò che avevano visto”
la figura di uno che guarda al dito e non alla luna. ed ho il timore che lui non sia Pietro che poi di figuraccia in figuraccia arriva alla Pentecoste
mi accorgo che nel copia-incolla sono saltati dei pezzi fondamentali
rifo
“….Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.”
Preghiamo Dio perché porti a compimento la sua opera di salvezza, anche attraverso i suoi strumenti limitati e fallibili.
presto detto. papa bergoglio è un prete pre-conciliare. si pone in termini funzionali ad una pastorale politica. poco importa se di principi conciliari. a conti fatti questo genere di visione non si differenzia da quella dei papi che benedivano politiche imperiali secoli fa.
il suo spirito evangelico è solo programmatico ma non sostanziale.è un legno secco.
la Chiesa post-conciliare è quella che divide la sua strada dal potere temporale e non in termini programmatici e strategici come fa papa bergoglio solo per aggiornare il ruolo della Chiesa nel gioco delle istanze politiche contingenti.
il concetto di programma e strategia non ha più alcun peso nella Chiesa post conciliare. la dimostrazione l’ha data Benedetto. nel suo ritirarsi ha posto un problema senza cercare soluzioni strategiche, funzionali, ottimizzatrici, giustificatorie. ha agito ponendo sul tavolo solo tre cose: l’evento in sè, la verità e la fede. per l’appunto legno verde.
tutto qua
Rischia di essere preconciliare anche la “fuga dal mondo” perchè la gaudium et spes rivaluta l’ambito del secolare condannando il rifugiarsi nella sola “fede”.
Però è vero che è straniante passare dalla parresia, sinodalità, dialogo al “nemici della Chiesa di Francesco (ma che è sua???) appena dici A.
Se vuoi il post-concilio devi accettare un minimo di pluralismo e confronto senza invocare subito il demonio, i nemici e altri manicheismi assortiti.
signora angela,
ci si rifugerebbe nella “fede” se non la si ponesse accanto alla ricerca della verità o se si credesse di averla (ndr la verità) a disposizione in partenza. il concetto di cooperazione nella verità è proprio quello che permette di sfuggire i famigerati manicheismi assortiti. ed essere cooperatori della e nella verità significa avere atteggiamenti irosi. si può essere provocatori, battaglieri, puntuti. perchè nella consapevolezza di cooperare per e nella verità l’ira non può diventare sdegno e dunque superbia. dell’ira rimane solo la spinta e lo zelo
Anche secondo me Bergoglio è preconciliare nell’impostazione (letteralismo biblico, accentramento, ripresa del Demonio nella predicazione quotidiana, polemiche antigiudaiche che francamente si sperava aver abbandonato) noto solo che la gaudium et spes ha una concezione generalmente positiva dell’impegno secolare.
Dio ha scommesso tuttio sull’uomo creandolo a sua immagine. L’Incarnazione è il grande “scandalo” che fa unico il cristianesimo rispetto alle religioni che lasciano Dio in cielo, disincarnano la fede perché hanno verso Dio lo stesso sguardo del serpente che Lo contrappone all’uomo.
Ogni volta che si contrappone un papa a un altro ci si mette sempre fuori strada!
signor lucchesi,
nell’ultimo secolo ci si è abituati ad un’idea di Chiesa “perbenista”, da “mulino bianco” che di fatto in tutti i suoi 2000 anni di storia non è mai esistita. non che non si sapesse della presenza del male tra le sue fila ma si pensava che esso fosse ammucchiato in buon ordine ben riconoscibile. ma non è e non è mai stato così. nel suo passato la presenza di figure di santi e di alcuni papi magni ha prodotto al suo interno squarci di purezza. ma il candore non è mai stata sua materia. ma proprio mai mai. ai fedeli del passato questo era chiarissimo. perchè per noi uomini di oggi, che per certi versi siamo meno ignoranti, ‘sta cosa riesce difficile da capire? tornando alla sua sacrosanta raccomandazione, rispondo che qui nessuno contesta il fatto che il papa è francesco. ma francesco ha una pastorale che io da fedele osservo e, nel rispetto di chi tiene bassa la testa davanti al suo pallio pontificio , esprimo la mia “libertà di dire tutto”.
Qui, purtroppo, non è parte del Popolo di Dio che contrappone un Papa a un altro, il problema è che qui c’è un Papa che si contrappone agli altri e in ultima istanza a Cristo. Le varie analisi di eminenti prelati e teologi, in merito, sono schiaccianti.
Nella chiesa del dialogo e della misericordia vige un clima di terrore, associato ad uno stile epuratorio degno dei migliori totalitarismi, con tanto di attacco non più implicito, ma frontale, al Figlio del Dio Vivente.