Dopo una visita apostolica avviata il 23 giugno del 2017, la Congregazione per la vita consacrata ha deciso, il 28 settembre 2019, di nominare un commissario per gli Araldi del Vangelo, insieme ai due rami afferenti, quello dei presbiteri (Virgo flos Carmeli) e quello delle suore (Regina virginum).
Il commissario è il card. Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo emerito di Aparecida (Brasile), coadiuvato da José Aparecido Gonçalvez de Almeida, vescovo ausiliare di Brasilia, e da suor Marian Ambrosio, superiora generale delle suore della Divina provvidenza.
Le ragioni del provvedimento sono legate a carenze nel governo, allo stile di vita dei membri del Consiglio, alla pastorale vocazionale, all’amministrazione, gestione e reperimento delle risorse.
I moschettieri
Gli Araldi sono un’Associazione internazionale di fedeli (per questo la disposizione nei loro confronti è presa in accordo con il Dicastero dei laici) che, da laici, vivono i consigli evangelici (i voti). Sono affiancati da Collaboratori che, pur non impegnandosi a tempo pieno, aiutano il ministero e le opere.
Nati nel 1997, sono stati approvati nel 2001 dall’allora Pontificio consiglio dei laici e si presentano, in conformità a molte nuove fondazioni, in una composizione di laici (sposati e celibi), consacrati e consacrate, sacerdoti e diaconi.
La loro spiritualità è definita da tre elementi: la centralità dell’eucaristia, la devozione mariana e l’obbedienza al papa.
Molto caratteristici l’invito alla perfezione negli atti interiori ed esteriori e la cura della musica come espressione della bellezza che salva. Sono noti anche per la curiosa divisa che, nel nostro immaginario, li avvicina ai moschettieri.
Sono attivi in 78 paesi e i numeri che vengono forniti da qualche anno sono: in Brasile 1.360 consacrati (con voti non pubblici) e 680 consacrate. Fuori del Brasile sono 760. I preti di Virgo flos Carmeli sono oltre il centinaio, una ventina i diaconi, circa duecento i seminaristi. In grandissima parte sono giovani.
Il loro fondatore è mons. Joao Scognamiglio Clà Dias, formato all’educazione militare e autorevole collaboratore del movimento brasiliano di destra Tradizione Famiglia Proprietà, guidato fino alla sua morte da Plinio Correa de Oliveira, uno dei più noti intellettuali e animatori della destra cattolica brasiliana.
Alla morte di Plinio mons. Clà eredita una parte del movimento, l’ammirazione-culto per Plinio Correa e di sua madre (Donna Lucilia) e avvia l’esperienza degli Araldi. Si dimette dal suo ruolo di superiore generale e di presidente poco prima della visita canonica, non rinunciando al suo compito di “padre”.
Critiche e scontri
Il prepotente sviluppo del movimento, grazie ad un opera sistematica di invito vocazionale nelle scuole di eccellenza da loro gestite e nelle attività pastorali da loro animate, è sempre stato accompagnato da voci critiche su una specie di società segreta (Semper viva) dove si praticherebbe una sorta di culto a Donna Lucilia, a Plinio Correa e allo stesso Joao Clà.
Sono girati sul web video che mostrano resoconti di esorcismi non conformi ai riti liturgici e in cui il diavolo insulta il pontefice, predice Clà come suo successore e riconosce la potenza di Plinio e di sua madre.
Curiosi i toni millenaristici legati alla devozione di Fatima che prevede il trionfo degli Araldi.
Dal punto di vista pastorale, è conosciuta la loro attività di missioni al popolo finalizzate a recuperare alla Chiesa cattolica quanti sono passati ai gruppi neopentecostali.
È noto il caso del vicariato apostolico di San Miguel de Sucumbios, nell’area amazzonica dell’Ecuador. I loro preti sono stati chiamati nel 2007 a rettificare la pastorale del vescovo Marañon Lopez, vicino alla teologia della liberazione. Il loro arrivo e il loro indirizzo ecclesiale ha provocato tensioni e scontri che sono durati anni. La verifica del dicastero romano va ben oltre le singolarità e le originalità. I temi di fondo riguardano l’esercizio del governo, la formazione dei giovani, delle consacrate e dei presbiteri, il rigore amministrativo e la custodia del carisma.
Pensieri a lato
Provvedimenti positivi. Il loro commissariamento è uno dei circa 70 già operati dalla Congregazione per la vita consacrata (che indaga anche su 15 fondatori) ed è finalizzato a correzioni di rotta che permettano un futuro più affidabile e convincente.
È già successo che altri istituti siano stati investiti da scandali ancora più gravi e ne siano emersi con una rinnovata vitalità e una sostanziale fedeltà al «carisma fondazionale». È capitato, ad esempio, ai Legionari di Cristo, alla Comunità di Villaregia, alla comunità delle Beatitudini, alla congregazione di San Giovanni ecc. L’energico intervento del dicastero vaticano non è finalizzato alla censura, ma alla correzione.
Difensori strabici. Stupisce che, nei media, in particolare nei siti dei tradizionalisti cattolici, non si percepisca l’intento del dicastero, ma si dia spazio a critiche interne ed esterne che poi improvvisamente si spengono quando gli istituti accettano il rinnovamento. Sembra più importante la polemica anticonciliare e antipapale che il loro contenuto fattuale. Difficile trovare commenti e apprezzamenti dopo che i singoli istituti e fondazioni riavviano la loro autonomia. Mantenendo peraltro il loro orientamento spirituale ed ecclesiale.
Responsabilità riconoscibili. Il numero degli interventi dell’autorità ecclesiale è legata alla grande effervescenza di fondazioni nel post-concilio. Ne sono state censite quasi un migliaio, ma a livello delle singole nazioni i numeri sono ancora più sorprendenti: 700 in Francia e altrettante in Brasile, ad esempio. Molte si sono già estinte, ma i numeri sono indicativi.
Rimane tuttavia l’interrogativo sulle verifiche e sulle responsabilità di elementi ambigui e censurabili. Non solo in alcuni dei fondatori, ma anche nei vescovi locali che hanno fornito loro l’approvazione diocesana. E naturalmente anche nei “protettori” romani, più o meno autorevoli.
Vittime vere e mancate. È difficile trovare nel dibattito acceso la giusta misericordia per le vittime di comportamenti di governo e di direzione spirituale privi di sapienza e di rispetto. Ancora più difficile l’apprezzamento per le “mancate vittime”, ragazzi, uomini e donne di grande generosità che, senza precisi interventi, diventerebbero le vittime del futuro.
Un servizio apprezzabile. Nel post-concilio la vita consacrata ha conosciuto una grande generosità e innovazione, non sempre comprese. Dagli anni ’70 fino ai primo decennio del 2000 vi è stato un sistematico sospetto nei suoi confronti. Proprio i decenni in cui l’effervescenza fondativa avrebbe richiesto un discernimento più attento e un giudizio meno legato ai numeri e alle assonanza ideologiche. Che adesso succeda il contrario è un buon segnale. Senza per questo ignorare i limiti di tutte le istituzioni, comprese quelle curiali.
La Chiesa ridotta ad una caserma , senza dialettica e diversità . Tutto deve essere sotto controllo , si vuole evitare che qualcun’altro rifaccia ciò che è stato fatto da alcuni nel 2013, e che covava da tempo. Giudizio da semplice battezzato e che vede le contraddizioni e mancanza di carità interna. Spero in un ravvedimento con il ritorno dello Spirito Santo .
Gentile Sig. Prezzi
Personalmente Ignoro quale siano le sue qualifiche in materia di vita consacrata
Da quello che vedo mi sembra chiaro il suo atteggiamento. Lei cita il caso di Sucumbios come una prova della presunta problematica attuazione degli Araldi. Si dimentica, però, di dire che l’arrivo a Sucumbios è stato su richiesta della Santa Sede, è stato Mons. Marañon a resistere all’ubbidienza in maniera pubblica e persino con i mezzi di comunicazione sociale. C’è da dire che la sua gestione pastorale era proprio disastrosa (clero senza formazione , gestione economica disastrosa, comunità ecclesiale divisa). Questo, non è solo affermato dagli Araldi, ma dalla Santa Sede e dell’Amministratore Apostolico nominato dopo di loro, per pressioni e intromissione diretta dell’allora Presidente dell’Ecuador, il famigerato Rafael Correa ricordato non per la sua onestà.
Se mai non si fosse informato le offro l’occasione:
https://www.aciprensa.com/noticias/el-papa-nombra-administrador-anostslico-para-sucumbsos-en-ecuador
Come si può accertare con una semplice ricerca su internet tutte le attuali, infondate, accuse sugli Araldi (settarismo, culto indebito al Fondatore, ecc.) sono state fatte allora alla Santa Sede (2011), e, come adesso, non sono state presse in considerazione (si veda la nota stampa su Commisario Pontificio degli Araldi). Si vede, invece, che lei si consideri più saggio dalla Santa Sede, e continua a propagare fake news.
Tanti auguri.
Egregio Alessandro Galian,
le sue puntute osservazioni al mio articolo meritano un paio di note. Ho riportato qualche traccia della storia, della spiritualità e delle prime accuse nei loro confronti, tenendoli ben distinti dai temi di fondo della visita canonica e del provvedimento commissariale. Questi ultimi: «riguardano l’esercizio del governo, la formazione dei giovani, delle consacrate e dei presbiteri, il rigore amministrativo e la custodia del carisma». Sulle mie competenze sorvolo perché nell’ambito della vita consacrata (come in quella cristiana), titoli, ruoli e riconoscimenti hanno un rilievo non decisivo. Pur non apprezzando la diffusa irrisione delle autorevolezza intellettuale e pratica non ignoro che la misura del credente è la santità. Lei sottolinea giustamente il consenso e l’obbedienza alla Santa Sede nel caso di Sucumbios (Ecuador). Mi auguro che la stessa obbedienza e lo stesso consenso da parte sua e degli Araldi vadano alle attuali disposizioni della Congregazione per la vita consacrata e al commissario scelto dal papa. Lorenzo Prezzi.
L’altro ieri ho venuto fuori una spiegazione di un canonista che mostra l’inspiegabilità di questo ennesimo commissariamento.
https://www.marcotosatti.com/2019/10/02/araldi-del-vangelo-commissariamento-inspiegabile-la-lettera-di-un-canonista/
70 in un pontificato sembra tanto, tanto, tanto… purtroppo dove gli scandali sono più gravi, ne commissariamento ne visita. Diciamo, ad esempio, i gesuiti…