La nomina di mons. Ermenegildo Manicardi a vicario generale di Carpi non è notizia che possa far rumore, ma il suo legame con il collegio Capranica e l’originale soluzione del vescovo di Modena, mons. Erio Castellucci, meritano una nota.
Mons. Manicardi ha 71 anni, è presbitero della diocesi di Carpi ed ha servito l’Azione cattolica diocesana, mentre avviava il suo insegnamento biblico allo studio teologico di Bologna.
Dopo avere ottenuto il passaggio dello Studio teologico a Facoltà teologica nel 2004, è stato nominato rettore del collegio Capranica a Roma con l’insegnamento alla Gregoriana. Pur nominato al Capranica dal cardinale Camillo Ruini, non è transitato ad alcuna sede episcopale. La sua attività si è concentrata sulla formazione dei presbiteri, sull’insegnamento e sulla predicazione.
Specializzato sul vangelo di Marco ha firmato alcune decine di pubblicazioni specialistiche e non, seguendo l’evolversi delle generazioni degli studenti teologi con un sistematico invito al rigore intellettuale.
Dei quindici anni di servizio al Capranica si possono indicare tre sfide non facili: economica, formativa e statutaria.
Il collegio è una delle istituzioni ecclesiastiche più prestigiose di Roma. Fondato nel 1457 dal card. Domenico Capranica è stata una delle fucine più ragguardevoli di formazione al ministero ecclesiale. Una sorta di “scuola nazionale” in anteprima con possibilità di borse di studio per gli studenti più meritevoli. Nei secoli ha mantenuto la caratteristica di istituto formativo di eccellenza e di seminario di forte spiritualità, partecipando con convinzione al rinnovamento conciliare e sfornando decine di vescovi.
Negli anni di rettorato di mons. Manicardi sono esplose dapprima questioni economiche, una gestione non oculata di un patrimonio ragguardevole che ha richiesto decisioni scomode.
A questo si è aggiunta una turbolenza nei primi anni di questo decennio. Un sito tradizionalista (corrispondenzaromana.it) ha additato il collegio come luogo di abusi e di comportamenti superficiali. La goliardia non è sempre buona consigliera. Infine, con l’arrivo di papa Francesco la filiera di vescovi provenienti dal Capranica lo identificava come una delle lobby italiane interessate alle nomine episcopali.
Il cono d’ombra avrebbe potuto concludersi con l’assimilazione del collegio ai seminari diocesani romani. L’approvazione dei nuovi statuti all’inizio del 2019 ha invece confermato la sua singolare identità: una “romanità” non diocesana, un legame diretto con la Santa Sede e un significativo senso di famiglia.
I nuovi statuti vincolano la funzione di rettore al limite dei 70 anni. A questa disposizione si è rifatto il cardinale vicario, Angelo De Donatis, per introdurre il nuovo responsabile, il vicepreside della Facoltà teologica del Triveneto, don Riccardo Battocchio, da poco eletto presidente dell’Associazione teologica italiana.
Il rientro di mons. Manicardi in diocesi di Carpi, dopo l’improvvisa dimissione del vescovo Francesco Cavina, ha permesso l’originale soluzione di mons. Castellucci. La nomina a vicario generale consente di facilitare una probabile unificazione fra Carpi e Modena e di utilizzare competenze e legami personali altrimenti dispersi.
I 40 minuti di dialogo diretto di papa Francesco con mons. Manicardi il 10 ottobre raccontano una rinnovata attenzione al collegio e un buon viatico per la soluzione delle piccole diocesi a cui i vescovi italiani non sembrano voler porre mano.