La vittoria in Polonia del partito di destra sociale Prawo i Sprawiedliwość (PiS, Diritto e Giustizia, aderente al gruppo dei Conservatori e Riformisti europei) è una conferma annunciata; meno prevedibile il mancato raggiungimento della maggioranza assoluta al Senato uninominale, sebbene i voti siano aumentati rispetto alle ultime elezioni politiche, in cui ne aveva conquistati 61 su 100.
PiS cresce ancora nei voti ma non nei seggi
Il PiS anche questa volta arriva primo, con il 43,8% di preferenze e oltre 8 milioni di voti sia per il Sejm sia per il Senat. Già il partito storico guidato da Jarosław Kaczyński sin dal 2003 esprime il Presidente della Repubblica Andrzej Duda, eletto nel maggio 2015 al ballottaggio con 8,6 milioni di voti (51,6%) contro lo sfidante Komorowski di Platforma Obywatelska (Piattaforma Civica).
Pochi mesi dopo aveva ottenuto la maggioranza assoluta in ambo le camere (dove con 5,7 milioni di voti, pari al 37,6%, ottenne esattamente come questa volta 235 seggi su 460 al Sejm). Questa volta sono di più i partiti con cui spartirsi – proporzionalmente nei collegi plurinominali, con il metodo d’Hondt che pure tende a premiare i più votati – l’emiciclo del Sejm: ecco perché il numero di seggi sarà il medesimo nonostante sia cresciuta di 6 punti percentuali.
Si candidava a fare il bis, forte della recente riconferma alle europee dello scorso maggio in cui hanno ottenuto il 45,4% dei voti validi (per un totale di circa 6,2 milioni di voti) e di risultati economici invidiabili (PIL +4%, disoccupazione 3%, debito/PIL <50%, moneta stabile, inflazione al 2% e calo delle diseguaglianze sociali). «Un buon tempo per la Polonia», recita lo slogan del partito di governo. Eppure, nonostante l’incremento percentuale e assoluto di voti, il PiS perde la maggioranza assoluta al Senato, fermandosi a 48 (+1 indipendente) senatori.
Il PiS non ha più la maggioranza assoluta dei senatori
Si tenga però presente che non c’è un bicameralismo perfetto: il Senato polacco, oltre a poter proporre le leggi al Sejm, è soprattutto la “camera di riflessione” in cui le leggi approvate in terza lettura al Sejm subiscono un’ulteriore controllo prima dell’invio al Presidente della Repubblica per la promulgazione; il Senato a maggioranza può rinviare entro 30 giorni un provvedimento al Sejm che lo ha approvato, rallentando così l’approvazione, ma non bloccandola.
Inoltre si esprime sulle istanze di referendum e contribuisce all’elezione di alcune cariche istituzionali (membri del Tribunale Costituzionale, del Consiglio di Politica Monetaria, dell’Ufficio Supremo del Controllo contabile, dell’Istituto di Memoria Nazionale, e così via).
La desistenza dell’opposizione all’uninominale del Senato fronteggia il PiS
Gli avversari della Koalicja Obywatelska, che riunisce l’opposizione popolare (Platforma Obywatelska) e liberale (Nowoczesna), cui si sommano altre sigle minori di centrosinistra, per il Sejm si è arrestata al 27,2%, con 5,1 milioni di voti; nel parlamento uscente avevano 166 seggi, ora scendono a 134 deputati.
Tuttavia i risultati si ribaltano al Senato uninominale (6,5 milioni di voti, pari al 35,7%), dove ha conquistato 43 rappresentanti più 3 indipendenti simpatizzanti), quasi eguagliando la forza di governo che ne ha solamente uno in più, a fronte dei soli 34 che aveva PO nel Senato uscente. La legge elettorale uninominale al Senato ha polarizzato lo scontro tra PiS e gli avversari. Così si è riproposto il patto di “desistenza” già collaudato alle recenti europee, in cui il PiS era insidiato dalla coalizione europeista (che raggiunse il 38,5%) di PO+Nowoczesna con il ruralista centrista PSL e i socialdemocratici SLD.
Resta il PSL ruralista e dopo quattro anni la sinistra torna in parlamento
Queste forze domenica si sono appoggiate reciprocamente quasi ovunque al Senato ma hanno corso divise al Sejm, raccogliendo rispettivamente l’8,6% per il PSL (30 deputati, inclusi gli alleati pro-democrazia diretta di Kukiz’15, che da solo nel 2015 aveva preso 42 deputati con l’8,6%, mentre il PSL aveva superato per poco lo sbarramento del 5% conquistando 16 parlamentari) e il 12,6% per SLD.
I socialdemocratici tornano così in parlamento con 49 deputati, avendo anche imbarcato la sinistra populista di Lewica Razem (che se ne prende 6 dei 49), dai tratti simili allo spagnolo Podemos, e i liberali di Wiosna (17 degli eletti sono suoi). Al contempo, la desistenza ha fruttato 3 senatori al PSL e 2 alla sinistra, che alle scorse parlamentari del 2015 non era rappresentata neppure al Sejm, essendo rimasta sotto lo sbarramento dell’8% per le coalizioni (quella di SLD e alleati si fermò allo 7,6%) e quello del 5% per la lista singola di Razem, che raccolse poco più del 3%.
I nazionalisti liberisti entrano al Sejm
Stavolta ha sfondato lo sbarramento del 5% anche la destra liberista, nazionalista e tradizionalista della Konfederacja Wolność i Niepodległość (Libertà e Indipendenza), che strappa 11 seggi forte di 1,3 milioni di voti (6,9%); né alle europee di maggio né alle precedenti politiche era riuscita a eleggere rappresentanti, tuttavia a fine legislatura aveva 4 deputati, raccolti tra gli eletti del movimento di Kukiz’15 abbandonato da moltissimi suoi rappresentanti.
La radicale abolizione di sussidi, contributi pensionistici obbligatori e tasse sui redditi è perorata dalla componente radicalmente liberista di Korwin-Mikke, che caldeggerebbe l’introduzione della pena di morte. Sempre nella Konfederacja, l’ala nazional-cattolica del Ruch Narodowy e di altre sigle pro-life premeva per una lotta alla “ideologia gender” e per vietare completamente l’aborto in ogni caso, poiché l’attuale “compromesso” (accettato da PiS, PO, PSL) tollererebbe gli “aborti eugenetici”.
Il presidente Duda: affluenza straordinaria e parlamento rappresentativo di tutti
Un dato, sottolineato dal presidente Andrzej Duda come segno di elevata democraticità, è stato l’aumento dell’affluenza rispetto alle ultime politiche: dal 51% al 61% degli aventi diritto, la più alta dal 1989; alle europee aveva votato il 46%.
Inoltre Duda ha espresso la sua soddisfazione perché al Sejm saranno rappresentate praticamente tutte le forze politiche, comprese le ali destra e sinistra che alle scorse elezioni erano rimaste extraparlamentari. Se infatti nel 2015 ben il 17% dei voti era andato a liste che non sono riuscite a superare lo sbarramento, questa volta la percentuale dei non rappresentati è irrisoria, inferiore all’1%.
Il welfare state per tutti del PiS
Il PiS, oltre a vantarsi per i risultati economici e per il programma Rodzina 500+ (500 złoty mensili, quasi 300€ a parità di potere d’acquisto, per ogni figlio nato in famiglia “tradizionale”), ha puntato sulla tripletta di spesa pubblica costituita da salario minimo (da fissarsi a 4000 złoty nel 2023), sussidi agli agricoltori e quattordicesima mensilità ai pensionati.
Commentando i risultati, il premier Morawiecki ha esultato per il passo in avanti nell’implementazione di un welfare state per tutti: «Nessun partito nella storia della Terza Repubblica Polacca ha ricevuto tale sostegno, specialmente con un’affluenza così alta».
Pur essendo considerato “euroscettico”, il PiS non è per l’uscita dall’Unione Europea come la Konfederacja ed è anzi per una maggiore integrazione nell’ambito della politica estera e di difesa, a patto che venga fatto nel rispetto degli accordi NATO, purché non danneggino gli interessi nazionali. Per portare un esempio al di là delle questioni migratorie, sul tema ambientale il PiS ritiene poco praticabile l’immediata rinuncia al carbone, che attualmente costituisce l’80% delle fonti di energia nazionale; gradualmente però pensa di costruire centrali nucleari da affiancare ad un incremento della quota rinnovabile.
Elezioni 2019: lo scontro tra un paternalismo “cattolico” e i “diritti liberali”
Al contempo PiS si era posto come paladino dei “valori cattolici” per fronteggiare le richieste liberali delle opposizioni – ad eccezione del PSL, più tradizionale – che chiedono il riconoscimento delle unioni omosessuali e il finanziamento pubblico per la fecondazione assistita.
Nel caso della sinistra, a queste istanze si aggiungono la liberalizzazione della marijuana per uso personale, quella dell’aborto sino alla 12esima settimana per qualsiasi motivo (ora è consentito solo in caso di malattie o di stupro), la tassazione (anziché l’attuale sovvenzione) delle strutture religiose e la sostituzione dell’ora di religione con una di educazione sessuale.
L’opposizione liberale – che ad esempio non disdegnerebbe un sistema di assistenza in cui chi può permettersi di pagare di più avrebbe diritto a prestazioni sanitarie migliori – si è soffermata maggiormente nel denunciare i pericoli per lo stato di diritto della democrazia polacca, l’utilizzo filo-governativo delle reti televisive pubbliche e la retorica di scontro, ad esempio contro le minoranze sessuali.
L’evidente miglioramento delle condizioni di vita e le promesse di futuri ancora migliori
Ma gli slogan della Koalicja Obywatelska «collaborazione e non litigi» e «domani potrebbe essere migliore» sono sembrati forse troppo generici rispetto ai concreti risultati del governo uscente. Valutando la popolarità del provvedimento 500+ (che in origine fu proposto proprio dai popolari, come rivendica Boris Budka) in pochi ne hanno domandato l’abrogazione, ma al massimo chiedevano un’estensione anche per il singolo che cresce il proprio figlio e fissando una soglia di reddito massimo.
Esponenti del PiS ribadivano che i costi per l’accertamento di eventuali “furbetti” sarebbero maggiori degli eventuali risparmi da tale limitazione; tanto vale, darlo a tutti. Solamente la destra della Konfederacja era per la sua eliminazione.
PiS forte tra gli anziani e in piccoli paesi, opposizioni nelle grandi città
La Konfederacja ha metà del suo elettorato sotto i 30 anni, classe d’età che complessivamente si distribuisce quasi uniformemente tra le cinque liste più votate, e in larga parte maschile. Il PiS è in ogni fascia d’età il più votato, ma cresce con il crescere dell’età, avendo un terzo dell’elettorato di anziani.
Ma circa la metà dei suoi votanti, come nel caso del PSL, è nei piccoli comuni: con il crescere delle dimensioni delle città, il sostegno scende vertiginosamente: sopra i 200.000 abitanti non è più il primo partito. L’elettorato più istruito delle città medio-grandi infatti si orienta sulla KO e su SLD-Lewica, che nel centro di Varsavia e a Łódz supera il 20% dei votanti. PiS fa il pieno di pensionati, disoccupati, contadini, mentre la maggioranza di imprenditori e liberi professionisti vota KO.
Si conferma inoltre la tradizionale suddivisione tra il sud-est (confinante con Slovacchia, Ucraina e Bielorussia) roccaforte PiS, mentre le opposizioni hanno complessivamente la maggioranza nelle regioni settentrionali e occidentali della Polonia, più vicine alla Germania.
Se Grzegorz Schetyna, leader della Koalicja Obywatelska, pensa già alle presidenziali del prossimo anno, l’ex premier Leszek Miller (SLD) è convinto che il sostegno al PiS dipenda quasi esclusivamente dai numerosi trasferimenti sociali che hanno migliorato le condizioni di vita di molte persone: quando termineranno i sussidi, l’elettorato ci ripenserà.
L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Termometro Politico (qui). Si ringrazia l’autore per il permesso di pubblicazione anche su SettimanaNews.