Il Sinodo per l’Amazzonia entra nella seconda fase. Cos’è successo finora e che cosa succederà ora? Ormai tutti i relatori hanno presentato i loro interventi. Ma gli umori dell’aula sinodale filtrano all’esterno meno del solito. Tuttavia si possono già individuare alcune tendenze.
Il Sinodo che si sta tenendo in Vaticano è giunto alla metà dei suoi lavori. Quasi tutti i 185 partecipanti hanno tenuto i loro interventi di quattro minuti, alla presenza del papa, e anche alcuni delegati ed esperti per un totale di 210. Sono stati toccati circa 140 temi dell’Instrumentum laboris ricavati da una indagine tra 80.000 persone del posto, da cui è emerso un ventaglio di interrogativi e di problemi pastorali, sociali, culturali ed ecologici dell’enorme regione amazzonica.
L’assemblea plenaria sposta ora nuovamente il lavoro in 11 piccoli gruppi linguistici, formati da 20/25 persone che approfondiscono ciò che hanno ascoltato.
I loro risultati formeranno la base del documento conclusivo a cui, a partire da questo fine settimana, lavorerà un’équipe di 15 membri.
[Tra gli altri, fanno parte di questo gruppo anche il relatore generale del Sinodo, card. Claudio Hummes, il segretario generale, card. Lorenzo Baldisseri, il pro-segretairo generale, mons. Mario Grech e i due segretari particolari, card. Michael Czerny e mons. David Martinez de Aguirre Guinea].
La commissione sarà presieduta dal cardinale di Vienna Christoph Schönborn, che deve aver fatto grande impressione sul Sinodo e sul papa in un suo intervento pieno di interrogativi perspicaci e delicati.
La distruzione della natura, l’annientamento della foresta pluviale, la minaccia al clima mondiale, il depauperamento delle ricchezze naturali, l’inquinamento dei fiumi attraverso progetti minerari insostenibili e, soprattutto, le conseguenze sulla vita e la salute per la vita umana sono i temi centrali degli interventi orali.
In primo piano c’è stata la preoccupazione per la «casa comune» variamente minacciata, l’habitat, il patrimonio naturale, la biodiversità – con gli incendi e la deforestazione per fare spazio a monoculture e ad aree agricole, le discutibili grandi costruzioni e i progetti di prestigio.
Sono stati messi in evidenza gli interessi economici globali e gli intrecci commerciali sottostanti, compresa la partecipazione dei grandi Paesi industriali.
Ma si è parlato anche delle numerose forme di violenza, di espulsione, di migrazione, della tratta degli esseri umani e del traffico della droga.
Ecologia e pastorale
La protezione dell’Amazzonia dalla distruzione da parte degli uomini fa parte della responsabilità dell’intera umanità.
La comunità internazionale – è stato detto in aula – dev’essere invitata a prendere le distanze dai progetti industriali che hanno danneggiato la salute della regione. Occorre un cambiamento ambientale globale che può essere raggiunto soltanto con giuste condizioni-quadro politiche e sociali, come ha sottolineato il cardinale di Monaco di Baviera Reinhard Marx.
Il tema delle tre settimane del sinodo speciale dei vescovi ha come titolo: Amazzonia – nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia globale. Oltre a molti aspetti riguardanti la giustizia sociale ed economica e l’ecologia, finora sono stati sottolineati soprattutto i problemi relativi alla pastorale in questa enorme regione. Si tratta della pastorale tra gli indigeni e delle vie e dei limiti dell’inculturazione.
L’aspetto centrale, a questo riguardo, è la mancanza di sacerdoti, che offre in molte parrocchie solo una o due volte l’anno l’opportunità della celebrazione dell’eucaristia. Ma la messa e i sacramenti costituiscono il centro della vita cristiana. Per questo molti interrogativi e molte proposte ruotano attorno alla possibilità di una maggiore presenza di chierici.
I fedeli, anche in aree più remote – è stato detto – desiderano ardentemente una pastorale di presenza e non solamente di visite, in cui un sacerdote solo raramente può compiere una visita di passaggio. Sono necessari approcci creativi e coraggiosi per far fronte al «dramma della mancanza di sacerdoti».
Come proposta per queste situazioni estreme si è parlato più di 30 volte dell’ordinazione di viri probati – a cui acconsente secondo una stima il 90% dei sinodali.
Ma in aula ci sono stati anche i critici di questa nuova via. Costoro hanno raccomandato un rafforzamento della pastorale vocazionale, per suscitare negli indigeni l’entusiasmo per il ministero sacerdotale. Un sinodale ha detto che non è il celibato la ragione della mancanza di sacerdoti, ma l’incoerenza nella Chiesa, gli scandali, la mancanza di santità.
Nuovi ministeri per i laici
È stato discusso anche il problema di una maggiore responsabilità e di nuovi ministeri per i laici, anche per le donne. Le donne – uno dei temi ricorrenti del Sinodo – costituiscono in molte comunità i pilastri della vita quotidiana, dove manca il sacerdote: presiedono i gruppi di base, si occupano della catechesi, dei compiti relativi alla Caritas, dell’assistenza alle famiglie, guidano le liturgie della Parola.
Da molti è stata proposta l’ordinazione diaconale – su cui Vaticano da anni discute, però senza risultato.
Altri hanno messo in guardia dalla clericalizzazione delle donne, che potrebbe essere accompagnata dall’ordinazione.
E altri ancora hanno proposto di dedicare a questo argomento un sinodo episcopale.
L’elaborazione del documento finale
Il Sinodo si riunisce a porte chiuse. Complessivamente, in questa circostanza, filtrano all’esterno dell’aula meno informazioni rispetto alle precedenti riunioni episcopali.
In precedenza i testi di tutti gli interventi venivano distribuiti anche ai giornalisti ma con Francesco questa consuetudine è stata gradualmente abolita. La segreteria del Sinodo pubblica solo un breve elenco anonimo dei temi discussi in aula, alcuni con brevi parafrasi. Non sono indicati i singoli relatori dei temi e delle dichiarazioni.
È una conseguenza indiretta dell’apertura e della franchezza a cui il papa ha di nuovo vivamente esortato i partecipanti anche all’inizio di questo Sinodo. La discrezione ha lo scopo di liberare i vescovi dalla paura e dalla preoccupazione di dover eventualmente giustificarsi in patria per le loro dichiarazioni.
Ciò impedisce tuttavia agli osservatori di valutare gli umori e le opinioni nell’aula sinodale, di ponderare i temi. Non consente di indicare esattamente dove stanno le priorità, su quali temi ci si accanisce, quali ambiti probabilmente vengono trascurati.
Finora le riflessioni teologiche o i problemi fondamentali della dottrina sociale cattolica riguardanti la giustizia o una corretta economia hanno avuto chiaramente un ruolo piuttosto secondario. E anche la dimensione mondiale politica ed ecclesiale è rimasta piuttosto nell’ombra. Non è chiaro, inoltre, quale ruolo esercitino i 13 responsabili della Curia vaticana. Negli anni precedenti, ci si preoccupava che la discussione non si scostasse troppo dagli orientamenti romani.
La nuova discrezione è attenuata in certo modo dai breafing quotidiani per i giornalisti accreditati. In questo ambito, alcuni sinodali selezionati riferiscono sulle loro diocesi e il loro lavoro. Cosa che consente tuttavia di trarre delle conclusioni circa i temi e gli impulsi dei membri del sinodo.
Al termine della prossima settimana, i membri del Sinodo voteranno i singoli paragrafi del documento conclusivo che sarà poi consegnato al papa da cui egli ricaverà il documento finale ufficiale, quale risultato del sinodo.