Vescovi e responsabili della vita consacrata, in occasione dell’Assemblea episcopale francese, svoltasi a Lourdes fra il 5 e il 10 novembre, hanno rinnovato l’attenzione alle vittime degli abusi decidendo un aiuto finanziario per loro, rafforzando la commissione indipendente che indaga sugli eventi dal 1950 ad oggi e rinnovando l’ascolto e il coinvolgimento delle vittime nei lavori di prevenzione.
L’assemblea ha trattato in particolare la questione della sinodalità/collegialità e quella dell’ecologia come opportunità teologica e compito pastorale, ma ha fatto un passo ulteriore anche sulla vicenda degli abusi.
Nel discorso finale, il presidente della Conferenza episcopale, Eric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims, ha detto: «Abbiamo capito che le persone vittime non domandano la compassione, né la compensazione delle loro sofferenze. Esse chiedono verità. Quanto raccontano ce l’ha fatto capire: hanno sofferto e, spesso, soffrono ancora degli atti subiti, ma anche dei silenzi, della cecità, dell’oscuramento, talora volontario, di molti attorno a loro, compresa la sfera ecclesiale e le autorità della Chiesa. Ci impegniamo a riprendere i contatti, ciascuno con le vittime che conosciamo, per manifestare loro concretamente che riconosciamo la duplice causa delle loro sofferenze, dando loro la possibilità di ricevere una somma di denaro forfettaria e unica per invitarli a partecipare al nostro sforzo di mantenere memoria dei fatti e per condividere con loro quanto mettiamo in esecuzione in materia di prevenzione e di formazione, nell’accompagnamento dei chierici colpevoli, affinché i comportamenti odiosi che hanno subito non possano più riprodursi. Siamo consapevoli che nessuna disposizione può recuperare quello che è successo, né appianare quello che si è vissuto. Chiediamo con umiltà di tentare di rinnovare una relazione».
Riconoscimento finanziario
L’ipotesi di un riconoscimento finanziario era nato nel gruppo di lavoro che vescovi e religiosi hanno messo in campo per l’ascolto delle vittime. Come ha detto il presidente nella dichiarazione pubblica di presentazione: «La somma di denaro proposta – si parla sui giornali di 2.500 euro, ndr. – non è un’indennizzo, che compete alla giustizia civile del nostro paese o alla giustizia canonica, né una riparazione. Essa mira a riconoscere che la sofferenza delle persone vittime ha a che fare con responsabilità di ordine diverso in seno alla Chiesa. Il dispositivo deciso varrà lungo gli anni per tutte le persone che i vescovi riconosceranno essere state abusate sessualmente da minorenni da un chierico».
La decisione, presa sulla base dei rapporti personali con le vittime, non ha avuto il consenso di tutte le associazioni che intendono rappresentarle. Da un lato, esse chiedono un indennizzo secondo lo schema giudiziale, dall’altro, si critica che l’assegnazione della somma sia in capo al vescovo. Nessuno nega che il tribunale civile o ecclesiale possa indicare un indennizzo da onorare, ma la sua generalizzazione farebbe gonfiare una spesa non sopportabile per le diocesi e soprattutto trasferirebbe il modello giudiziario come l’unico quadro dei rapporti ecclesiali, identificando di fatto il pagamento con la “conversione”. Il rapporto diretto vittima/vescovo può risultare difficile per alcune vittime, ma le modalità concrete non sono ancora decise.
Si è in attesa per l’anno prossimo del rapporto che la commissione indipendente, guidata da Jean-Marc Sauvé, vicepresidente onorario del Consiglio di stato e specialista di diritto pubblico, è chiamata ad offrire alla Chiesa e alla società francese.
Nel discorso finale all’assemblea il presidente ha detto: «Vogliamo ringraziare J.-M. Sauvé e l’insieme dei membri della commissione (Ciase) costituita per nostra volontà. 2.800 persone hanno chiamato la commissione per raccontare quanto avevano subito. Siamo coscienti che questa cifra, già considerevole, non è quella finale degli abusi commessi a partire dagli anni ’50 da preti, religiosi o religiose. Comprendiamo che raccontare quanto si è subito da bambino o adolescente è doloroso e può comportare grandi turbamenti; chiediamo tuttavia umilmente a quelle e quelli che possono testimoniare fatti di questo genere di volere indirizzarsi alla Ciase e poi, se non l’avessero ancora fatto, ai loro vescovo o superiore maggiore. Non vogliamo dimenticare le persone che si sono suicidate, non arrivando a superare diversamente le sofferenze subite per quanto era stato loro inflitto».
Il percorso ecclesiale in merito non è certo finito, ma le 71 “cellule di ascolto” (cf. Settimanaews: «Francia: abusi, vittime e decisioni»), i buoni risultati nella collaborazione con le procure della repubblica in ordine all’indagine previa (cf. Settimananews: «Francia – abusi: un buon esempio») e il finanziamento di altri 5 milioni di euro per la Ciase, testimoniano di una volontà di voltare pagina. È in preparazione l’elaborazione di un gesto liturgico significativo e una modalità per permettere alle vittime il racconto della propria vita (e non solo delle violenze subite) da collocare in un luogo memoriale.