I rotoli del Mar Morto

di:

Qumran

Al netto di titoli sensazionalistici, di meschine rissosità accademiche, di “guerre dei rotoli” per il copyright e di futili solleticazioni scandalistiche relative a oscure manovre del Vaticano per nascondere o addirittura distruggere testi che contraddirebbero la dottrina cattolica, l’autore – che fa parte del comitato internazionale che ha curato le principali edizioni scientifiche dei rotoli del Mar Morto rinvenuti per caso nel 1947 – concorda sul fatto che la scoperta dei rotoli nascosti nel sito di Qumran costituisce la più grande scoperta di manoscritti del sec. XX. Qumran è ormai un’icona culturale (turistica, biblica, giornalistica ecc.) e anche chi scrive l’ha visitato con un gruppo di pellegrini solo alcune settimane fa.

In questo splendido libretto, vera “sintesi” estremamente chiara, informata ed equilibrata nella presentazione dei dati, Lim illustra il sito archeologico di Qumran situato sulle falesie che strapiombano sulla sponda nord-occidentale del Mar Morto, presenta i rotoli e i frammenti rinvenuti e dibatte la questione del canone, delle Scritture autorevoli e il loro rapporto con i rotoli. Analizza quindi il problema della loro appartenenza e li inquadra nell’ambito più vasto del settarismo giudaico del Secondo Tempio (sadducei, farisei, esseni).

Gli ultimi capitoli del libro descrivono la vita concreta della comunità di Qumran, le convinzioni religiose delle comunità settarie e il rapporto tra i rotoli e il primo cristianesimo.

Ricordiamo subito l’immenso guadagno costituito dai rotoli di Qumran, così come li riporta Lim.

Essi sono importanti dal punto di vista storico. Costituiscono un’illustrazione totalmente nuova, compiuta dall’interno, di una delle sette religiose che componevano il variegato mondo del giudaismo del Secondo Tempio. Finora se ne avevano solo notizie e descrizioni da fonti esterne (Flavio Giuseppe e Plinio in primis).

Il secondo enorme guadagno è dato dalla loro importanza per gli studi veterotestamentari e per gli studiosi della Bibbia ebraica. Essi retrodatano di mille anni l’affidabilità del testo ebraico masoretico su cui si fondano le traduzioni in lingue moderne dell’Antico Testamento. Il Codice di Aleppo, del 925-930 d.C., che costituisce la base del textus receptus, si ritrova infatti praticamente identico (tranne alcune modificazioni vocaliche amplificative) nei testi di Qumran, risalenti a metà del II sec. a.C.! I rotoli di Qumran si pongono a pochi decenni di distanza dalla composizione dei testi originali dell’AT in ebraico e aramaico, anche se il corso della standardizzazione del testo biblico e la formazione del canone erano ancora in via di definizione.

Il terzo guadagno, che fa dei rotoli di Qumran un tesoro di ineguagliabile importanza, si situa nel campo della comprensione della nascita delle prime Chiese e del testo del Nuovo Testamento. Dal comune patrimonio di convincimento settario del giudaismo del Secondo Tempio, le varie componenti settarie usufruirono degli stessi testi fornendo però loro una diversa interpretazione, che ne fa la base di una differente forma di vita comunitaria, di regole alimentari e ascetiche, di differenti strutturazioni del tempo e dello spazio. È evidente che la comunità primitiva cristiana diede ai testi dell’AT un’interpretazione diversa da quella data a Qumran: un’interpretazione cristologica fondata sul mistero pasquale di Gesù Cristo, gloria del suo popolo Israele, rivelazione definitiva della volontà di salvezza di YHWH/Il Padre.

Secondo Lim, il sito di Qumran fu occupato più o meno ininterrottamente dal 135 a.C. al 68 d.C., anno dell’intervento dell’esercito romano che distrusse l’area. I rotoli furono messi al sicuro nelle grotte e il loro contenuto è tutto databile ante 68 d.C. Lo studioso sostiene la tesi maggioritaria che vede nel sito il luogo di un monastero di esseni dedicato alla meditazione delle Scritture, alla preghiera, alla vita di lavoro nella porcellana e nel vasellame, alla copiatura di antichi rolli biblici ecc. Altre ipotesi alternative – smontate da vari studiosi con argomenti efficaci – vedono in Qumran un polo commerciale, una villa rustica asmonea, una fortezza, una residenza di campagna, un casolare/centro esseno o una fabbrica di vasellame.

La comunità monastica di Qumran era ossessionata dalla purità, con frequenti abluzioni rituali testimoniate dai numerosi bagni rituali/miqwaot presenti in situ. (Bellissimo quello con la scala fratturata dal terremoto del 31 a.C.).

Governata da un maestro di giustizia e da un collegio di anziani, essa vagliava i novizi per due anni, per poi immetterli nella comunità in modo progressivo, incamerando anche i loro beni.

Qumran aveva una visione piuttosto deterministica della vita e credeva nella presenza di due spiriti, uno buono e uno malvagio, che si contendevano il cuore dell’uomo, la cui libertà era ridotta ai minimi termini. La comunità rifletteva anche sul fatto di vivere la nuova alleanza annunciata dai profeti, nell’attesa della guerra finale tra i “figli della luce” (gli esseni) e i “figli delle tenebre” (le genti).

La comunità di Qumran – e gli esseni – sorse a metà del II sec. a.C. come continuazione dell’opposizione fatta dai pii/chasidim all’ondata ellenistica che imperava nei territori giudaici e all’empietà dei capi asmonei che aveva assommato in sé il potere regale e quello sommo sacerdotale. Il loro Maestro di giustizia si opponeva al Maestro di iniquità, da identificare con ogni probabilità con il sommo sacerdote che officiava a Gerusalemme.

Qumran poteva essere nato come un ramo particolarmente rigoroso e ascetico (con forte connotazione deterministica) all’interno di una vasta platea di siti esseni, vari dei quali situati all’interno di ambienti cittadini. Comunità essene diverse potevano avere accentuazioni dottrinali diversificate fra loro. La Regola della comunità presuppone una comunità diversa da quella supposta da Codice di Damasco.

Qumran è una convivenza – composta praticamente da soli uomini celibi –  situata nel deserto. Si pensa che potesse contare circa 200 persone. Essa appartiene alla setta più vasta degli esseni, che aveva però anche degli “accampamenti” in luoghi abitati e in grandi città. Le due comunità avevano regole diverse, specialmente sulla possibilità di sposarsi da parte degli esseni viventi in città. A Qumran, in ogni modo, è stato rinvenuto un cimitero situato 50 m a est del sito archeologico. Vi sono state scoperte 1.138 tombe, di cui una con una bara in zinco e lo scheletro di quattro donne e due bambini.

La comunità di Qumran era in rotta feroce con la classe sacerdotale che officiava nel tempio di Gerusalemme. Seguiva un calendario solare, diverso da quello luni-solare del tempio.

Lim accenna al fatto che a Gerusalemme ci fosse un quartiere esseno, situato nella zona sud-occidentale della città, di cui è stata scoperta dal domenicano Pixner la “porta” d’entrata. Meglio parlare di “porta degli esseni”, che non di “cancello” di cui parla Lim. Flavio Giuseppe parla di pylē, che è la porta di una città/quartiere. Lim non cita il particolare molto strano dell’uomo con la brocca citato dall’evangelista Marco (cf. Mc 14,13). Se egli fosse stato davvero un esseno, Gesù potrebbe aver celebrato in casa di amici esseni una solenne cena di addio con tono pasquale il martedì sera, lasciando una spazio adeguato agli eventi della passione e morte, non collocabili tutti nella notte fra il giovedì e il venerdì (è la famosa tesi dell’esegeta francese Anne Jaubert, sostenuta da molti e respinta dal teologo J. Ratzinger in uno dei tre volumi sulla vita di Gesù).

Nelle anfore ritrovate nelle 11 grotte presenti nelle rocce che sovrastano il sito di Qumran furarono trovati un migliaio di rotoli e frammenti. Lim pensa che le grotte, i rotoli, il sito e gli esseni siano elementi che vanno strettamente collegati fra loro.

I testi principali rinvenuti a Qumran sono di vario tipo. Le regole comprendono: la Regola della Comunità e Il Documento di Damasco. Testi di regolamentazione etico-giuridica, halachica, sono la lettera halachica 4QMMT (importante per i raffronti con la problematica paolina della giustificazione per fede o per osservanza delle norme legali) e altri testi halachici come le Regole di purità. La letteratura escatologica (sulla quali Lim purtroppo non si ferma a sufficienza) comprende la Regola per la guerra, la Regola della Congregazione, la Descrizione della nuova Gerusalemme e altri testi.

La letteratura esegetica abbraccia i Targumim (traduzioni-parafrasi in aramaico di testi biblici in ebraico), il Rotolo del Tempio, i pesharim (interpretazioni attualizzanti di Isaia, Osea, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Malachia, Salmi). La letteratura parabiblica comprende parafrasi al Pentateuco, l’Apocrifo della Genesi, il Libro dei Giubilei, i libri di Enoch, i Libri dei patriarchi ecc.

I testi poetici comprendono Salmi apocrifi, Inni (i famosi Hodayot), poemi sapienziali ecc. I testi liturgici comprendono preghiere quotidiane, preghiere festive, le Parole dei Luminari, gli importanti Canti dell’olocausto del sabato, benedizioni e maledizioni ecc. Ci sono, inoltre, i testi astronomici, calendari e oroscopi e l’importante Rotolo di rame.

I rotoli di Qumran hanno una triplice catalogazione: per nome del trattato, per numero di grotta, per numero di frammento. Alcuni, per prestigio e notorietà, hanno solo il loro titolo. Ad es: Rotolo di Rame, 3QRotolo di Rame, 3Q15.

Il professor Lim non intravede la presenza a Qumran di alcun testo cristiano. Né il famoso frammento 7Q5 riporta il testo di Mc 6,26-27 – come solo ipotizzato dal paleografo gesuita O ‘Callaghan del Biblico e divenuto poi, per gli interventi dello storico Thiede e di alcuni movimenti religiosi, il criterio di appartenenza o meno alla Chiesa cattolica! – né altri che riportino un versetto di 1Pt o la Lettera di Geremia. Lim raccomanda estrema prudenza e rimanda a studiosi che vedono in questi frammenti alcuni testi greci di 1Enoch.

Anche il sensazionalistico supposto testo di un “messia sconfitto” – prontamente rapportato da alcuni al Cristo Messia crocifisso – si è rivelato un’errata (seppur possibile) lettura della vocalizzazione all’interno di un brano che parla sempre di un messia vittorioso che sconfigge gli avversari. Va ricordato che i testi di Qumran sono solo consonantici e possono essere vocalizzati talvolta in modi diversi. Occorre quindi molta prudenza nel trarre conclusioni affrettate o “indirizzate” ideologicamente.

Un testo davvero interessante, ricco di notizie, riferimenti e analisi, scritto in puro stile anglosassone dal docente di Bibbia ebraica al New College di Edimburgo.

Timothy H. Lim, I rotoli del Mar Morto. Una breve introduzione (Sintesi s.n.), Queriniana, Brescia 2019, pp. 192, ISBN 978-88-399-2960-0.

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