Per secoli l’unica Preghiera eucaristica è stato il Canone Romano. Ora è possibile godere di una maggiore varietà di testi. Le loro caratteristiche.
Don Ubaldo usa sempre la stessa anafora: la Preghiera eucaristica II. La conosce a memoria e diventa riposante per lui dire quelle parole anche senza leggere; a volte si accorge che va un po’ troppo veloce: l’abitudine può togliere slancio anche alle parole più alte.
Don Asdrubale, invece, è troppo preoccupato dalla monotonia per usare sempre la stessa anafora: ogni domenica ne usa una diversa. Usare anafore diverse non deve rispondere al bisogno di variare, ma di cercare quella più consona al momento in cui si sta vivendo, all’assembla, alle letture proclamate.
E, d’altra parte, rimanere sempre sulla stessa preghiera priva l’assemblea della ricchezza eucologica della liturgia, che nutre e stupisce con le sue alte parole.
È importante che questa preghiera sia letta in modo che il popolo possa seguire, possa capire il testo: senza fretta, ma nemmeno con una lentezza esasperante.
Grande rilevanza hanno i movimenti delle braccia e delle mani del presbitero, che percorrono tutta la preghiera eucaristica. Li possiamo raggruppare in tre gruppi di significato:
- 1. braccia e mani che pregano: braccia allargate, braccia innalzate, mani congiunte;
- 2. braccia e mani che santificano: imposizione delle mani e benedizione delle offerte;
- 3. braccia e mani che mostrano: gesto dell’elevazione dopo le parole di consacrazione e alla dossologia finale.
Ogni gesto sarà eloquente, se compiuto con attenzione: parla molto di più un gesto ben fatto di mille parole dette frettolosamente.
Non è assolutamente prevista la riproduzione mimetica della frazione del pane nel momento in cui il sacerdote dice «lo spezzò»: non solo perché la frazione del pane è un atto rituale specifico che si fa successivamente, prima della comunione, ma anche perché il racconto dell’istituzione non intende “mimare” quello che ha fatto Gesù, ma ne è il memoriale, in un contesto costituito da tutta la celebrazione.
Anche l’assemblea ha una sua gestualità: un’assemblea devota e raccolta aiuta il presbitero nel suo compito orante. Anticamente anche i fedeli stavano in piedi (circumstantes) per tutta la preghiera eucaristica, nella posizione pasquale di coloro che, mediante il battesimo, avevano acquisito la dignità di figli del Padre in Cristo, risorti con lui. Quando, nel XIII secolo, si è dato vita al rito dell’elevazione, si è cominciato ad inginocchiarsi per un breve spazio di adorazione.
La riforma del Messale Romano (1969) ha voluto recuperare l’antico atteggiamento dell’assemblea liturgica, rispettando tuttavia questo breve momento di adorazione. Pertanto i fedeli «si inginocchiano alla consacrazione, a meno che lo impediscano… motivi ragionevoli. Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione» (OGMR 43).
Io sono disabile, e seguo quasi tutto seduta: mi manca molto poter partecipare alla preghiera attivamente, con il corpo: alzarmi, inginocchiarmi, sedermi.
Diamo ora una scorsa alle varie anafore.
Preghiera eucaristica I – o Canone Romano
Per molti secoli questa è stata l’unica Preghiera eucaristica della liturgia latina. Quando Paolo VI autorizzò la preparazione di nuove Preghiere eucaristiche, stabilì che il Canone Romano fosse lasciato immutato e che venissero composte o ricercate due o tre altre Preghiere eucaristiche da usarsi in particolari determinati tempi. È un testo privo di una propria azione di grazie, per cui il prefazio è variabile, e si presenta come una grande intercessione, tutto basato sul tema dell’offerta e del sacrificio. Esso mostra una struttura complicata. Tuttavia, letterariamente e stilisticamente, ha una sua bellezza e una sua efficacia: la Chiesa tutta ripresenta al Padre il sacrificio di Cristo in un clima di esultanza e di gioia comune.
Preghiera eucaristica II
Riprende e rielabora una delle più antiche Preghiere eucaristiche a noi giunte: quella contenuta nella Tradizione Apostolica, attribuita ad Ippolito (II-III secolo). Caratteristica di questa preghiera è la sua connotazione cristologica: la celebrazione eucaristica è memoriale della Pasqua, centro ricapitolatore di tutta la storia della salvezza, ma anche sintesi di tutta la vita di Cristo.
È la più corta tra le nuove anafore; per questo è la più usata ed è la preferita di don Ubaldo.
Preghiera eucaristica III
Insieme con la IV, è una vera nuova composizione, frutto della riforma del Vaticano II. Preparata nella sua struttura fondamentale dal benedettino C. Vagaggini, risulta densa di cultura biblica e patristica, di reminiscenze di diverse liturgie, ma anche aperta alle problematiche e al linguaggio della Chiesa del nostro tempo. Presenta le stesse caratteristiche della Preghiera eucaristica II, con un testo più ampio ed elaborato.
Preghiera eucaristica IV
Composta sul modello delle antiche Preghiere eucaristiche della tradizione liturgica orientale, soprattutto la Preghiera di s. Basilio, è la prima a disporre di un proprio prefazio fisso. La scelta di questa Preghiera eucaristica è perciò possibile, e dunque raccomandabile, nel Tempo per annum (domeniche e giorni feriali), nelle memorie dei santi prive di un prefazio proprio, nelle messe rituali, nelle messe per varie necessità e nelle messe votive. Questa Preghiera incorpora diverse caratteristiche delle anafore della tradizione orientale. Il suo linguaggio è il più biblico delle Preghiere del rito romano.
Preghiere eucaristiche della riconciliazione I e II
Composte su richiesta di Paolo VI per l’anno santo della riconciliazione (1975), prevedono un criterio di scelta più selettivo, in quanto il prefazio proprio forma un tutt’uno, non disgiungibile con il resto della preghiera e può essere sostituito solo con prefazi che «si riferiscano ai temi della penitenza e del rinnovamento della vita». È rilevante il fatto che in queste Preghiere il valore salvifico dell’eucaristia venga riletto in termini di “riconciliazione”, in quanto la riconciliazione è una categoria centrale della storia della salvezza ed eccellente chiave interpretativa dell’opera e della persona di Cristo.
Preghiera eucaristica per varie necessità (Preghiera eucaristica V)
Detta anche “Preghiera eucaristica svizzera”, in quanto preparata in occasione del Sinodo svizzero, è stata pensata in quattro esemplari, varianti nel prefazio e nelle intercessioni secondo i quattro temi posti in apertura:
V-A) Dio guida la sua Chiesa
V-B) Gesù, nostra via
V-C) Gesù, modello di amore
V-D) la Chiesa in cammino verso l’unità.
Tutta questa varietà è una grande ricchezza per la Chiesa: dispiace vederla relegata a qualche momento particolare.