David L. Baker ha studiato a Sheffield e Oxford e ora insegna al All Nations Christian College, Hertfordshire, England. Fino al 2014 è stato docente di Antico Testamento al Trinity Theological College a Perth, Western Australia. In precedenza è stato vicedirettore alla Tyndale House, Cambridge, England, dove ha tenuto omelie sui Dieci Comandamenti. Ha insegnato in Indonesia per più di vent’anni.
Nella prima parte del suo volume (pp. 11-56) egli presenta un’introduzione generale sul Decalogo, illustrandone la struttura, la forma, le origini e lo scopo. Studia le leggi del Deuteronomio e le parole di Mosè, confrontandole con la formulazione del Decalogo. Analizza quindi le due forme in cui sono arrivate a noi (Es 20,2-17 e Dt 5,6-21) e le considera parole di Dio e leggi per il popolo di Dio, la costituzione per Israele ma avente un valore universale.
Nella seconda parte (pp. 57-130) Baker analizza le prime quattro “Parole”, poste sotto il titolo di “Amare Dio”. Studia l’unicità di Dio, il culto e le immagini, la riverenza dovuta al nome di Dio, il tema del riposo e della famiglia, con l’onore dovuto ai genitori.
Lo studio di ogni singola “parola” a livello filologico e di teologica biblica è sempre accompagnato da una serie di riflessioni che, dopo aver contestualizzato la “parola” biblica nel più vasto contesto del Medio Oriente Antico, la analizza nell’ambito “canonico” proprio della Bibbia.
Vengono, infine, avanzate delle proposte per far comprendere l’importanza e la validità attuale di queste parole per l’ordinata sopravvivenza anche delle società moderne che pensano di poterne fare a meno. Secondo Baker non si può pretendere che lo Stato appoggi materialmente la messa in pratica letterale della proposta biblica, ma non si deve neppure pensare che queste parole non abbiano niente da dire al vissuto degli uomini e delle società odierne.
Questo sforzo emerge con maggior forza nella seconda parte (pp. 131-198), dove, sotto il titolo di “Amare il prossimo”, vengono analizzate le altre “Parole”: la vita (e l’omicidio), il matrimonio (e l’adulterio), la proprietà (e il furto) la verità (e lo spergiuro); ultimo, ma non meno importante, il comandamento sulla bramosia.
Il saggio si conclude con un capitolo su “Il decalogo oggi” (pp. 199-204), dove l’autore tenta un’ulteriore attualizzazione delle “dieci parole” bibliche. Il Decalogo è proposto come una legge di vita, proveniente da un Dio che ha favorito la vita del suo popolo liberandolo dall’Egitto. Gesù l’ha ripreso e approfondito.
Il testo è scritto con la chiarezza e l’assenza di ogni ampollosità tipicamente anglosassoni. Ha un ottimo taglio di valore scientifico (per chi vuol approfondire con le note e la bibliografia finale) e un benemerito tentativo di mostrare l’attualità e l’attuabilità del Decalogo nelle società moderne.
Nelle note la bibliografia è citata all’americana: autore e anno. “Risparmiosa” di spazio ma molto scomoda nella sua utilizzazione. Una vasta bibliografia ragionata è posta alla fine del volume (p. 205-239): sul Decalogo in generale e poi riguardo a ogni singola “parola”. È seguita dalle abbreviazioni (pp. 240-243), dall’indice degli autori (pp. 244-250) e da quello analitico (pp. 251-256).
David L. Baker, Il decalogo. Vivere come popolo di Dio (Biblioteca Biblica 28), Queriniana, Brescia 2019 (or. am. Downers Grove, IL 2017), pp. 264, € 25,00.