Il 2020 segna il centenario della nascita di Chiara Lubich (Trento, 22 gennaio 1920 – Rocca di Papa, 14 marzo 2008), fondatrice del Movimento dei Focolari. Per i lettori di Settimana News pubblichiamo qui un suo profilo che ne coglie il significato per la vita odierna della Chiesa e della società. Bernhard Callebaut è docente di Sociologia presso l’Istituto Universitario Sophia (Loppiano), ed è autore del volume La nascita dei Focolari. Storia e sociologia di un carisma (1943-1965), Città Nuova, Roma 2017.
In occasione del centenraio di Chiara Lubich sono diverse le iniziative previste: una mostra a Trento e a Tonadico; l’uscita, il 1° dicembre, per i tipi di Città Nuova, di una biografia scritta da un giovane storico trentino (Gentilini); una messa trasmessa dalla RAI dal santuario Maria Theotokos di Loppiano, prima cittadella internazionale del Movimento dei Focolari; la partecipazione – il 25 gennaio – del presidente della Repubblica Italiana all’incontro tra la città di Trento e una rappresentanza dei Focolari proveniente da tutti i continenti; un convegno di quattro giorni sull’impegno per la città, dimensione che aveva sempre affascinato la Lubich; un incontro di 150 vescovi a Trento e poi a Loppiano: un mini-concilio di Trento, secondo qualche fiero trentino, memore del Concilio del Cinquecento.
Non mi pare azzardato includere in questa lista altri due eventi che vedono papa Francesco al centro e che mirano ad avere dimensioni spiccatamente internazionali, e non solo ecclesiali: l’Economia di Francesco (Assisi, marzo 2020) e il Global Education Compact (Roma, maggio 2020). Saranno occasioni che vedono, con tante altre realtà, i Focolari a servizio di sfide globali anche con il loro apporto di pensiero, oltre che fornendo l’aiuto di personale per rendere tutto possibile.
È ormai un tratto importante dei Focolari oggi: collaborare con tanti altri per realizzare iniziative a forte carattere “multilaterale”, a servizio del proprio tempo, come lievito nella massa.
E si potrebbe andare avanti, fino all’incontro interreligioso di giugno che chiude la celebrazione di questo centenario.
Tutte iniziative che hanno richiesto preparazione, progettazione, non poca energia. Chi va a guardare sul sito del centenario può anche comprensibilmente avere dei capogiri, talmente tante e varie sono le proposte. Dietro a tutto questo c’è un interrogativo: come capire l’attualità dei Focolari? Chi è Chiara Lubich oggi, per essi, per la Chiesa e per il mondo?
Il sogno dell’unità
C’è bisogno di riconciliazione, di riavvicinarci gli uni agli altri, di trovare ragioni oggi per migliorare i nostri rapporti. Non c’è dubbio che, solo guardando l’inizio di questo 2020, con l’affiorare di timori di guerre fuori dall’Europa o dei rischi legati alla crisi ambientale, ci si può scoraggiare e chiedersi dove trovare le ragioni per reagire, per sperare nel futuro.
Certo nel 1943, nel clima della seconda guerra mondiale, la giovane Chiara (Silvia all’epoca) Lubich si sarà fatta anch’essa queste domande. La risposta che si è data ha fatto nascere il Movimento dei Focolari.
Leggendo il Vangelo, Chiara capisce che quello che sta per sbocciare dall’esperienza che sta vivendo con il suo piccolo gruppo nel Trentino è una chiamata a vivere per l’unità, concetto evangelico che per loro ha ormai un fascino straordinario. Impegneranno tutta la loro vita ad imparare, a cogliere e a vivere il fascino del Vangelo.
L’unità, un mondo più unito, un mondo più fraterno… Nel 1943 quegli ideali sembravano pura utopia, ma questo non ha fermato la giovane Lubich.
Vale ancora interrogarsi: ha senso oggi pensare – un po’ controcorrente – che questo nostro mondo vuole, domanda, ha bisogno di unità? Non sembrano fuori luogo queste parole, questi concetti? Non sembrano troppo “alti” per l’oggi? Ha senso oggi confrontarsi con questa figura di donna cattolica, trentina, fondatrice, mistica e autrice feconda? Gli organizzatori delle celebrazioni del centenario hanno pensato di sì. Ma per quale ragione? Perché, in questo momento della storia, “incontrare Chiara Lubich” non è tempo perso.
Incontrarla oggi
Quando si è pensato a questo centenario, si è da subito cercato uno slogan che sintetizzasse lo “spirito” verso il quale orientare la creatività che si andava sviluppando: celebrare per incontrare, propose Maria Voce, presidente da 12 anni dei Focolari. “Incontrare Chiara Lubich”, non solo a 100 anni dalla nascita, ma soprattutto a più di 12 anni dalla sua morte. Occorre una riflessione accurata. A parte i venti di guerra, il mondo del 2020 è ben diverso da quello del 1920 o del 1943.
La figura di questa donna, nata appena dopo la prima guerra mondiale, ha da dirci ancora oggi qualcosa. Un suo amico, fondatore a sua volta di una realtà ecclesiale successiva al 1968, disse di lei: «In una storia del cristianesimo del Novecento fatta in gran parte di uomini che alle donne hanno lasciato qualche angolo di mistica o qualche esperienza di carità, Chiara è stata una donna che ha fatto la storia a tutto tondo: mistica, carità, ma anche politica, cambiamento della vita, passione. Cosi io l’ho conosciuta» (Riccardi, 18 novembre 2019).
Forse proprio questa poliedricità spiega perché ancora oggi non è facile cogliere chi era davvero, chi è Chiara, perché è ancora interessante incontrarla, anzi, forse è più facile incontrarla oggi che quando era in vita. Incontrarla può diventare un bisogno, perché Chiara appartiene più al Duemila che al Novecento.
Il dinamismo
Chi ricordiamo oggi tra le figure femminili del Novecento? Tutti ricordiamo Madre Teresa per la sua spinta alla carità; Adrienne von Speyr, Etty Hillesum, Anna Frank o Simone Weil come figure mistiche; tra le fondatrici di nuovi ordini, la piccola sorella Magdeleine (legata al carisma di Charles de Foucauld) e diverse altre di figure femminili meno conosciute.
Per cogliere l’apporto della Lubich, però, bisogna menzionare anche il suo rapporto con la politica, che già Havel, De Gasperi e Prodi avevano stimato. O anche il suo rapporto con l’economia: era amica di dom Helder Camara e di don Benzi e la sua forte ansia di giustizia sociale e il suo impegno per i poveri sfociarono, nel 1991, nel progetto dell’Economia di comunione, che non solo come proposta pratica ma anche per la sua rilevanza culturale e scientifica, verrà apprezzata, pubblicizzata e studiata, oltre che premiata.
Nell’ambito dell’ecumenismo, del dialogo interreligioso e del rapporto con la cultura laica, è difficile trovare un’altra figura di donna che, come lei, abbia riscosso consensi in tutti e tre questi ambiti contemporaneamente.
Ad elencare questi aspetti si può diventare presuntuosi. Il fatto è che si trovano pochi uomini che, come lei, si siano impegnati «a 360 gradi», come qualcuno ha scritto di Chiara.
Urge davvero capire come abbia fatto a farsi apprezzare da musulmani sunniti e sciiti, in casa nostra e nel resto del pianeta. O come abbia affascinato e sia riuscita ad entrare in rapporto con cinesi e indiani, che sono oggi tra i maggiori artefici della crescita mondiale. Come sia riuscita a tessere rapporti con correnti del buddismo e dell’ebraismo, tra loro così diverse. E come abbia fatto a guadagnare la fiducia dei poveri e a stimolare negli imprenditori il meglio della loro ingegnosità convincendoli a mettersi al servizio di un mondo più uguale.
Trento: quattro compagne
Se si cerca qualche chiave di lettura che illumini dal di dentro un filo logico, direi un filo “lubiciano”, bisogna ripercorrere alcuni passi.
Lo suggerisce la celebrazione dei cento anni. Torniamo al 1920, perché, nelle celebrazioni, bisogna prima di tutto puntare i proiettori sul luogo dove tutto nasce, la sua amata Trento. Credo sarebbe piaciuto a Chiara che parecchi elementi del centenario siano situati a Trento. Non per niente il presidente della Repubblica vuole “incontrarla” a Trento il 25 gennaio.
Lei ha sempre avuto il senso del locale ma, nei primi giorni di pace dopo il cataclisma bellico, nel 1945, dal balcone del primo Focolare guardava con qualche sua campagna un aereo nel cielo esclamando: «Un giorno, questi aerei porteranno ovunque il nostro “ideale”» – parola chiave nel suo gergo per dire l’insieme delle ispirazioni che sintetizzavano la vita che si stava sviluppando e che farà nascere i Focolari. Chiara locale e globale dall’inizio, dunque.
Interrogata un giorno sui ricordi dei “primi tempi” a Trento, disse anche che sognava la cupola: il suo “ideale” avrebbe avuto a che fare con la cupola, cioè San Pietro a Roma, e dunque con il papa e con la Chiesa universale. Lo disse allorché aveva attorno a sé solo un gruppo informale di amiche e la responsabilità di una sezione locale di giovinette del Terz’ordine francescano (cappuccino). Ma aveva già nel suo DNA la Chiesa locale e universale.
E il mondo? Chiara è sempre stata particolarmente attenta alla dimensione circoscritta della città, ma poi parlerà con fervore della patria («amare la patria altrui come la propria») e finirà con l’evocare il «mondo unito» ammettendo musulmani, ebrei, buddisti e indù nel suo movimento…
Iniziò sotto le bombe a prendere le misure della sua città, pensando che il suo gruppo fosse nato per risolvere il problema dei poveri di Trento, sensibilità al sociale sempre esercitata lungo tutto l’arco del suo percorso e che porterà, nel 1991, all’iniziativa già ricordata dell’Economia di comunione e persino allo stimolo per sviluppare nuovi capitoli nell’ambito delle teorie economiche.
Sempre durante la guerra, assieme alle sue prime quattro compagne, distribuisce in ogni casa di Trento un volantino-manifesto: per essere felice, il primo atto che manifesta il suo interesse per la vita pubblica. Non per nulla il presidente del consiglio De Gasperi la stimerà tantissimo, e il filo con i politici in patria e all’estero non si interromperà mai, convinta com’era che la politica era l’amore degli amori…
I sospetti e i “segni”
Serve dunque oggi incontrare la Chiara, figura di leader religiosa? Già nel 1947 l’arcivescovo di Trento riconosce Chiara come una leader spirituale credibile. Tuttavia, nonostante i plausi e i consensi, le perplessità non sono mancate a Trento. Ma gli interrogativi che ella si poneva negli anni Quaranta, col Concilio degli anni Sessanta si riveleranno come punti cardine del rinnovamento del mondo cattolico.
A Trento Chiara inizia a praticare il Vangelo con la pedagogia delle “Parole di vita”, brevi messaggi che sono una vera evangelizzazione in anticipo sui tempi, anche se allora qualcuno la accusava di “essere protestante”. Nello stesso tempo – siamo nel 1961 – prepara i Focolari ad essere tra i primi movimenti e le realtà ecclesiali a lanciarsi nell’avventura dell’ecumenismo.
Sempre a Trento si mormorava che Chiara e compagne esagerassero con il loro impegno per i poveri e con la comunione dei beni istaurata tra loro a tale scopo. Con il Concilio (cf. la questione sociale come “segno dei tempi”) e con l’opzione preferenziale per i poveri, la Chiesa postconciliare – fino ad arrivare all’Evangelii gaudium e alla Laudato si’ di papa Francesco – in questi decenni ribadirà queste scelte, ma a Trento girava voce che quelle donne fossero “comuniste”.
Un terzo elemento – un aspetto che a tutt’oggi va meglio capito – era che l’iniziativa di Chiara e delle sue compagne fosse fragile, oggi si direbbe soft, troppo femminile per essere solida, troppo sentimentale (parliamo sempre delle reazioni in certi ambienti trentini). Un pregiudizio legato all’eredità maschilista radicata nella Chiesa preconciliare. Ma che si qualifichi la spiritualità dei Focolari come “mariana” – oggi si direbbe spiccatamente “generativa” – non è più considerato un handicap ma un vantaggio.
Solo a partire dagli anni Ottanta si inizia di parlare del concilio Vaticano II come di un evento che ha rimesso la comunione al centro della vita ecclesiale. Ciò fa capire, ripensando al passato, che a Trento (certamente non solo lì) c’era già il seme di tale evoluzione che germinava nel popolo di Dio.
Personalmente nei più che cinquant’anni di impegno nei Focolari, il fatto che questo movimento sia nato da una donna e che la presidente sarà sempre una donna non mi ha mai fatto pensare di essermi impegnato per sbaglio in un movimento femminista, bensì in una realtà che mirava alla reciprocità profonda, alla comunione, ad un sempre più profondo rispetto della diversità nell’unità, in una realtà che liberava l’uomo da millenni di maschilismo.
C’è futuro, c’è speranza
Forse incontrare Chiara Lubich nel 2020 può avere anche un altro senso. Non c’è dubbio che il mondo, sotto l’impulso dell’economia, della finanza e dei progressi tecnologici (l’era del digitale ha raggiunto tutto il pianeta) sta diventando globale o – come si diceva un tempo – un villaggio globale.
Nello stesso tempo, aumenta l’impressione che non abbiamo ancora imparato a vivere meglio insieme, tra persone, tra generi, tra popoli e continenti, tra religioni e civiltà.
Ci sono anche segnali che dicono che in certi momenti e in certi settori si progredisce ma che tutto questo è ancora fragile. La sfida alla quale il centenario di Chiara Lubich cerca di rispondere è proprio questa: c’è futuro, c’è speranza, se si guarda l’insieme del nostro mondo.
Il racconto della lunga vita della Lubich dimostra che c’è un disegno possibile per un mondo che si connette tecnologicamente e economicamente, ma che stenta a dare un senso a questo evoluzione. Uno dei cardini della visione di Francesco sulla Chiesa e il cristianesimo nel contemporaneo riguarda la centralità dell’avviare processi, questo in contrapposizione a una sorta di ossessione nell’occupare spazi. Una visione, questa, che è stata anche quella di Chiara che ha messo in moto molti processi, gli ha azzardati pur senza sapere a priori dove essi potessero condurre. Questo buon azzardo evangelico si è mostrato essere, nel tempo, fecondo e significativo. Ed è anche in questo senso che la vita di Chiara continua a parlarci, nell’oggi del mondo e della Chiesa.
Non viene a Trento solo il presidente Mattarella, ma si stanno muovendo tante persone, famiglie, giovani.
Chi sta arrivando non dimentichi di visitare la mostra a Piedicastello. La marcia in più di tutto il calendario delle iniziative è che queste sono ideate e preparate da persone che hanno conosciuto e vissuto a fianco di Chiara, anzi alcuni sono stati proprio “chiamati da lei” un giorno lontano e successivamente si sono impegnati nel movimento come meglio potevano.