Il battesimo non è sempre stato amministrato nello stesso modo. Le variazioni avvenute lungo la storia. Spunti per la catechesi e la pastorale.
Nei primi secoli della Chiesa si forma un patrimonio di dottrine, simboli e parole, che danno al percorso verso il battesimo e al rito stesso spessore e complessità. L’attesa può durare anni; la catechesi vera e propria si tiene nel periodo quaresimale e la celebrazione è al centro del momento di massima solennità comunitaria (la Veglia pasquale o la Pentecoste). Ovviamente, tutto questo riguarda prima di tutto gli adulti.
Nel IV secolo i cristiani smettono di essere una minoranza e il cristianesimo diviene la religione dell’Impero. Annunciare il vangelo è più facile; viverlo nella quotidianità è meno rischioso; lo Stato protegge la Chiesa e le dà prestigio e ricchezza. Ma si può diventare cristiani anche per conformismo; la condizione dell’uomo comune e quella del cristiano tendono a coincidere; è più difficile tenere le distanze dai poteri terreni.
Come è cambiata la prassi battesimale
Nella pratica battesimale si avviano radicali cambiamenti (che verranno portati a termine durante il medioevo):
* si riduce la durata del catecumenato (i riti che venivano svolti in un periodo relativamente lungo vengono concentrati e compressi in una sola celebrazione);
* ci si aspetta che tutti siano battezzati fin da piccoli; a chi obietta che è difficile chiedere ai bambini la fede e la conversione, Agostino risponde: «Ai piccoli la Madre Chiesa presta i piedi degli altri perché essi possano venire, il cuore degli altri perché possano credere, la lingua degli altri per affermare la loro fede»;
* invece che un rito solenne che si tiene in pochi momenti particolari nelle chiese principali, il battesimo è un rito continuo che si può tenere in qualunque momento anche presso chiese minori;
* nel formulario scompare la struttura per domande e risposte e si impone invece una semplice formula pronunciata dal celebrante: «Io ti battezzo…»;
* ci si limita a versare un poco d’acqua benedetta sul capo del neonato (più che la rinascita dalla morte, il battesimo è sempre di più il lavaggio di una macchia);
* i fonti battesimali più antichi erano vasche infossate; prima si innalzano a livello del pavimento (bacini) e poi divengono coppe; non sono più in un ambiente autonomo esterno alla chiesa ma dentro la chiesa stessa, in un luogo che tende a diventare marginale.
* soprattutto: si impartisce il battesimo non semplicemente ai bambini, ma proprio ai neonati, nella convinzione dell’assoluta necessità del rito per la salvezza eterna; nella celebrazione prevale l’esorcismo, perché ciò che è centrale e indifferibile è la cancellazione del peccato originale; la dimensione comunitaria è ridotta al minimo.
Dopo il Vaticano II
Fino al XX secolo, nel mondo “cristiano”, l’essere battezzato è la condizione comune, dai primissimi giorni di vita, di ogni uomo e di ogni donna: il sacramento – la sua liturgia, la sua collocazione nel tempo e nello spazio – non danno un’identità e non costituiscono un motivo di distinzione, né all’interno di una singola esistenza, né nel confronto tra le persone. Dall’eccezionalità dell’essere salvati da Dio si è passati alla normalità dell’essere nati in una società cristiana.
Dopo il concilio Vaticano II (Rito del battesimo, 1970), c’è stato un tentativo di invertire alcune di queste tendenze
(a) per recuperare la centralità di Cristo e del legame con lui;
(b) per ridare alla celebrazione una dimensione comunitaria;
(c) per ridurre il peso della dimensione esorcistica e rendere evidente la volontà di salvezza da parte di Dio (così il Catechismo della Chiesa cattolica, § 1257: «Dio ha legato la salvezza al sacramento del battesimo, tuttavia egli non è legato ai suoi sacramenti»).
Al dibattito (sempre aperto) circa l’opportunità del battesimo ai bambini si è voluto rispondere confermando l’antica tradizione. È così più forte il messaggio della vicinanza di Dio ad ogni uomo, fin dall’inizio della sua vita; della gratuità con cui Dio si dona e ci dona la salvezza; della fede non come conquista del singolo ma come dono che passa attraverso la comunità.