Il 10 marzo andrà in approvazione al parlamento russo il testo della nuova costituzione. Sollecitato il 15 gennaio da Vladimir Putin e avvertito come un ritocco dell’equilibrio dei poteri dello stato per garantire il suo potere oltre la futura scadenza presidenziale, il testo si è trasformato. Esce dal modello filo-occidentale della costituzione precedente del 1993 per esprimere la specifica sensibilità e tradizione della Russia attuale.
I punti più caratteristici sembrano essere: il riferimento a Dio, la rilettura storica (in particolare della seconda guerra mondiale), la blindatura del territorio attuale, il riconoscimento del popolo russo come costitutivo dello stato, la famiglia tradizionale, oltre al riequilibrio di alcuni poteri statuali.
La prima bozza della riforma è stata approvata all’unanimità dalla Duma il 23 gennaio scorso dopo due ore di dibattito. Un apposito comitato di lavoro, composto da una sessantina di persone di provenienza molto eterogenea (sportivi, artisti, professionisti ecc.) con scarse competenze giuridiche, ha sollecitato una serie di modifiche che vanno dall’indicizzazione del salario alle tecnologie informatiche, dal volontariato al riconoscimento di potenza nucleare.
Da quel materiale Putin ha raccolto 24 pagine di modifiche sul testo costituzionale che andrà ad approvazione. «Gli emendamenti del presidente – ha detto il presidente della Duma, Viateseslav Volodine – sono il risultato del suo dialogo con i rappresentanti di tutte le espressioni della società civile».
Non si sa ancora in che forma il testo, una volta approvato, sarà sottoposto al voto popolare. Si conosce solo una data: il 22 aprile prossimo. Il lavoro finora compiuto è stato all’insegna della risposta alle sfide di oggi e, più concretamente, a come differenziarsi dai valori liberali dell’Occidente, definiti «obsoleti» da Putin.
Invocazione di Dio
Fra i temi più discussi vi è il riferimento a Dio. Il patriarca Cirillo si è esposto più volte: «Citare il valore della fede in Dio nella costituzione significherebbe un consolidamento della continuità storica e spirituale dei popoli del nostro paese che non si collocano fuori dell’orizzonte religioso». «Il valore della fede in Dio è anche un omaggio alla memoria di milioni di persone, nostri fratelli che sono stati perseguitati unicamente perché non volevano rinunciare alla propria fede. È un’idea che dovrebbe essere compresa anche da chi è lontano dalla religione» (28 febbraio). Posizione condivisa non solo dalla Chiesa ortodossa, ma da tutti i culti rappresentati nel Consiglio interreligioso russo e nel Comitato consultivo interreligioso cristiano: «Garantendo la pace in un paese multi-etnico e multi-religioso, sosteniamo la proposta di menzionare Dio nel testo della costituzione aggiornata. La consideriamo come la determinazione del valore delle convinzioni religiose dei popoli del nostro paese, storicamente e culturalmente legati alle religioni rappresentate da noi e anche in continuità nei confronti dei nostri antenati».
Il richiamo a Dio non sarà collocato in un preambolo ma dentro l’art. 71 con una formulazione di questo tipo: «La Federazione russa, cha ha una storia millenaria, salvaguardia la memoria dei nostri antenati che ci hanno trasmesso gli ideali e la fede in Dio».
Il riferimento a Dio nelle costituzioni può avere la forma della nominatio (il nome) o della invocatio (invocazione), a seconda della tradizionali nazionali.
Per quanto riguarda l’Europa occidentale, il nome di Dio ricorre, ad esempio, nella costituzione di Germania, Grecia, Irlanda e Svizzera, ma non nei testi fondanti di Norvegia, Lussemburgo, Islanda, Francia, Italia, Portogallo, Belgio, Olanda e Spagna.
Per i paesi del Centro ed Est Europa le nuove costituzioni, dopo il collasso del regime comunista, in genere non citano Dio. Fanno diversamente Polonia e Ucraina, mentre Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia richiamano il patrimonio spirituale della nazione.
Il cambiamento in atto per la Russia suona come una legittimazione dello stato, un sostegno alla tradizione religiosa maggioritaria come anche a un potere che trascende le autorità umane. Ma sia la nominatio e l’invocatio, sia la loro assenza hanno avuto ricadute molto diverse nella legislazione nazionale.
M. Emelianov, vice-presidente della Duma, ha condiviso la proposta del patriarca Cirillo ritenendola conforme all’articolo 14 della precedente costituzione: non è in questione la separazione della Chiesa dallo stato perché non si riconosce nessuna specifica confessione o religione come propria dello stato. Un parere molto più critico sull’intero testo è quello di G. Satarov, uno degli estensori del testo costituzionale precedente: sono testi che «oscillano fra la curiosità, il ridicolo e lo scoraggiante».
Curiosa continuità
La discontinuità rispetto alla costituzione precedente, e soprattutto rispetto a quella comunista, è piuttosto evidente. E tuttavia vi è un filo di continuità attorno al tema dei valori spirituali e morali della Russia (cf. K. Rousselet in Etudes, maggio 2018). Seppure declinati per tutti gli anni ’60-’70 come valori di tipo idealista, essi venivano proposti in funzione anti-religiosa.
Così il tema della spiritualità, che però comincia negli anni ’80 a piegare verso una consapevole distanza dall’Occidente e un progressivo investimento sulla Chiesa ortodossa come portatrice di alcune istanze: difesa dei valori familiari, dell’insegnamento religioso nella scuola, dell’arte religiosa, dell’ethos comune. Una curiosa continuità che ha permesso a V. Putin di dire alla televisione Rossia il 14 gennaio 2018: «La fede ci ha sempre accompagnati, ci ha rafforzato quando la vita si faceva difficile per il nostro paese e il nostro popolo, quando i preti erano uccisi e le chiese distrutte. Ma, allo stesso tempo, è emersa una nuova religione. L’ideologia comunista è nei fatti assai vicina al cristianesimo: libertà, eguaglianza, fraternità, giustizia, tutto questo è già contenuto nelle sacre Scritture. Vi è tutto lì. E il Codice del costruttore del comunismo? È una sublimazione, un riassunto semplificato della Bibbia. Non ha inventato niente».
Ha vinto il popolo, non Stalin
L’asserita continuità del periodo rivoluzionario con la storia precedente e successiva introduce una rinnovata lettura circa la seconda guerra mondiale, in polemica contro alcuni stati vicini, in particolare con la Polonia.
La “politica storica” di Putin prevede di cancellare il ruolo dell’URSS nello scatenamento della seconda guerra mondiale e a esaltare quello dei soldati e del popolo sovietico nella vittoria sulla Germania nazista. Ignorando il ruolo del Patto Molotov-Ribbentrop del 1939, il presidente russo accusa la Polonia di antisemitismo e di collusione con la Germania nazista, ricordando come «triviale antisemita» l’allora ambasciatore polacco presso la cancelleria tedesca.
L’assenza di Putin dalle celebrazioni per il 75° anniversario della liberazione di Auschwitz e (27 gennaio 2020) quella del presidente polacco, Duda, dalla commemorazione parallela in Israele dice la distanza e la reciproca volontà di riscrivere la storia e di rimuovere i risultati positivi della Commissione storica russo-polacca che, ad esempio, aveva lavorato sull’eccidio di 22.000 ufficiali polacchi da parte dell’Armata Rossa a Katyn nel 1940. Nella nuova costituzione russa si afferma l’interdizione di disprezzare o sottovalutare lo sforzo del popolo russo nella difesa della patria.
Oltre la fede e la storia, il testo sottolinea la difesa del territorio dello stato, compresa la Crimea, annessa nel 2014. L’affermazione può complicare anche la ricerca di un accordo sulle isole Kurili che sono rivendicate dal Giappone. Sarà vietato cedere porzioni del territorio.
La famiglia, non le convivenze
Altro punto caratteristico riguarda l’indicazione dell’etnia russa come popolo «costitutivo» del paese. Nel passato Putin aveva criticato anche Lenin in proposito perché non aveva difeso il primato del popolo russo nella composizione dell’Unione Sovietica. Qualche timore è stato espresso dai rappresentanti delle popolazioni musulmane, anche se nella legge si prevede la garanzia della difesa delle diverse lingue.
Non ultimo, il tema della famiglia. «Un matrimonio è l’unione fra un uomo e una donna. Per quello che concerne “genitore n. 1” o “genitore n. 2”, finché io sono presidente, non lo avremo. Resterà “papà” e “mamma”». Così si è espresso Putin alcune settimane fa accogliendo la suggestione della deputata Olga Batalina. L’affermazione è entrata nelle modifiche suggerite al parlamento.
Questo vuol dire un no costituzionale alle unioni omosessuali con una scelta profondamente diversa dal diritto occidentale. Una posizione che trova alleati e consensi nei paesi dell’Europa centrale. In Ungheria una modifica costituzionale simile è già stata introdotta e una simile tendenza è vistosa anche in Croazia.
In uno studio dell’Unione Europa che esce ogni quattro anni si dà nota della percezione delle popolazioni in merito. Dei 27.000 cittadini interrogati nel 2019, il 76% nei paesi occidentali sono per assicurare a omosessuali e bisessuali gli stessi diritti degli altri. Altri i risultati nei paesi dell’Europa centrale: 31% in Slovacchia, 38% in Romania, 39% in Bulgaria, con un arretramento di 5-15% rispetto all’analoga rilevazione del 2015.
Secondo il ricercatore I. Krastev, «all’Est non c’è stata la rivoluzione sessuale del 1968. Nelle società comuniste le donne erano più emancipate, ma l’omosessualità era vista in maniera nettamente più conservatrice, se non criminalizzata. Per molti è ritenuto possibile curarla».
Davanti alle modifiche proposte, sono andati in secondo piano i previsti adattamenti delle strutture statuali, la maggiore autorità del parlamento in ordine alla designazione del primo ministro e del governo, come l’ampliamento di responsabilità del presidente in altri campi. Toccherà a lui, ad esempio, nominare la Corte costituzionale e la possibilità di sostituire un ministro.
Ancora incerto il ruolo di un nuovo istituto, il Consiglio di stato, che si vede attribuire delle prerogative vicine a quelle del presidente. E ciò ha portato alcuni a prevedere una possibile permanenza di Putin al potere, su un’altra poltrona. Del resto, la sua uscita di scena è guardata con molti timori dentro e fuori della Russia, perché non si vede nessuno in grado di sostituirlo.
Finchè ci saranno Vescovi russi,che parleranno delle loro bombe atomiche come ,ai loro ‘angeli custodi’,mi terrò assai lontano da certe realtà…….’spirituali’.
…..se è questa la concezione di Dio che hanno voluto mettere nella loro costituzone,allora io non adoro questo dio(minuscolo voluto!)