Il “congresso dei laici” (14-16 febbraio 2020) ha approfondito e rilanciato il tema del laicato nella Chiesa spagnola. Le relazioni e i contenuti.
Il “congresso dei laici” celebrato nel febbraio scorso ha voluto essere una presa di coscienza tanto necessaria del laicato nella Chiesa spagnola. È un problema rimasto per troppo tempo in sospeso nella nostra Chiesa, soprattutto perché è mancata una seria formazione cristiana del laicato in armonia con i tempi in cui viviamo.
Il concilio Vaticano II ha impresso nella Chiesa cattolica numerosi impulsi di rinnovamento e di conversione orientati a rendere più fecondo il compito dell’evangelizzazione. Uno dei più importanti è stata la teologia del laicato e il suo posto nella missione della Chiesa intera. Purtroppo questo aspetto, dopo oltre 50 anni di postconcilio, non è stato sviluppato in modo sufficiente nella Chiesa spagnola ed è giunto il momento di attivarlo in maniera seria e viva. Pertanto, questo congresso rappresenta un inizio per colmare una lacuna su questo problema cruciale per il presente e il futuro della Chiesa spagnola.
Il congresso è stato preceduto da un percorso veramente sinodale, con lavori svolti in molte parrocchie, vicarie e associazioni laicali di tutte le diocesi. E ciò per la durata di due anni, durante i quali hanno avuto grande spazio la partecipazione, la libertà di espressione e l’apertura allo Spirito Santo su tutti i problemi in questione. Tutto ciò ha portato all’elaborazione di un buon Instrumentum laboris.
Momenti introduttivi dell’Assemblea
Il primo ad intervenire è stato il nunzio, mons. Bernardito Auza, che ha reso omaggio ai presenti e letto il saluto che papa Francesco ha rivolto ai congressisti.
È seguito l’intervento del card. Ricardo Blázquez, presidente della Conferenza episcopale spagnola. A nome della Conferenza, ha espresso la sua stima verso tutti i presenti e la sua gratitudine per il lavoro della Commissione episcopale dell’apostolato secolare, e ha ringraziato i movimenti, le associazioni, i delegati diocesani e tutti i partecipanti all’evento.
Isaac Martín, laico e membro del Comitato esecutivo del congresso, ha descritto i tre pilastri basilari per portare a termine il cammino che il congresso intendeva realizzare: «Dobbiamo uscire emozionati, pieni di speranza e convinti», ed ha aggiunto che «è stato impressionante percepire la mano di Dio in questo processo».
Infine, il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha rivolto alcune parole di incoraggiamento al congresso affinché sia l’inizio di un processo di grande importanza per i cristiani spagnoli.
Svolgimento del congresso
Relazione introduttiva
Per la relazione introduttiva era stato incaricato il comunicatore cristiano José Luis Restán. Egli ha presentato un “Breve excursus storico del laicato dal concilio Vaticano fino ad oggi”, “i contributi delle diocesi sull’attuale momento che vive il laicato in Spagna” oltre alle indagini preparatorie, “la vocazione laicale, la comunione e la missione”, nonché “le sfide di un cambiamento di epoca”, che richiede una Chiesa “in uscita”, terminando con l’auspicio di un “cammino che guardi al futuro”.
Itinerario I. Il primo annuncio
A presentare il primo intervento è stato Xavier Morlans. Con l’espressione “primo annuncio” si intende una realizzazione specifica della sacramentalità o dell’efficacia della Parola di Dio, vale a dire un nucleo fondamentale della Parola di Dio con una duplice funzione: “generare” il primo incontro con Gesù Cristo e “ravvivare” la vita con e in Cristo. Perché ciò sia possibile, è necessario reintrodurre il primo annuncio nella pastorale ordinaria della Chiesa cattolica e le sue conseguenti riscoperte e conversioni.
Per quanto riguarda il laico, sono decisive tre convinzioni: il laico come sacerdote, profeta e pastore; il primo annuncio come parte dell’esercizio del profetismo laicale; il laicato come la maggiore rete evangelizzatrice nella vita quotidiana.
Itinerario 2. Accompagnamento
La seconda riflessione è stata presentata da Covadonga Orejas. L’équipe Ruaj ha sottolineato tre contenuti principali:
* La possibilità di accompagnare appartiene a tutti, non è riservata a pochi privilegiati. La possibilità di accompagnare è nel DNA del nostro essere persone.
* L’accompagnamento oggi è una mediazione privilegiata dell’evangelizzazione. Di fronte alla crisi delle mediazioni e delle strutture nella nostra Chiesa, la mediazione dell’incontro è essenziale per conoscere Gesù e vivere la vita facendo affidamento su Dio.
* Accompagnare è un esercizio di inclusione, poiché non può essere diversamente tra coloro che si riconoscono figli nel Figlio e fratelli nella grande famiglia umana.
Itinerario 3. La formazione dei laici per essere una Chiesa in uscita.
Presentato dal gesuita Gabino Uribarri, ha avuto questi contenuti principali. La fede è un tesoro da trasmettere. Requisito per essere Chiesa in uscita è la fiducia nella propria fede. Teologi e pensatori non cristiani affermano che una fede coraggiosa e convinta è ciò che attrae. Trappole e possibilità per essere Chiesa in uscita. Tre domande per la riflessione: “Trasmettere o non trasmettere, questo è il problema”, “Sete di spiritualità” “Annunciare o rispettare?”. E, per finire, l’affermazione di papa Francesco: «Io sono una missione» (EG 273) con la conseguente necessità di una seria formazione.
Itinerario 4. Presenza nella vita pubblica: “Profeti: Guarire le persone, curare i legami, gettare ponti”
Presentato dal filosofo Agustín Fernández Moratalla, ha toccato questi punti essenziali: contesto esistenziale, storico e profetico-culturale; interpretare i nuovi tempi: opzione benedettina o ignaziana?; profeti nell’era digitale: affrontare la globalizzazione dell’indifferenza; guarire le persone: generare vita in abbondanza; gettare ponti: costruire spazi di comunicazione integrale.
Conclusioni e inizio di un nuovo dinamismo
Il congresso è stato scandito dalla celebrazione dell’eucaristia. 80 gruppi hanno riflettuto e si sono scambiati esperienze sui vari itinerari proposti.
Nell’ultimo giorno è stato presentato da Luis Manuel Romero, direttore della Commissione episcopale dell’apostolato secolare, il libro Magistero della Chiesa sull’apostolato secolare. Dal Vaticano II fino ai nostri giorni.
Le conclusioni sono state affidate ad Antoni Vadell, vescovo ausiliare di Barcellona, e ad Ana Medina, giornalista di TRECE TV. Essi hanno elaborato il lavoro del congresso concentrandolo su tre domande: quali atteggiamenti cambiare? quali processi attivare? quali progetti proporre? Inizia ora la terza fase: il post-congresso, nell’intento di realizzare gli obiettivi emersi.
L’organizzazione del congresso dei laici 2020 ha pensato alla necessità di offrire un progetto sotto forma di finalità solidale, come «un segno esterno che esprima ciò che siamo come Chiesa e, allo stesso tempo, implichi un aiuto efficace in risposta ad un’esigenza concreta».
È stato scelto un progetto proposto da “Aiuto alla Chiesa che soffre”: rafforzare la fede e la dignità delle donne nella diocesi di Kumbakonan (India), situata nel distretto di Thanjavur, nello stato di Tamilnadu, nel sud dell’India. Ha 212.155 cattolici e il 60% di essi vive sotto la soglia della povertà. Il costo totale del progetto è pari a 12.000 euro.