Il suo corpo tra le mani

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Sei anni fa è stato chiesto ad alcuni parrocchiani di seguire un percorso di preparazione per ministri straordinari della Comunione che, per chi non lo sapesse, non consiste semplicemente in una consegna a domicilio dell’ostia consacrata, ma di un vero e proprio rito Eucaristico da condividere con chi non può recarsi in chiesa e desidera sentirsi parte della comunità.

La casa e la comunità

Una cerimonia privata, ma vissuta come atto comunitario: una breve liturgia sul piccolo altare domestico, fatta di atto penitenziale, lettura della Parola, Padre nostro, Comunione e ringraziamento. Non è solo chi soffre ad incontrare Cristo, è Cristo che incontra la sofferenza e il desiderio di consolazione. E per me che assisto a questo incontro, è ogni volta un dono grandissimo, sia dal punto di vista umano che spirituale. Mi sento onorata di renderlo possibile recandomi da queste persone che, con il tempo, sono diventate a me care e mi sostengono nella fede.

Ad oggi siamo tredici donne e quattro uomini che, a cadenza settimanale o mensile, portano l’Eucarestia a cinquanta parrocchiani ammalati e a turno la distribuiscono durante le Messe. Nessuno di noi sentiva di “meritarsi” questa qualifica e in cuor nostro ci domandavamo cosa avesse spinto il parroco a proporci questo servizio alla comunità. Abbiamo ben presto capito che non si tratta di una stella da appuntarsi sul petto, bensì nel cuore e con discrezione. Proprio per questo a volte la visibilità domenicale nel distribuire la Comunione mi “pesa”.

Eucaristia, ministri

Vi assicuro che non è proprio una cosa da poco indossare quel camice, fare capolino dalla sacrestia, sentire gli sguardi di chi non è ancora abituato alla nostra presenza sull’altare e compiere una serie di operazioni di carattere pratico nel rispetto del rito, essere di aiuto, concentrati e al tempo stesso partecipi. Ma il mio imbarazzo, il mio timore di inciampare e di sbagliare qualcosa si dissolvono al cospetto di quel popolo in cammino, quando il canto si diffonde per la chiesa e si formano le file che sono un concentrato di attese.

Le vostre mani

È qualcosa di più grande di noi, di me, un Mistero meraviglioso nel quale mi faccio coinvolgere fino all’anima, dove cerco di muovermi in punta di piedi, dove cerco di sparire, ma al tempo stesso cerco di favorire l’incontro, cerco di non ostacolarlo, mi sento ponte, corda tesa, mano che si allunga.

Il Signore si lascia prendere dalle mie mani a volte tremanti, impacciate, ruvide e troppo asciutte e si lascia consegnare nelle vostre. Ci sono mani grandi, callose, sottili, piccine, sofferenti, calde, fredde, nodose, ferite, tutte dischiuse per accoglierlo. E in tutte quelle mani si consegna, si lascia seminare. Ci sono ancora molte labbra protese, che rendono un po’ complicato il nostro compito, come chi si inginocchia e un poco ostacola chi segue. Pensate invece alla semplicità e alla grandezza del vostro gesto quando afferrate e intingete l’ostia consacrata persino nel vino, nutrendovi di corpo e sangue di Cristo come accade il giovedì santo e ogni giovedì alla nostra messa delle 18.

I bambini hanno un ruolo importante quando accompagnano curiosi alla comunione, perché si sa, i bambini nella fede ci battono. Guardano e comprendono. Il compito del sacerdote o del ministro sarebbe quello di fare un segno di croce sulle loro piccole fronti per farli partecipi, ma spesso sgattaiolano via timorosi o si nascondono dietro le gambe delle mamme o dei papà.

Il Mistero tra tutti

A volte le persone sembrano sorprese, qualcuno turbato all’idea di ricevere la comunione da un laico, o da una laica, eppure nelle prime chiese questo atto era qualcosa di assolutamente naturale, domestico, fraterno. Al di là della carenza di sacerdoti, credo che questa apertura ai laici dimostri il desiderio della Chiesa di condividere il Mistero e accorciare le distanze, o meglio, favorire le vicinanze tra clero e comunità perché diventino una cosa sola. Il celebrante rinnova il mistero Eucaristico, ma tutti coloro che sono presenti alla messa sono parte attiva e vitale di ogni suo singolo momento.

La Comunione è quella che si riceve, ma anche quella che insieme formiamo: noi tutti siamo il Corpo vivente di Cristo. Ed è in Comunione persino chi, per mille motivi, voluti o subiti, resta ancorato alla propria sedia, così pure ogni ammalato dal proprio letto, purché partecipi con il cuore e lo spirito al mistero Eucaristico. E in tempi di Covid19 è proprio questa la Comunione che possiamo tutti parimenti sperimentare e che ci fa corpo.

Concludo scusandomi per questa incursione su un terreno così personale. Volevo solo farvi partecipi della mia gioia di essere mio malgrado, forse impudentemente, certo immeritatamente, al cospetto della vostra fede, di “toccarla con mano” e vi ringrazio per tutto ciò che me ne deriva. Desidero dirvi che il Signore, che forse vi vede anche attraverso i nostri occhi mentre vi nutrite del suo Corpo, sente il vostro amore, esulta di gioia per ciascuno di voi, vi ama e certo esaudirà ogni vostra preghiera.

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