Nella sua forza dirompente il Coronavirus ha spazzato via in pochi giorni uno dei dogmi fondamentali della Germania post-bellica: il pareggio di bilancio come esorcismo politico-economico dei fantasmi che hanno condotto il paese dalla Repubblica di Weimar al Terzo Reich.
L’annuncio di Merkel di un «piano di protezione» per l’economia e le strutture portanti del paese è stato percepito anche come il reingresso della Germania nei problemi dell’Europa che, ora, non sono più solo questione dei paesi poco virtuosi del sud dell’Unione.
Ma quale Germania si vuole proteggere attraverso il piano di investimenti annunciato e la fine del mito del pareggio di bilancio? Voci di forte preoccupazione e di denuncia si sono levate da parte della Caritas cattolica e della Diakonie evangelica. Infatti tutti gli enti di utilità pubblica impegnati nel settore degli interventi sociali, dai ricoveri per gli anziani agli asili, dalle cooperative che lavorano con disabili a quelle attive nell’ambito della marginalità ed emarginazione sociale, passando attraverso i centri per le cure palliative, al momento rimangono esclusi dall’ombrello di protezione aperto dal governo tedesco a tutela della vita economica della Repubblica federale.
Gli enti e le associazioni del terzo settore che ricadono in questo ambito rischiano sostanzialmente di essere abbandonati a sé stessi; con tutte le conseguenze che questo implica nell’immediato e per i tempi che verranno dopo la fine dell’emergenza sanitaria: «in tal modo crollerebbe l’infrastruttura sociale della Germania, anche per i tempi dopo il Coronavirus» (P. Neher, presidente della Caritas).
Attualmente in questo ambito «lavorano quasi due milioni di persone in Germania, che garantiscono quotidianamente gran parte dei servizi sociali del paese» (U. Lilie, presidente della Diakonie). La Germania che va salvata sembra, quindi, non voler tenere conto di quel settore che «offre cura, aiuto e protezione per i più deboli e fragili nella nostra società» (U. Schneider, direttore dell’Associazione paritetica del terzo settore).
Per gli enti, associazioni e cooperative di piccola-media dimensione, con forte ancoramento sul territorio e una presenza significativa nelle zone rurali, è già cominciato il conto alla rovescia verso la bancarotta e la chiusura delle attività. Questione di giorni o poche settimane, poi nel cuore della fragilità sociale che intacca anche la potenza tedesca inizierà ad aprirsi un baratro che non potrà essere colmato.