Preceduto da una pluriennale preparazione, condotta con tanta fatica e tanto amore; celebrato nonostante significative assenze ma con tanta diligenza e operosità, nel pomeriggio del 25 giugno il tanto sospirato Santo e grande sinodo ha concluso i suoi lavori. La mattina di domenica 26, “Domenica di tutti i Santi”, i primati delle Chiese ortodosse presenti nel sinodo concelebreranno nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Canea per sigillare i lavori.
La sera del 23 sono stati sottoscritti i testi: su “L’Autonomia della Chiese e le modalità per concederla” e su la “Diaspora ortodossa”.
Si è inoltre completata la discussione sul testo “Il matrimonio e i suoi impedimenti” ed è stata avviata l’elaborazione del documento “Le relazioni della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano”.
Il giorno 24 ha visto la firma dei testi sull’“Importanza del digiuno e della sua osservanza oggi” e “La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo”.
Nella seduta mattutina, i primati delle Chiese si sono occupati della redazione e approvazione della “enciclica” che sarà emanata e del messaggio che sarà diffuso alla fine dei lavori del Santo e grande sinodo.
La Chiesa ortodossa e il resto del mondo cristiano
La sessione pomeridiana ha discusso dei rapporti della “Chiesa Ortodossa con il resto del mondo cristiano”. Un testo per il quale un padre sinodale ha detto: «Abbiamo una lunga strada da percorre … il testo potrebbe non passare … vedremo. Com’era da aspettarsi, i toni si sono molto alzati. I disaccordi si sono concentrati sul carattere da riconoscere alle altre Chiese, e alla Chiesa cattolica romana in particolare.
La Chiesa della Grecia insisteva – e con la sua insistenza in qualche modo bloccava la discussione – perché si parlasse sempre e solo di “comunità cristiane e confessioni”, non volendo che i cattolici siano riconosciuti come Chiesa. Non mancavano vescovi e primati ai quali non faceva problema accettare il termine Chiesa. Altri ancora, pur di aprire un varco, suggerivano di usare il termine “Chiese eterodosse”. La Chiesa della Grecia è stata oggetto di molte contestazioni per la sua tesi; specialmente da parte di quelle Chiese che vivono nelle regioni a fortissima presenza cattolica.
Caratteristica la reazione dell’arcivescovo di Cipro, il quale, dando voce anche alla gerarchia della sua Chiesa, ha detto: «Non è possibile che da tanti secoli parliamo di Chiese e adesso veniamo qui e capovolgiamo tutto». Si è lamentato come inaccettabile che un Chiesa, con la sua insistenza, tenga in scacco l’intero Sinodo per un testo al quale hanno ampiamente lavorato e discusso per 40-50 anni eminenti teologi e vescovi. Ha pertanto invitato la delegazione della Chiesa di Grecia al Sinodo a collaborare perché si trovi una formulazione da tutti accettabile e superare la fase di stagnazione.
L’arcivescovo Ieronimos ha reagito chiedendo all’arcivescovo di Cipro di ritirare le sue parole e che quelle stesse parole fossero cancellate dal verbale. Secondo informazioni interne, l’arcivescovo di Cipro ha risposto che avrebbe potuto usare altre parole per dire il medesimo significato.
Allora il patriarca ecumenico è intervenuto per placare gli animi e ha invitato il metropolita di Pergamo Ioannis e il metropolita di Lepanto Ieroteos (Chiesa greca) a collaborare per trovare una soluzione. Nello stesso senso molti vescovi hanno chiesto alla delegazione della Chiesa di Grecia di consultarsi tra loro per trovare termini alternativi, che potessero ottenere un consenso generale e così aiutare, l’indomani, la continuazione della discussione.
Poco prima di quest’accesa discussione, pare che il metropolita di Pergamo Ioannis (del Patriarcato ecumenico) ha detto che già dal 1000, quando gli ortodossi volevano parlare dei cattolici usavano il termine “Chiesa”.
Il patriarca di Alessandria, in uno moto spontaneo, ha pregato primati e Vescovi partecipanti al Sinodo a tenere in grande considerazione anche i problemi particolari di Chiese, come il Patriarcato di Alessandria, che svolgono il loro ministero in ambienti dove altre religioni sono maggioranza e dove i cristiani vengono continuamente perseguitati; qui per esse è necessaria alla sopravvivenza la collaborazione con le altre Chiese, allo scopo di affrontare insieme i problemi comuni.
La Chiesa ortodossa serba ha proposto che, data l’assenza delle quattro Chiese Ortodosse, si sarebbe dovuto forse a questo punto vagliare la possibilità di limitarsi ai testi finora adottati e chiudere qui i lavori, e considerare la presente sessione 20-26/6/2016 come primo periodo del Sinodo cui dare seguito, a tempo opportuno, con un secondo periodo. Allora si discuterà questo testo, insieme con i testi che le conferenze pre-conciliari dedite alla preparazione non hanno potuto completare a tempo debito.
Comunque, dopo le consultazioni e le trattazioni della notte tra il 24 e il 25 giugno, si è arrivati ad un accordo. Al posto della frase contestata: «La Chiesa ortodossa riconosce l’esistenza storica di altre cristiane Chiese e confessioni» (la sequenza è quella delle parole del testo greco) è stata sotituita la formula: «La Chiesa ortodossa accetta la storica denominazione delle altre cristiane eterodosse Chiese e confessioni» (la sequenza è quella delle parole del testo greco).
L’arcivescovo di Atene, presentando la mozione, ha affermato che «con questo emendamento abbiamo ottenuto la decisione sinodale che, per la prima volta nelle storia, definisce il quadro storico delle relazioni con gli eterodossi non quanto alla loro esistenza ma per la loro denominazione come «eterodosse Chiese cristiane e confessioni». Le conseguenze ecclesiologiche di questo cambiamento sono di semplice e immediata compressione. Non solo non si ripercuotono in qualunque modo negativamente sulla lunga tradizione ortodossa, ma al contrario, costituiscono una tutela concreta dell’ecclesiologia ortodossa.
Nel corso dei lavori del 25 lo stesso arcivescovo ha affermato con vigore che «l’“uniatismo” deve essere condannato da tutte le Chiese ortodosse» in quanto metodo che contraddice il retto comportamento ortodosso.
La proposta dell’arcivescovo Ieronimos è stata accettata dal Santo e grande sinodo e sarà integrata nei documenti ufficiali. Sarà la prima volta che una tale condanna sarà espressa da un sinodo.
Il fronte dell’astensione
Finalmente il patriarca di Bulgaria ha fatto sapere che, dopo aver discusso con il suo Santo sinodo, è vincolato alla decisione precedentemente presa di declinare l’invito rivolto ai primati presenti a Creta e che si astengono dai lavori di partecipare almeno alla concelebrazione di chiusura nella Domenica di tutti i Santi.
Anche il patriarca di Georgia ha comunicato la decisione, presa di comune accordo con il suo Santo sinodo, di non intervenire alla concelebrazione, dato che le ragioni, causa dell’astensione dai lavori, permangono e sono dogmatiche, per niente opportunistiche né dettate da posizioni politiche. E ritiene di dover precisare che aveva votato a favore della convocazione con la speranza che le sue osservazioni e obiezioni sarebbero state accolte. Dato che tale speranza non si è avverata, ha confermato la propria decisione di non partecipare al Sinodo.
Si ricorda che le obiezioni della Chiesa di Georgia si incentravano sul fatto che il testo per il matrimonio non rispettava il canone dogmatico 72 del Santo sinodo quinto-sesto di Constantinopoli, che proibisce i matrimoni misti. Vi erano anche altre riserve dogmatiche, ecclesiologiche e terminologiche per il testo su “La Chiesa ortodossa e le sue relazioni con il resto del mondo cristiano”, come anche per il testo su “La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo”, che non sono stati emendati.