Nell’articolo di Repubblica del 17 giugno, Lucio Caracciolo ha ragione da vendere nel sottolineare la sconfitta strategica italiana in Libia attribuendola anche alla nostra esitazione nella presenza militare in Nord Africa. Ma c’è anche un’altra parte dell’analisi.
La cosa ha un’importanza strategica per l’Italia, per l’Europa e anche per la Santa Sede, ubicata fisicamente a Roma.
Turchia e Russia non servono solo in Libia, servono a un progetto geopolitico più grande: il contenimento della Cina da parte degli USA. La Turchia è essenziale “nemica” della Cina, per lo storico appoggio ai turcofoni uiguri del Xinjiang, la regione che, da sola, è circa un quarto del territorio cinese e dove è in atto da qualche anno una dura repressione delle spinte indipendentiste. I russi, invece, sono utili a completare l’accerchiamento di Pechino da parte americana.
Inoltre, i turchi hanno provato la loro lealtà (forse pur parziale) agli Stati Uniti fermando i russi e gli iraniani in Siria, quindi meritano un premio. Allora, se si tratta di fermare i russi in Libia, o ci vanno gli italiani o i turchi sono ottimi candidati.
Poi si dice che i turchi sono affidabili a metà? In realtà in Medio Oriente, si sa, gli alleati si affittano non si sposano.
Il problema italiano in questa cornice è più grande, non è solo la Turchia o la Libia, è: Roma a che serve nella grande strategia americana?
Se Roma non si dà un progetto glielo daranno gli altri e questo potrebbe essere quello storico della penisola, il nord alla Francia-Germania e il sud a uno staterello argine-vassallo dell’impero turco, come fu con Carlo Magno e per mille anni. In mezzo, uno stato pontificio più o meno esteso.
Nei fatti questo sta già avvenendo con le due metà d’Italia non protese l’una verso l’altra, ma calamitate una da nord l’altra da sud, mentre Roma gira intorno al papa il quale giustamente una strategia ce l’ha e guarda al mondo.
Inoltre, il problema non è la Libia, e neppure la questione degli immigrati che arrivano dalla Libia con le questioni interne alla penisola che ne derivano, ma il rapporto tra l’Italia e la Cina. Cosa può fare l’Italia sulla Cina? Se l’Italia risponde a questa domanda, affrontare la questione libica diventa più facile.
La Libia è come certe malattie. Piuttosto che aggredirle direttamente, è più facile sconfiggerle rimettendo in sesto il corpo che con una operazione isolata, in questo caso dando un senso di strategia complessiva del paese, in Europa e nella Nato, a cui l’Italia, piaccia o non piaccia appartiene.
buon Giorno
ho letto con vero piacere l’Articolo I gesuiti come paradigma. Nella mia infanzia ho avuto il privilegio di fare il chirichetto al Padre Superiore dei Gesuiti , che tanto hanno contribuito alla mia formazione. Ho sempre apprezzato lo spessore non solo culturale degli appartenenti all’ordine, la cui opera si svolge in aderenza alla missione assegnata dal Generale dell’Ordine , come nel mondo militare, cercando di massimizzarne gli effetti . Del resto Sant’Ignazio di Loyola era un ufficiale del genio