La Repubblica Democratica del Congo (RDC) sta vivendo un periodo importante dove si alternano speranze e delusioni, voglia di ripartire col piede giusto e rabbia per certi complotti politici volti a mantenere le situazioni ataviche di ingiustizia.
Le prime condanne di politici implicati in corruzione, con ingenti ruberie allo Stato, sono avvenute proprio in questo mese di giugno. Un segno di speranza? O forse polvere negli occhi per nascondere altre situazioni simili o più gravi con la condanna di un capro espiatorio?
La situazione
A oriente del Congo aumenta il numero morti, vittime di milizie straniere o mescolate con l’esercito regolare. Il Covid-19 appare nelle grandi città senza che se ne conoscano le reali dimensioni. Nuovi focolai di Ebola riappaiono nella regione dell’Equatore. La svalutazione della moneta ha raggiunto punte inaspettate. Le scuole, come le chiese, sono chiuse. Il commercio paralizzato e il fantasma della fame è diventato realtà…
Mentre la gente vive questo infinito dramma, alcuni politici, principalmente appartenenti alla piattaforma del vecchio presidente Joseph Kabila, propongono alcuni progetti di legge per riformare la giustizia nel senso di renderla dipendente dalla politica.
Accanto a questo tentativo, c’è la non volontà politica di riformare dalla base la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), per poter contare sulla possibilità di manipolare ancora le future elezioni grazie a gente “esperta” e provata in questo esercizio.
Questi argomenti sono stati oggetto dell’ultima dichiarazione della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo (CENCO).
Il documento
«Chi semina il vento, raccoglie la tempesta» (cf. Osea 8,7).
Alla vigilia del 60° anniversario dell’indipendenza del Paese (30 giugno 1960), i membri del comitato permanente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo, hanno colto l’occasione per fare chiarezza sulla situazione confusa e pericolosa del Paese che vede il propagarsi del malcontento generale e di manifestazioni, anche violente, in diverse grandi città.
Il movente di queste reazioni è da ricercare in due “atteggiamenti politici” di una parte della classe politica: la proposta di legge sulla riforma giudiziaria e la mancanza di un accordo nella designazione del candidato comune per la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI). Il timore che la violenza esploda, spinge la CENCO a risvegliare la sua missione profetica e a interpellare i responsabili di questa situazione.
In primo luogo, i vescovi condannano ogni forma di violenza e raccomandano a tutti l’uso di mezzi legali e pacifici per esprimere le proprie opinioni. Affermano poi che uno Stato di diritto si fonda su principi democratici della regola di maggioranza, ma anche del riconoscimento di valori morali fondamentali rispettosi della dignità della persona: «Una maggioranza parlamentare, pur legale, perde la sua legittimità quando è staccata dagli interessi e dal benessere del Popolo».
La dichiarazione afferma l’inammissibilità di leggi «fatte su misura secondo le ambizioni dei capi politici, partiti o piattaforme politiche» e l’inaccettabilità di strategie atte a svuotare le istituzioni democratiche della loro indipendenza. Il voler piegare la Giustizia alle istanze politiche distrugge la coesione nazionale e destabilizza le Istituzioni statali: «È chiaro che, se non si fa attenzione, le proposte di legge in esame all’Assemblea Nazionale porteranno minacce all’indipendenza del potere giudiziario».
I vescovi passano poi al secondo punto critico che riguarda la designazione dei candidati membri del Bureau nazionale della CENI e denunciano «il tentativo dei politici di voler dettare legge su questa Istituzione di appoggio alla democrazia». Riportano che la gente conserva ancora il ricordo della gestione caotica delle elezioni del 2018, al punto che tanti hanno perso la fiducia nel sistema elettorale. È quindi necessario assicurare gli elettori che le cose in avvenire saranno diverse.
Per questo affermano che bisognerebbe anzitutto riformare per consenso il sistema elettorale della RDC, particolarmente la legge elettorale riguardante l’organizzazione e il funzionamento della CENI, ed evitare il ritorno di gente che ha già avuto a che fare con manipolazioni elettorali.
Invitano infine il Bureau dell’Assemblea Nazionale a seguire strade di saggezza e a guardarsi dal prendere in esame progetti di leggi contestati. Qui la citazione di Osea 8,7: «seminano vento e raccolgono tempesta».
L’ultimo paragrafo si fa voce delle aspirazioni del popolo e ne reclama la priorità assoluta. «Le voci che si levano per protestare contro le manipolazioni politiche nel processo di designazione dei membri del Bureau della CENI e contro le proposte di legge sulla riforma giudiziaria, indicano che il popolo congolese ha fame di giustizia e di pace.
Il benessere del popolo congolese dev’essere la prima preoccupazione di ogni partito o piattaforma politica. Mentre il paese è in uno stato di urgenza sanitaria, i dirigenti farebbero meglio a cercare come proteggere la popolazione contro le conseguenze del Covid-19 piuttosto che concentrarsi per mettere in piedi strategie di posizionamenti politici».