Del «Vademecum su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici» presentato il 16 luglio abbiamo già indicato i contenuti essenziali (cf. qui): dall’organicità del materiale giuridico approntato alla sua apertura a possibili integrazioni per il futuro, dalla denuncia alla magistratura civile favorita e calibrata secondo le leggi locali alla conferma del segreto della confessione, dalla parziale accoglienza delle denunce anonime all’atteggiamento positivo e accompagnante le vittime, fino alla doppia via dei procedimenti, giudiziari ed extra-giudiziari.
Rimangono da sottolineare tre ulteriori elementi: il compiersi delle indicazioni formulate nell’Incontro dei presidenti della conferenze episcopali (Roma, 21-24 febbraio 2019), gli sviluppi locali nei vari continenti e il mutamento di prospettiva ecclesiale, da difensiva a propositiva.
I passi compiuti
Il Vademecum o manuale è l’ultimo adempimento di quanto previsto nell’incontro dei vescovi responsabili delle Conferenze episcopali del febbraio 2019. Lo si attendeva da mesi. Ritardo che il segretario della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Giacomo Morandi, ha così giustificato: «Il tempo apparentemente lungo per la sua redazione si deve all’opera di confronto non solo all’interno della Congregazione ma anche all’esterno di essa, con esperti del settore, altri dicasteri e, in particolare, con la Segreteria di stato».
«Le fonti di questo testo – aggiunge il prefetto, card. Luis Francisco Ladaria Ferrer – sono sia giuridiche che pratiche. A livello normativo, i riferimenti principali sono i codici vigenti, la norme sostanziali e processuali sui delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede promulgate con il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (2001, aggiornate nel 2010 da Benedetto XVI) e il più recente motu proprio Vos estis lux mundi (2019). Accanto alle norme, si pone l’altra fonte del Vademecum: la prassi della Congregazione, maturata nel corso degli anni, in particolare dal 2001».
Dal febbraio 2019 le tappe più significative sono anzitutto le norme penali anti-abusi sessuali per lo Stato della Città del Vaticano e la curia romana, nunzi compresi, e l’elaborazione di una nuova legge vaticana con le linee guida, analoghe a quelle già elaborate da numerose Conferenze episcopali (29 marzo 2019).
Il 9 maggio esce il già citato motu proprio Vos estis lux mundi. Esso riguarda la Chiesa universale e prevede l’obbligo della denuncia degli abusi, la responsabilità dei metropoliti relativamente ai vescovi (le denuncia nei confronti dei quali è in capo ad un apposito tribunale vaticano), la raccomandazione circa le linee-guida delle Conferenze episcopali e l’avvio nelle diocesi di «cellule» e responsabili per ricevere eventuali denunce.
Il 14-15 novembre 2019 si celebra a Roma un convegno alla Gregoriana sulla promozione della dignità infantile nei mezzi digitali che riprende il filo di una riflessione già strutturata in un analogo convegno del 2017 e fissata in una dichiarazione interreligiosa del novembre 2018 (Alleanza delle fedi in favore di comunità più sicure per la dignità dei minori nel mondo digitale).
Il 18 dicembre 2019 sono rese pubbliche il rescritto e l’istruzione Sulla riservatezza delle cause (a firma del Segretario di stato, card. Pietro Parolin e del card. Luis Francisco Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede) che tolgono il segreto pontificio per le denunce, i processi e le decisioni riguardanti gli abusi e qualificano fra i delicta graviora il delitto di pedopornografia.
A fine febbraio 2020 è stata ufficializzata la task force vaticana. Sotto la guida del maltese Andrew Azzopardi, è chiamata a fornire aiuto e supporto alle conferenze episcopali che ne richiedessero le competenze. Ora arriva il Vademecum.
Un nuovo paradigma?
Nell’arco temporale (febbraio 2019 – luglio 2020) si sono sviluppate molte iniziative sia continentali e soprattutto nazionali in ordine agli scandali degli abusi.
La forma ormai consolidata delle risposte dei vescovi statunitensi, canadesi e dell’Australia (secondo le indicazioni del sinodo nazionale in corso) rafforzano e affinano le prassi di tutela nei confronti dei minori. Così, per quanto riguarda le Chiese d’Europa occidentale, dove la Francia attende una verifica generale da una Commissione indipendente avviata un paio d’anni fa e la Germania ha visto la convergenza fra diocesi e governo nella gestione dell’informazione e delle procedure in merito agli abusi.
In piena esplosione la questione in alcune Chiese dell’Europa centrale, come la Polonia, dove sono una quindicina i vescovi accusati di aver coperto gli abusi di alcuni dei loro preti. Ancora in fieri e in sviluppo le strutture ecclesiali anti-abusi in America Latina, Asia e Africa.
L’insieme del percorso delle istituzioni vaticane, l’esito favorevole dei processi emblematici ai cardd. Barbarin (Francia) e Pell (Austrialia), ambedue prosciolti dalle accuse, e il convergente sforzo d’attenzione degli episcopali segnano l’aprirsi di una nuova stagione. La Chiesa non è più solo occupata a rimediare le falle e le contraddizioni interne, ma diventa parte attiva e propositiva nella difesa dei bambini e dei minori.
L’eco dell’onda degli scandali non dovrebbe oscurare un passaggio che avviene per la prima volta da parte di una istituzione internazionale con salde radici in quasi tutti i paesi del mondo.