«Oggi, giovedì 24 settembre, il santo padre ha accettato la rinuncia dalla carica di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e dai diritti connessi al cardinalato, presentata da sua eminenza il cardinale Giovanni Angelo Becciu». Questa la comunicazione del Bollettino della Sala stampa vaticana.
Stupore, scandalo, sorpresa, curiosità, dolore: le reazioni si sovrappongono e si confondono. I dati oggettivi sono: la rinuncia (non la rimozione), la collocazione della disposizione nel quadro legislativo recentemente innovato dal papa, la conferma indiretta della centralità della Segreteria di stato in ordine al governo della curia e all’attività internazionale della Santa Sede.
Gli ambiti toccati dalla riforma istituzionale sono l’economia e la finanza, l’organizzazione giuridica dello Stato città del Vaticano e il suo ordinamento giudiziario. Dietro la più immediata urgenza etica e ben oltre i “personalismi” enfatizzati dai media sta il ruolo fondamentale del processo costituzionale che caratterizza l’azione di Francesco (Legge sul Governo della Città del Vaticano, 2018, e Ordinamento giudiziario, 2020).
Dentro questo quadro si esercita il potere del papa, ma anche le garanzie dell’interessato, in questo caso il card. Becciu, che ha così commentato: «Sono sconvolto, turbato… Per spirito di obbedienza e per amore che porto alla Chiesa e al papa ho accettato la sua richiesta di farmi da parte. Ma sono innocente e lo dimostrerò. Chiedo al santo padre di avere il diritto di difendermi».
Non si sanno le ragioni precise delle decisioni prese. Il riferimento dei media è relativo alla vicenda dell’immobile acquistato dal Vaticano a Londra con le relative conseguenze sul personale pontificio e l’uso improprio di altri fondi per fini speculativi o in favore di familiari.
Ombre e insinuazioni
In merito vi è un coinvolgimento indiretto di Settimana News. Il 19 giugno 2020 abbiamo pubblicato una ricostruzione della vicenda londinese e delle voci relative in Vaticano (cf. Settimana News). Il 23 giugno ci è giunta una lettera del card. Becciu. Dopo la nostra risposta (26 giugno), vi è stata una seconda lettera (7 luglio) che di seguito pubblichiamo integralmente.
«Reverendo padre, sul sito Settimananews.it da lei diretto con data 19 giugno u.s., leggo l’articolo “Palazzo di Londra e terremoto in Vaticano”, a firma di Francesco Strazzari, nel quale, in modo approssimativo e negativamente allusivo, senza riferirsi ad alcuna documentazione da fonti certe (salvo rispondere a commenti critici sull’articolo, citando altri articoli di giornali), si gettano ombre e insinuazioni che fanno male innanzitutto alla verità, poi alle persone citate e alla Chiesa stessa come intende l’apertura stessa dello scritto. Le esprimo tutto il mio stupore e dispiacere per lo stile, il metodo e i contenuti del testo che esprime giudizi offensivi in base a “sensazione” e parla, “benché sottotraccia” (altro sinonimo di “sensazione”), di scontro tra me e “l’attuale sostituto” o di “resoconti dati con difficoltà a Parolin dall’ex sostituto Becciu”. Ma come si fa a scrivere dichiarazioni del genere? Sfido il giornalista a darmi un minimo di prova! Mi muove a scriverle, in particolare, la constatazione che media di realtà cattoliche, come il sito dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù – dehoniani, si accodino e facciano peggio di quelli cosiddetti laici. In attesa di un riscontro, la saluto con amicizia nel Signore».
Tre giorni dopo (26 giugno) rispondiamo giustificando un’informazione «dopo settimane di presenza degli stessi (fatti di Londra) sui media laici» e cattolici. «Abbiamo usato fonti giornalistiche e lo abbiamo detto, ma solo quando esse sono diventate citazioni di atti giudiziari». «L’opacità dell’operazione non è certo una definizione nostra. Quanto a riscontri diretti, seppur in forma limitata, li abbiamo percorsi. Questo non significa che nel testo, peraltro breve, non ci siano limiti, imprecisioni o possibili fraintendimenti. Se ritiene opportuno intervenire o far intervenire con una lettura più accurata dei fatti, sarei ben lieto di pubblicarla. E ancora più contento se, alla fine del processo vaticano, tutto si rivelasse corretto».
Quale scontro?
Il 7 luglio arriva la seconda lettera.
«Caro padre, nella mia lettera del 23 giugno u.s., nella quale esprimevo stupore e dispiacere per un testo di Strazzari apparso su “Settimananews.it” titolato “Palazzo di Londra e terremoto in Vaticano”, lei ha risposto il 26 giugno giustificando lo scritto in base al fatto che altri ne avevano già parlato e usando – secondo la sua espressione – “fonti giornalistiche solo quando esse sono diventate citazioni di atti giudiziari”. Finora non ho reagito agli articoli dei giornali che, a proposito o a sproposito (il più delle volte a sproposito), hanno tirato in ballo il mio nome nella vicenda del palazzo di Londra, ma questa volta, nel caso del testo pubblicato il 19 giugno u.s. su Settimananews.it a firma di Francesco Strazzari, desidero intervenire perché non reputo corretto dal punto di vista delle norme basilari dell’informazione che un medium, per di più di ispirazione cattolica, pubblichi articoli poco rispettosi della verità e compilati in base a quanto scritto da altri. Nel testo suddetto vengono riportate le seguenti affermazioni:
(1) “Si ha la sensazione che si stiano scontrando le diverse anime della curia. Pochi giorni dopo lo scoppio del caso, il segretario di stato, card. Pietro Parolin, si scontra con il card. Becciu, che definisce le accuse infanganti e le respinge in modo sdegnoso”. Dal virgolettato si dedurrebbe che a pronunciare le parole “infanganti” e in “in modo sdegnoso” sia stato il sottoscritto. Chiedo all’autore di indicare quando e dove avrei usato simili espressioni. Non avendole mai pronunciate, non si può dunque affermare alcuno scontro tra me e il cardinale Parolin e parlare di “sensazione” di scontri è fin troppo generico, soprattutto superficiale e poco professionale. Io mi permisi semplicemente di rimarcare che l’acquisto del palazzo di Londra non fu un’operazione “opaca”, espressione che lo stesso cardinale corresse in giorno dopo perché riconobbe che era stato male interpretato. Questa precisazione, importante, non è stata riportata nel pezzo di Settimananews.
(2) “Continua lo scontro fra l’ex sostituto Becciu e il nuovo sostituto Edgar Pena Parra. Partecipa allo scontro anche una nutrita schiera di mediatori e finanzieri”. Di nuovo l’uso, generico e non comprovato, della categoria dello scontro. Da dove lo si deduce? Quali fatti e dichiarazioni mostrerebbero questi scontri? È pleonastico aggiungere che è possibile avere divergenze di vedute, opinioni diverse, ma questo fa parte della normalità dell’interazione tra persone. Posso solo confermare che, da quando ho lasciato l’ufficio di sostituto, non mi sono più interessato, come è giusto che fosse, degli affari inerenti all’ufficio; quindi, come posso essermi scontrato con lui? Non devo giustificare l’uso di certe espressioni utilizzate da altre persone coinvolte e riprese da altri giornali. Sono fermo nel dire che non ci sono prese di posizione, né scritti o atti che possano testimoniare di presunti scontri. Scriverlo è un ennesimo e anacronistico esercizio di processo alle intenzioni, perché si pretende di giudicare una persona non dai fatti obiettivi ma dalle intenzioni che, a ragione o a torto (come in questo caso), le si attribuiscono.
(3) “350 milioni finora spesi dal Vaticano per il palazzo di Sloane Avenue 60 sono un macigno, che fa infuriare il mondo cattolico, anche perché si parla di documenti con i quali lo stesso papa – ovviamente abbindolato e strattonato – avrebbe autorizzato movimenti di denaro dell’Obolo di san Pietro, la raccolta di offerte che viene consegnata al papa solitamente nella solennità dei santi Pietro e Paolo a beneficio dei poveri”. Ho già dichiarato e ribadisco che non furono mai toccati i soldi dei poveri. L’Obolo di san Pietro è stato sempre salvaguardato o meglio utilizzato per il suo scopo precipuo: il sostegno delle spese della curia romana e la beneficenza voluta dal papa. La Segreteria di stato, però, ha sempre avuto un fondo da gestire e da far fruttare al meglio e di cui dava periodicamente conto al santo padre. Parte di questo fondo è stato utilizzato nell’investimento del palazzo di Londra sulla cui rendita ci avevano assicurato un buon profitto. In effetti, da quanto riportato dai giornali, le offerte di acquisto dell’immobile oggi superano di gran lunga il valore iniziale.
(4) “Vi è la sensazione che, attorno al papa, vi siano personaggi, sia ecclesiastici sia laici, a dir poco ambigui, se non addirittura senza scrupoli. Non è strano che il segretario di stato, card. Parolin, abbia tacciato l’affare di opacità, ricevendo una smentita dal card. Becciu. Incredibile che la decisione di investimenti all’estero non avvenga nella chiarezza. Si sa che Parolin trovasse sempre grandi difficoltà a farsi dare i resoconti dall’ex sostituto Becciu”. Mi dispiace dirlo, ma qui l’autore straparla. Non mi si poteva attribuire peggiore accusa capace di ferire la mia onorabilità di sacerdote dedito alla Chiesa e fedele al papa. Come ci si permette di dire che attorno al papa vi sono ecclesiastici e laici ambigui e senza scrupoli? Qui siamo ben oltre i termini per una querela per diffamazione tanto più che, citando subito dopo il mio nome, si fa sottintendere che tra i cosiddetti ecclesiastici sleali vi sarebbe il sottoscritto, colpevole anche di rifiutare i resoconti al card. Parolin. Ma si rende conto questo signore della gravità di tali affermazioni? Risparmio le possibili considerazioni sulla dovuta etica del mezzo di comunicazione che ospita simili interventi.
(5) “Di fatto serpeggia una profonda amarezza, se non addirittura indignazione: appaiono e scompaiono come neve al sole decine di milioni di euro. Si dice che vi siano altri depositi di denaro all’estero da portare alla luce. Viene riportata la voce di un amico di papa Francesco, che, nei confronti del card. australiano Pell, condannato per molestie sessuali e poi assolto in appello a Melbourne, il processo sia stato imbastito ‘con cannoni australiani e munizioni vaticane’. Era noto che Pell non godesse la simpatia di certi ambienti vaticani”. Si rimane senza parole nel costatare come l’estensore dell’articolo si avventuri in assurde congetture, ergendosi a portavoce di quanto sostenuto da altri senza verificare la fondatezza di affermazioni insulse e banali nella loro perfidia. Quello che invece mi addolora è il disorientamento che si crea tra i fedeli per il cui rasserenamento posso fare ben poca cosa di fronte alla marea di articoli a senso unico che, nei mesi passati, hanno dilagato condizionando la pubblica opinione. Qui sì che si prova amarezza e indignazione. Non perdo la speranza che ai veri collaboratori del papa possano un giorno essere riconosciute le intenzioni e le opere tese a rendere un buon servizio a lui e alla Santa Sede. Mi conforta e mi onora il fatto che il santo padre, di fronte a questi attacchi tendenziosi, non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno e la sua fiducia. È importante anche che il processo in corso sia in grado di stabilire la verità, riconoscendo gli innocenti e denunciando i veri speculatori.
Lascio a lei ogni valutazione se ospitare questa mia su Settimana News (insieme all’intercorsa corrispondenza) e a me ogni ulteriore considerazione su quanto è andato ben oltre ogni diritto di cronaca o di critica essendo venuti meno il criterio della verità e il diritto alla buona fama».
Il dialogo epistolare si è interrotto qui a causa della pausa estiva, per la ricerca di mediazioni in ordine alla chiusura del contenzioso e per le non agevoli possibilità di movimento e di incontro. L’improvviso e drammatico esito della vicenda che toglie al card. Becciu compiti e doveri, ma non il titolo, non azzera un servizio ecclesiale di lungo corso e non giustifica la pretesa di una condanna che non è pronunciata. L’episodio doloroso non deve soprattutto oscurare lo sforzo di riforma e di trasparenza in atto nella Chiesa.
Oggi Angelo Becciu querela l'”Espresso” per la sua inchiesta che ad avviso suo e dei suoi legali ha causato la richiesta di dimissioni del papa. Ci fa sapere, insomma, che il Papa prende le sue decisioni leggendo i giornali (sic!). Tramite i suoi legali ci fa inoltre sapere che il danno morale ammonterebbe a 10 milioni di euro e tra questi danni c’è pure il fatto che Becciu non sarebbe più papabile… Direi che la cosa si commenta da sé. Siamo arrivati pure a quantificare la corsa alla sede di Pietro… 30 denari e 10 milioni, sono passati 2000 anni, ma l’olezzo del denaro continua ad offuscare le menti, al punto da far perdere il senno.
Querido Francesco
Acabo de leer el cruce de cartas entre el director de SettimanaNews y el cardenal Becciu por tu articulo
Me queda la sensación de que estás tú más cerca de la verdad que su protesta
Y no veo al papa tomar una decisión sin datos fiables encima de la mesa, iguales o, por lo menos, semejantes a los aportados por ti.
Animo
Y adelante
Un abrazo.
Martinez Gordo
Caro Francesco,
la notizia del cardinal Becciu è forte. È difficile accettare quando dice che non ha fatto nessun male in questa facenda finanziaria. Si vede però quanto difficile sia un posto come sostituto. Ogni giorno si è a contatto con tante persone e con tante cose da fare. È impossibile non incappare in qualche errore.
La risposta del papa è però un grande segno per tutti coloro che lavorano in quei settori: anch’essi sono soggetti alla giustizia.
Ora toccherà a qualcun altro presiedere alla beatificazione di Carlo Acutis. Noi quì prepariamo una bella pubblicazione su Carlo, perché è importante dare un impulso ai giovani di oggi.
Ti auguro una bella giornata e un’intensa domenica. Io vado a conferire la cresima a un centinaio di giovani oggi in tre parrocchie.
Con un caro saluto.
+ Luc Van Looy, vescovo emerito di Gand
Ciò che stupisce è non tanto la gravità dei fatti, la cui enfasi può anche apparire ingiusta. Quanto il ritenere tutto questo assolutamente normale da parte di chi ha vissuto tanto tempo accanto al Papa ed ha avuto tutti gli strumenti per comprendere la portata seria e profonda della riforma ( se gliela fanno fare!) da lui avviata. Non è più tempo di difendere questa o quella posizione di potere o prestigio, perché in gioco c è incomparabilmente molto di più.
Nel clima di questi anni – da Benedetto XVI in poi, con l’adesione del Vaticano alle procedure di controllo e valutazione internazionale per evitare riciclaggio e reati finanziari – non si poteva essere rigorosi con rendicontazioni inoppugnabili? Oppure nonostante tutte le riforme esiste ancora una gestione un po’ personale del patrimonio ecclesiale? E se invece fosse qualcos’altro: ad esempio (lavorando di fantasia) una maniera per screditare l’operato del papa? Su tutto la considerazione dominante è quanta strada ci sia da percorrere tra il dire e il fare, tra il Vangelo e l’operare con i soldi, come papa Francesco aveva detto parlando alla Curia nel 2014. Se siamo allo stesso punto, sei anni dopo, qualche domanda sui criteri di scelta e selezione andrà pure fatta, prima o poi. E anche ci sarà da chiedersi quando finirà questa partita a scacchi, fintamente ingenua, dove dietro il denaro si vuole certamente coinvolgere sempre più papa Francesco. Lo capiremo nei prossimi mesi.
Grazie, direttore; molto interessante questo carteggio. Si vede che la fiducia di papa Francesco al cardinale, una volta ricostruiti tutti i fatti, è venuta indubbiamente meno. Probabilmente un certo giro di denaro nella cosiddetta “Santa Sede” è prassi e non c’è più nemmeno la sensazione che certe operazioni siano poco trasparenti, se non proprio sporche. Si vede che si è fatta l’abitudine un po’ a tutto… E poi – come ha dichiarato l’interessato – “che male c’è se si impresta del denaro ” (anche quello della chiesa o donato al papa) “ai propri fratelli?” (di sangue, non in Cristo). Grazie per l’informazione e il buon servizio ad una corretta comunicazione. Buon lavoro
C’erano una volta le virtù cardinali. Ora le virtù vanno da una parte, e qualche cardinale da un’altra…