Questa nota è stata scritta il 9 ottobre dal vescovo brasiliano Evaristo Pascoal Spengler, della Prelatura del Marajó, un’isola situata alla foce del Rio delle Amazzoni nello Stato brasiliano del Pará, 40.100 km². Rimprovera al presidente Bolsonaro di essersi recato nel Marajó ufficialmente per presentare il programma “Abrace o Marajó”, in realtà per raccogliere applausi in un clima elettorale, ignorando del tutto le richieste della gente e soprattutto delle leadership del luogo.
«Aggregare per arrivare insieme dove non si può da soli» (Documento finale del Sinodo per l’Amazzonia – DF 39). «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
Il presidente Jair Bolsonaro, accompagnato da una delegazione governativa, arriva nella città di Breves, nell’arcipelago del Marajó, per annunciare alcune misure del programma Abrace o Marajó (Abbraccia il Marajó). L’enfasi, in pieno periodo elettorale, dà l’impressione di uno spettacolo mediatico dagli effetti concreti discutibili. Suona strano anche, in piena pandemia, in una regione con un sistema sanitario precario, svolgere attività che favoriscono gli assembramenti sociali, senza rispettare le norme sanitarie, dove i tassi di contagio e di decessi dovuti al Covid-19 sono preoccupanti.
La Prelatura del Marajó si associa alle iniziative democraticamente decise per promuovere lo sviluppo socioeconomico e il benessere della popolazione del territorio. Soprattutto quelle misure volte a superare le colpe storiche verso le popolazioni della regione, la protezione dell’ambiente e la valorizzazione della cultura regionale. «L’Amazzonia oggi (compreso il Marajó) è tuttavia una bellezza ferita e deformata, un luogo di dolore e violenza. Gli attentati contro la natura hanno conseguenze per la vita dei popoli» (DF, 10).
Il programma Abrace o Marajó potrebbe essere un’iniziativa del governo volta a offrire risposte pubbliche alle richieste della regione. Per questo, sarebbe indispensabile un dialogo con il governo dello Stato, con i poteri municipali e, soprattutto, con i vertici della società civile. Un dialogo sincero, franco, responsabile, che coinvolga la pluralità del tessuto sociale della regione: le leadership religiose delle diverse denominazioni, le leadership dei vari settori dell’attività economica, formale e informale, le leadership dei lavoratori, delle popolazioni tradizionali, degli artisti, dei giovani, delle donne e quelle dei movimenti sociali e ambientali.
Per creare un programma di governo, con risultati economici e sociali efficaci, con responsabilità ambientale, si richiederebbe il coinvolgimento di coloro che operano nella difesa della cittadinanza, della convivenza democratica, del rispetto della pluralità e della giustizia sociale e della cura della «Casa Comune». Come insegna il Sinodo per l’Amazzonia: «Per i cristiani, l’interesse e la preoccupazione per la promozione e il rispetto dei diritti umani, sia individuali che collettivi, non è facoltativo. L’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio Creatore e la sua dignità è inviolabile. Ecco perché la difesa e la promozione dei diritti umani non è solo un dovere politico o un compito sociale, ma anche e soprattutto un’esigenza di fede» (DF 70).
La storia brasiliana ha ampiamente dimostrato il fallimento di iniziative governative che considerano il popolo come destinatario e non come interlocutore, che prescindono dalle sue conoscenze e dai suoi contributi. Aggregarsi per giungere insieme dove non si può da soli (cf. DF 239) e il dialogo sono la migliore strategia e il mezzo più adeguato per dare ascolto agli interlocutori legittimi e alle loro richieste.
Pertanto, è importante interrogarsi su questa improvvisa visita del presidente e del suo entourage a Marajó: con chi si aggregherà il governo del presidente Jair Bolsonaro in pieno processo elettorale? A quali interlocutori presterà attenzione? Quali messaggi veicolerà?
Questa enfasi posta sull’annuncio dei provvedimenti del programma Abrace o Marajó non potrà contare sull’accoglienza della Prelatura del Marajó perché non fa parte di una strategia volta ad aggregare le forze, stabilire dialoghi con la società e promuovere iniziative.
Come strategia mediatica ed elettorale, sembra chiaro che il presidente Jair Bolsonaro non è venuto a Marajó per costruire partnership. Il suo atteggiamento unilaterale, con assoluto disprezzo delle autorità costituite, della popolazione residente e della leadership marajana, indica che lo scopo del suo viaggio riguarda più la ricerca di applausi e che non l’instaurazione di dialoghi; riflette più la voglia di platee che di ricerca di interlocutori e di partnership per un’impresa pubblica, orientata a risolvere importanti richieste regionali.
La Prelatura del Marajó è disponibile, come è sempre stata, al dialogo costruttivo e promosso democraticamente. Tuttavia, per convinzione etica ed evangelica, rifiuta di partecipare ad eventi che favoriscono appropriazioni politico-partitiche, soprattutto nel corso dei processi elettorali. Non accetteremo azioni che confiscano la voce del popolo marajano e disattendono la sua agenda.
Accoglieremo, con particolare attenzione, dedizione e coinvolgimento, tutte le azioni destinate al Marajó aperte alla partecipazione delle popolazioni locali, dando loro voce e tempo nelle decisioni, tenendo conto delle loro esigenze, rispettando le loro tradizioni e culture e garantendo la salvaguardia di un ambiente salubre.
Cogliamo l’occasione per augurare a tutti i Marajani e Paranensi un cero di pace (il cero che viene acceso in molte parti sul davanzale la notte di Natale, ndtr.) gioia e fraternità. La Vergine di Nazaret ci ispiri ad essere fedeli discepoli di Gesù, camminando guidati dal suo Vangelo.
+ Evaristo Pascoal Spengler
Prelatura del Marajó