Il 29 ottobre è morto a Como don Bruno Maggioni. Vasta, chiara e lineare la sua attività di biblista. La sua umanità accanto ai disabili.
Se con la parola “feriale” intendiamo una realtà che pervade tutta la vita, possiamo dire che don Bruno Maggioni è stato un biblista “feriale”.
Nato a Rovellasca (Como) nel 1932 è morto a Como il 29 ottobre 2020. Come data della sua presentazione pubblica possiamo prendere il 1975, quando uscì presso l’editrice Cittadella di Assisi un commento a I Vangeli, firmato da Bruno Maggioni, Giuseppe Barbaglio e Rinaldo Fabris. I vangeli, cioè il cuore del cristianesimo. Con Barbaglio e Fabris, cioè un trio di produttività, di chiarezza, di amicizia che segna una stagione ecclesiale felice: quella della scoperta della Bibbia oltre la lettura personale.
Maggioni è presente a settimane bibliche, corsi di esercizi, commenti alle letture liturgiche della Bibbia, nell’insegnamento in seminari, facoltà, corsi biblici e teologici per corrispondenza.
La varietà delle richieste obbliga don Maggioni a spaziare su tutti i libri della Bibbia, ad applicare metodi diversi in base agli interlocutori, a spostamenti in tutta Italia, anche se resterà fortemente legato alla sua Chiesa locale, con un pendolarismo Como-Milano, dal quale partiva sempre per calcolare il sì e il no alle richieste di collaborazione, di conferenze, di incontri spirituali.
Anche una semplice ricerca su internet produce, dietro una schermata, una intera «biblioteca Maggioni» sulla Bibbia: ha commentato in singoli volumi i vangeli di Matteo, Marco e Luca, gli Atti degli apostoli e le Lettere di Paolo; i libri di Giobbe e Qoelet, forse i più difficili della Bibbia; ha commentato il lezionario domenicale. Si è dedicato a monografie tematiche dense di umanità: Il volto nuovo di Dio, Il padre di tutti, I profeti, I racconti evangelici della passione, Il Dio capovolto, Le Beatitudini, Perché state a guardare il cielo?, Le parabole, La difficile fede, Le virtù del cristiano. Ciò che fa la differenza, Il terreno della speranza.
L’elenco potrebbe continuare, ma il riferimento allo specifico del cristiano e alla speranza degli ultimi due titoli mi rimanda a un ricordo diretto, che mi è stato di lezione profonda.
Sapevo che, accanto agli studi biblici e all’amore verso la Bibbia, don Bruno aveva investito il suo sacerdozio nella vicinanza quotidiana accanto alle persone disabili o comunque in difficoltà. Certamente anche da questa esperienza quotidiana è derivata allo studioso la grande chiarezza espositiva e la capacità di dire cose profonde con parole semplici.
Eravamo ospiti per un convegno; il pranzo era programmato da don Bruno e c’era un paio di vescovi in talare, fascia rossa e croce pettorale vistosa. Entriamo nella sala, e il responsabile un po’ intimidito chiede a don Bruno: «ma i vescovi dove li metto?». E lui, rivolto a noi del gruppo, risponde ad alta voce: «Sparpagliamo tutti gli ospiti nei vari tavoli, così conoscono i nostri amici».
Biblista “feriale”, perché ha dato speranza ai meno fortunati, perché ha comunicato e si è fatto capire nella scuola e nella vita.
In don Bruno Maggioni, la lettura della Bibbia era sempre accompagnata da tanta umanità. Non è mai stato il ricercatore asettico e distante. Ha potuto fare una “lettura spirituale” della Bibbia perché leggeva in modo evangelico la sua vita e quella degli uomini.
- Alfio Filippi è direttore emerito EDB