Il recente rapporto che dettaglia la risposta del Vaticano allo scandalo che circonda l’ex cardinale Theodore McCarrick mostra perché sia un errore canonizzare i papi (o chiunque) rapidamente dopo la loro morte.
Secondo il rapporto vaticano pubblicato la scorsa settimana, papa Giovanni Paolo II ha ricevuto avvertimenti su McCarrick da funzionari vaticani e dal cardinale di New York John O’Connor nel 1999. Due anni dopo, McCarrick è stato insediato come arcivescovo di Washington, D.C.
Giovanni Paolo II è stato beatificato nel 2011, sei anni dopo la sua morte. Tre anni dopo (2014) è stato dichiarato santo.
Non sono solo i papi
La Chiesa ha bisogno di più tempo per esaminare la vita di qualsiasi persona. Il popolo argentino, ad esempio, voleva canonizzare Eva Peron subito dopo la sua morte nel 1952. All’epoca, fortunatamente, il periodo di attesa obbligatorio prima che il processo di canonizzazione potesse iniziare era di 50 anni. Sebbene sia ancora venerata da molti argentini, la reputazione di Peron è stata offuscata negli ultimi anni dalle accuse secondo cui lei e suo marito avevano dato rifugio ai nazisti dopo la seconda guerra mondiale.
Giovanni Paolo ha ridotto il periodo di attesa da 50 a cinque anni, perché voleva canonizzare figure ancora significative per i contemporanei. Il suo successore, Benedetto XVI, ha derogato anche a questo limite proprio nel caso di Giovanni Paolo II e lo ha fatto davanti alla richiesta popolare.
Per tale ragione, quando Giovanni Paolo è stato canonizzato solo nove anni dopo la sua morte, gli storici indipendenti non avevano ancora avuto accesso agli archivi segreti del Vaticano, quindi era impossibile ad altri che al Vaticano giudicare la sua causa. E oggi, via via che divengono note ulteriori informazioni, si sollevano domande sul suo operato.
Politica ecclesiastica
Canonizzare i papi è una questione particolare perché riguarda più la politica ecclesiastica che la santità. Spingono per la canonizzazione coloro che desiderano rafforzare l’eredità del «loro» papa. È una scelta per la continuità contro il cambiamento, poiché elevare un papa all’onore degli altari rende più difficile mettere in discussione e modificare le sue posizioni. Politicamente, è difficile opporsi alla canonizzazione di un papa perché l’opposizione viene denunciata come gesto di slealtà. Coloro che si oppongono alla canonizzazione sono di solito propugnatori del cambiamento. Come compromesso, talvolta due papi vengono dichiarati santi insieme: nel 2104, ad esempio, Giovanni XXIII è stato canonizzato insieme a Giovanni Paolo II. I progressisti amavano Giovanni mentre ai conservatori piaceva Giovanni Paolo.
Tale costume, inteso a spegnere gli attriti tra le fazioni interne, risale al III secolo, alla disputa tra papa Callisto e Ippolito (il primo antipapa). La leggenda vuole che i due, i cui sostenitori si scontravano apertamente per le strade di Roma, si riconciliassero dopo essere stati inviati nelle miniere di stagno sarde dalle autorità romane. Entrambi furono onorati come santi dalla Chiesa nel tentativo di riportare unità.
In modo simile, la canonizzazione congiunta di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ha riunito correnti interne che erano in disaccordo sin dal Vaticano II, il Concilio voluto e cominciato da papa Giovanni. Non sarei sorpreso di vedere Francesco e Benedetto canonizzati lo stesso giorno entro 10 anni dalla loro morte.
Modelli raggiungibili
A parte la questione politica, i santi dovrebbero essere modelli da imitare per i cattolici e per altre persone. Ma come può un cristiano comune prendere veramente come modello un papa, a meno che egli non sia un cardinale che vuole diventare papa?
I miei candidati alla canonizzazione sarebbero laici, in particolare le coppie sposate e i giovani. Vorrei canonizzare le studentesse ruandesi della Nyange Catholic School, le quali furono picchiate e uccise dai militanti hutu nel 1997 quando si rifiutarono di separarsi in gruppi hutu e tutsi. La loro testimonianza contro il genocidio e per la solidarietà sarebbe molto più significativa per i giovani di qualsiasi papa.
Queste giovani donne erano forse perfette? Improbabile. Ma non è necessario che lo fossero: i santi non erano persone perfette; sono stati, come tutti, anche peccatori. Basta ricordare che san Pietro ha negato di conoscere Gesù.
Ma quando vengono alla luce scandali come quello di McCarrick, le persone finiscono per mettere in dubbio l’intero sistema delle canonizzazioni. Cosa di per sé non del tutto negativa. Quando Josemaría Escrivá, il controverso fondatore dell’’Opus Dei, venne canonizzato nel 2002, un burlone gesuita ebbe ad esclamare: «Bene, questo dimostra che tutti vanno in paradiso».
Reprinted by permission of National Catholic Reporter Publishing Company, 115 E Armour Blvd, Kansas City, MO 64111 NCRonline.org. Qui l’originale inglese.
Paragonare una figura immensa come Giovanni Paolo II a Evita Peron…..
L’errore è stato correre a santificarlo. Si dice vox populi vox dei. Forse è il caso di ammattere che non è così e che per capire come stanno davvero le cose serve tempo. Aveva ragione il mai abbastanza compianto Card. Martini su Wojtyla: “Era un uomo di Dio ma non è necessario farlo santo”
E la si smetta di attaccare Bergoglio in continuazione. E’ da questo renderlo colpevole di tutto (cosa logicamente impossibile) che si capisce che è solo odio quello rivolto verso di lui.
Eccolo il vero bersaglio.
Ora è tutto chiaro.
Bergoglio santo in vita perché amico dei “movimenti popolari”.
Woitila da condannare in quanto anticomunista e conservatore.
Che vergogna strumentalizzare la sofferenza di tante vittime dell’omosessualità clericale.