Nella crescente inquietudine delle Chiese ortodosse relativamente allo scisma ellenico-slavo, avviato in ragione del riconoscimento dell’autocefalia alla Chiesa ucraina (cf. SettimanaNews: Conferme e spiragli), sono emerse molte voci che reclamano dialogo e unità. Fra queste vi è la recente lettera che il primate e l’assemblea dei vescovi di Polonia (14 dicembre) hanno fatto arrivare al metropolita di Kiev e dell’Ucraina, Onufrio, a capo della Chiesa filo-russa e maggioritaria che si è opposta all’autocefalia. Il testo, reso noto a tutte le Chiese, è percorso dalla denuncia del “filetismo”, cioè dalla pretesa che i confini nazionali definiscano una Chiesa, che suona come critica alla nuova Chiesa autocefala presieduta da Epifanio, ma evidenzia anche l’opportunità di non chiudere la comunione eucaristica per ragioni che non hanno un peso dogmatico e auspica la capacità di aprire e alimentare il dialogo fra le Chiese, che suona come apertura agli altri. Ecco il testo (Lorenzo Prezzi).
Appello della Chiesa ortodossa polacca
«La Chiesa ortodossa di Polonia, preoccupata per la divisione dell’unità ortodossa e per lo scandalo relativo, si rivolge a tutti gli ortodossi con l’appello evangelico «non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3.28).
Queste parole della sacra Scrittura testimoniano che, per Cristo e il suo annuncio, le frontiere non esistono. È un fatto e una norma per la missione spirituale ortodossa che indicano come le frontiere, umanamente rispettabili, non possono avere un ruolo sostanziale. Per i fedeli ortodossi l’impegno più importante è la propagazione dell’insegnamento di Gesù, crocifisso e risorto. È solo in Lui e attraverso di Lui che il mondo conosce salvezza. Le relazioni umane e i concetti di frontiera geografici non hanno qui alcun rilievo.
La missione della predicazione della verità sulla salvezza in Cristo è obbligo di tutti gli ortodossi, a cominciare dai patriarchi, metropoliti e vescovi, preti e monaci, come di tutti i fedeli. A noi spetta la responsabilità della predicazione di tale verità. È dal nostro fervore che dipende la salvezza nostra e degli altri. Ciascuno auspica anzitutto per la propria vita la salvezza e la vita eterna. Su questa via hanno camminato i nostri padri: apostoli, martiri, confessori ed eremiti. Proprio grazie alla loro missione l’Ortodossia esiste in Oriente e Occidente, al Nord e al Sud.
Superiamo la divisione!
Le frontiere amministrative statali di oggi non possono violare la missione della santa Chiesa e la sua unità. Realmente nella Chiesa non ci sono greci, ebrei, slavi, rumeni, tedeschi, etiopi o altri popoli. «Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire» (1Cor 1,10).
Queste parole, oggi, non significano nulla per noi? La divisione sperimentata dall’Ortodossia contemporanea non alimenta la propagazione del Vangelo, predicato dalla Chiesa santa, cattolica e apostolica, ma ingrossa uno scandalo sempre maggiore. Ci sono ragioni per farci pensare, ma questo non è possibile che nello spirito di amore e di unità in Cristo. Se non arriviamo a capo dell’attuale frattura, lo faranno le generazioni future. Ma cosa avranno imparato da noi, che cosa scriveranno di noi?
I santi apostoli Cirillo e Metodio hanno portato l’insegnamento della santa Chiesa ortodossa nelle terre della grande Moravia, ai cechi, ai polacchi della Vistola e agli altri popoli. Da lì si è espanso grazie ai proto-polacchi e ruteni. Tutto questo ha avuto luogo sul territorio dello stato polacco attuale. Il battesimo della Rus’ di Kiev è avvenuto più tardi.
Questa cronologia ha un qualche significato nel momento in cui è in questione la nostra salvezza grazie a quella missione? Alla luce dei fatti storici, le diversità inter-ecclesiali e la prova di avere ragione non hanno importanza essenziale. Perché, nella società attuale, distrutta dalle divisioni, ciò che davvero è importante, come nel passato, è che noi restiamo discepoli e figli della Chiesa, una santa, cattolica e apostolica, corpo mistico di Cristo. Le debolezze puramente umane e le nostre ambizioni in proposito non devono avere spazio fra noi.
Il primato di onore e il rispetto verso il protos fra noi, come il posto dell’“angelo” della Chiesa sono stati formati nella storia. Un processo cresciuto sulla predicazione evangelica dell’amore del maggiore verso il minore. Il primato nella Chiesa consiste nel servire il debole, in conformità alle parole di Cristo: «Se uno vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35). Parole indirizzate ad ogni credente, chierico o laico. In tale difficile situazione, diventa primo quello che tende la mano per la riconciliazione e, facendo così, aiuta a superare la divisione.
Il diavolo è il divisore
Certo la storia ha definito le frontiere amministrative dei differenti popoli. Ma non sprechiamo quello che abbiamo! Non trasgrediamo la volontà e le istituzioni dei nostri padri! Riuniamoci attorno alla divina liturgia e non dissipiamo le nostre forze in cose che hanno un’importanza secondaria per la nostra salvezza!
Oggi il nemico del genere umano, il diavolo, fa di tutto per condurre alla disintegrazione dei cristiani ortodossi e della loro Chiesa. Più di tutto è tormentato dall’unità, espressa nella preghiera liturgica comune. Non alimentiamo le sue empie intenzioni, ma opponiamoci alla tentazione della divisione. Dio, la santa Ortodossia, la storia e l’avvenire della nostra Chiesa lo richiedono.
Il presente appello è la voce implorante della Chiesa di Polonia, molto provata, un appello a tutti di ravvederci davanti a fenomeni ecclesiali negativi nell’Ortodossia contemporanea. Signore, benedici la tua Chiesa e aiutaci a superare le prove che ci tormentano. «Signore, rafforza la santa fede ortodossa – la fede dei cristiani ortodossi – nei secoli dei secoli!».
A nome della santa assemblea dei vescovi della Chiesa ortodossa autocefala di Polonia, il primate, Savva, metropolita di Varsavia e di tutto la Polonia.