Il 30 dicembre mons. Jan Hendriks, vescovo di Haarlem-Amsterdam (Olanda) ha pubblicato un comunicato in cui le apparizioni e i messaggi della Beata Vergine di Amsterdam, nota come “Signora di tutti i popoli” possono essere accettati, ma non hanno un riconoscimento formale di soprannaturalità.
Una posizione concordata con il dicastero per la Dottrina della fede che ha confermato un giudizio già espresso nel 1974. Il titolo di “Signora dei popoli” è teologicamente ammissibile e il culto mariano può servire alla crescita di un mondo più unito dove tutti si riconoscono fratelli e sorelle, ma questo non significa l’affermazione ecclesiale del carattere soprannaturale delle apparizioni in questione.
Prima di accennare ai fatti è bene precisare che il riconoscimento delle apparizioni mariane può essere di tre tipi:
- Constat de supernaturalitate, cioè il fenomeno ha caratteri che la Chiesa riconosce come segni di Dio;
- Constat de non supernaturalitate, cioè il fenomeno non è una manifestazione soprannaturale e trascendente;
- Non constat de supernaturalitate, e cioè il fenomeno è coerente con il messaggio evangelico, ma non impegna il pieno giudizio ecclesiale.
È questo terzo giudizio che viene indicato per la Beata Vergine di Amsterdam. Libertà di culto e di devozione, ma senza la pretesa che vi sia un pieno riconoscimento ecclesiale.
La veggente, Isje Johanna Peerdeman (1905-1996), ha avuto la prima apparizione a 12 anni, ma in particolare fra il 1945 e il 1984. Maria, con numerosi messaggi sociali, ha parlato di giustizia e di amore per il prossimo, indicando i temi nuovi che sarebbero venuti dopo la guerra. Suggerendo in particolare una preghiera e un’immagine in cui Maria è collocato sopra il globo terrestre.
Il 31 maggio del 1996 il vescovo di Amsterdam ha approvato ufficialmente la venerazione alla Madonna sotto il titolo di “Signora di tutti i popoli”. Un giudizio ulteriormente confermato nel 2002.
Il punto più critico e più discusso è l’esplicita richiesta delle apparizioni per la definizione di un quinto dogma mariano, cioè Maria come “corredentrice”. Esso è presentato come l’ultimo e più grande dogma mariano, che dovrebbe propiziare una nuova venuta dello Spirito.
La richiesta, che viene talora riproposta anche in seguito, non ha trovato sostenitori fra i teologi e non ha avuto alcun riscontro nella dottrina mariana del Vaticano II che, pur ricordando i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice e, in particolare Madre di Dio e Madre della Chiesa, non ha mai accolto la formula corredentrice (cf. LG 62).
Dello stesso tono il documento di Paolo VI, Marialis cultus, del 1974. Sottolinea la necessità che la devozione mariana, pur preziosissima, sia con evidenza collocata al servizio della centralità di Cristo e dello Spirito Santo. Venga proposta evitando con cura «qualunque esagerazione che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica e sia bandita ogni manifestazione cultuale contraria alla retta prassi cattolica» (n. 32).
Né l’evidentissima devozione mariana di Giovanni Paolo II, né il sostegno cordiale di papa Francesco alle devozioni mariane hanno finora aperto alcuno spazio per il riconoscimento di “corredentrice” e tanto meno l’affermazione di un nuovo dogma.
Certo,ma con questi nuovi tempi ed 8n adeguamento agli ultimi intendimenti del ministro La Morgese anche per la Nostra “Madre di Dio,Madre della Chiesa, od anche Theotókos o Dei genitrix, dovremmo specificare se si tratta di genitore 1 o genitore 2.
Il redentore è uno e solo uno. Fermo l’affetto grato e infinito per sua madre.
Infatti Maria Santissima non è la “redentrice” ma è la “corredentrice”.