Il mandato a Draghi

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Non possiamo illuderci, il momento è drammatico. Praticamente sepolta sotto una montagna crescente di debito, intrappolata da lacci e laccioli burocratici, senza prospettive per il futuro, l’Italia è sull’orlo di un abisso. Per questo il presidente Sergio Mattarella ha dato un mandato ampio all’ex capo della BCE Mario Draghi, sicuramente l’italiano più influente al mondo.

L’ampio mandato di fatto significa che si deve costituire un governo di unità nazionale, quindi senza paletti di “governo politico” (riedizioni aggiornate e affinate della vecchia maggioranza contro “gli altri”) e senza recriminazioni o rese dei conti sul passato (“entriamo solo se ammettete che gli altri hanno sbagliato”).

Se il governo della maggioranza precedente avesse funzionato non saremmo qui, ciò è evidente e rende superfluo ogni vendetta o riedizione del passato.

Le elezioni non sono una opzione sul tavolo. Al di là delle motivazioni offerte del presidente ciò è perché con la nuova legge elettorale il 60-70% degli attuali parlamentari si ritroverà disoccupato e spesso nullafacente. Perderebbero circa 400mila euro, una fortuna per molti di loro.

Quindi non andranno al voto. È orribile, è “poltronismo” ma è reale e la politica si fa anche sulla carne degli uomini.

Quindi deve essere un governo in cui tutti devono stare dentro senza “se” e senza “ma”. Allora tutti devono affidarsi a Draghi perché il parlamento non ha saputo fare di meglio, perché il presidente ha tirato fuori questo coniglio dal cappello e perché il mondo (nessuno stato è totalmente indipendente) ha già votato per Draghi facendo crollare lo spread italiano di 20 punti solo con la sua nomina.

Ciò significa che se Draghi fallisse nel suo tentativo di governare, oggi o fra due mesi, lo spread partirebbe a razzo superando i mille punti. Ciò manderebbe letteralmente in fallimento l’Italia e sul lastrico tutti gli italiani (compresi i parlamentari) al di là delle loro preferenze di voto.

Quindi le finzioni in realtà non servono più.

Il governo Draghi non sarà perfetto, non potrà accontentare tutti, se appena lo pretendesse sarebbe folle e l’uomo sarà tante cose ma folle non è. Il governo Draghi deve fare un Recovery che possa essere accettato dalla UE e possa mettere in una qualche sicurezza l’Italia nel 2021. Sarebbe un miracolo se riuscisse anche a iniziare una riforma della burocrazia e della giustizia civile, entrambe bizantine e forse oggi i due pesi maggiori al rilancio del paese.

Ragionevolmente Draghi, se liberato dai vari mercanteggiamenti dei partiti, può fare questo. Ciò appunto ha bisogno insieme di un passo avanti, di sostegno in responsabilità, e indietro, dal mercato dei ministri e compagni, dei partiti stessi.

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Un commento

  1. DN 7 febbraio 2021

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