Una rappresentanza del popolo Apache, sostenuta da altri gruppi di nativi americani e da alcuni movimenti per i diritti civili, ha presentato presso la Corte di appello dell’Arizona una mozione con cui cita in giudizio il governo federale americano per impedire il passaggio del territorio in cui si trova il loro luogo sacro di Oak Flat (circa un’ora di viaggio a est di Phoenix) a una compagnia mineraria australiana.
L’accordo, raggiunto formalmente fra il Servizio forestale statunitense (Oak Flat si trova, infatti, all’interno della Tonto National Forest) e la compagnia mineraria Resolution Copper, prevede la cessione da parte del governo federale del territorio interessato in cambio di un’area di circa 24 Km2 posseduti dalla compagnia mineraria in un’altra zona.
Lo scambio è in contraddizione con un’ordinanza emessa dal presidente D. Eisenhower, ed è stato reso possibile – dopo decenni di tentativi falliti – attraverso l’escamotage di inserirlo all’ultimo momento come emendamento del National Defense Authorization Act per l’anno fiscale del 2015 (legge approvata il 19 dicembre 2014). Questo tipo di legislazione speciale prevede, infatti, che la bozza debba essere approvata nella sua interezza, senza poterne stralciare alcun emendamento.
“La tribù San Carlos Apache ha lavorato senza posa per scongiurare lo scambio. La discussione sul pacchetto-territorio alla Camera e al Senato non ha tenuto conto della storia [decennale] del progetto di legge, l’unica cosa su cui ci si è concentrati è quella dei ‘posti di lavoro’. La parte più preoccupante nella presentazione del progetto di legge al Senato, per ciò che concerne il pacchetto-territorio, è stata la discussione su tutte le aree della regione occidentale degli Stati Uniti di proprietà federale (…) – incluse tutte le riserve in cui si trovano numerosi luoghi sacri come Oak Flat” (Apache Stronghold).
Una precedente causa avanzata presso la Corte distrettuale era stata decisa dal giudice a favore del passaggio di proprietà del territorio dal governo federale alla compagnia mineraria, trasformando conseguentemente tutta l’area interessata in proprietà privata.
Il luogo di Oak Flat rappresenta per la tribù San Carlos Apache “un terreno benedetto, nel quale dimorano i messaggeri tra il popolo e il creatore e sui cui il popolo ha celebrato i suoi riti ritenendolo sacro da tempo immemorabile (…) Né le potenze che si trovano qui, né i riti religiosi degli Apache che pregano per e mediante queste potenze, possono essere ridislocati altrove. Solo qui, infatti, le loro preghiere possono andare al creatore” (Mozione; cf. Save Oak Flat, qui).
Per questa ragione la tribù “rifiuta di accettare che la distruzione della nostra terra sacra, l’impedimento della pratica della nostra religione e il dover essere sottoposti ad arresti per poter pregare sulla nostra terra sacra, non rappresenti un onere sostanziale per noi” (Apache Stronghold).
Qualora la mozione venga respinta, la tribù San Carlos Apache e i suoi rappresentanti legali si sono detti pronti a portare il caso davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti in quanto ritengono che la trasformazione di un luogo sacro (di proprietà pubblica) per la loro religione in una miniera di proprietà privata violi il Religious Freedom Restoration Act.
Grazie per aver pubblicato questa importante notizia con il link al website di Apache Stronghold che permette di approfondire la storia.
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Rame e litio sono minerali essenziali alla transizione ecologica e all’abbandono dell’energia fossile, ma se estrarli significa svuotare gli acquiferi, inquinare i suoli, e limitare la libertà religiosa e distruggere il patrimonio culturale delle popolazioni indigene, significa che siamo lontani dalla ecologia integrale di cui parla Papa Francesco.