Noi cattolici presenti in Grecia, che dal 1968 celebriamo la Pasqua con i nostri fratelli ortodossi, festeggeremo la Pasqua il 2 maggio. Questa distanza di quasi un mese è la più grande dalla Pasqua del calendario romano. Altre volte la distanza è di una settimana; talvolta – raramente –capita che festeggiamo la Pasqua insieme ai cristiani di tutto il mondo.
L’ispirazione a celebrare la Pasqua nella stessa data con i fratelli ortodossi è stata dell’arcivescovo di Corfù, Antonio Varthalitis. L’idea è stata fatta propria dalla Conferenza episcopale, la quale ha fatto richiesta alla Congregazione per le Chiese orientali per ottenerne il benestare. Colui che ha difeso questa scelta è stato Paolo VI di venerata memoria, che si è congratulato con i vescovi di quel tempo per questa idea e li ha incoraggiati a farla diventare realtà.
Così si è risolto un problema per le famiglie di religione mista. Pensiamo alla famiglie miste. Il padre cattolico e la mamma ortodossa, con i figli cattolici; o viceversa, il padre ortodosso con i figli ortodossi e la mamma cattolica perché, secondo la linea che si segue, i figli sono battezzati nella Chiesa alla quale appartiene il padre di famiglia. Quindi problemi in famiglia.
Ma problemi anche a scuola, perché certe date sono regolate secondo il calendario della Chiesa ortodossa. E succedeva per la Pasqua cattolica. La Settimana Santa dei cattolici non prevedeva nessuna vacanza, così che gli alunni cattolici godevano delle vacanze pasquali in occasione della Pasqua ortodossa. Quando questa non è celebrata insieme, la Pasqua ortodossa è festeggiata da una a quattro settimane dopo la Pasqua della Chiesa cattolica.
E nascevano tanti altri problemi anche nella società, per es. nelle Banche, che in Grecia seguono obbligatoriamente le date della Chiesa ortodossa.
Non mi prolungo oltre. Prendiamo atto comunque che, anche se noi cattolici celebriamo la Pasqua con i fratelli ortodossi, non tutti i problemi sono risolti. Penso ai turisti che vengono in Grecia convinti di poter celebrare la Pasqua cattolica e che, invece, ci trovano ancora in piena Quaresima…
Ma godiamo del buon cammino che è stato fatto.
- Francesco Papamanolis, vescovo emerito di Syros, Santorini e Creta in Grecia.
I problemi accennati causati dalla differenza di data sono certamente reali, ma nel testo del vescovo greco manca qualunque richiamo al fatto che celebrare la pasqua secondo il calendario giuliano significa disattendere, 7 volte su 10, i canoni del primo concilio ecumenico che stabiliscono come la pasqua cristiana debba cadere la domenica immediatamente successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio primaverile. Il medesimo primo concilio ecumenico ha altresì stabilito che quando si verifica l’equinozio, il calendario deve segnare 21 marzo. Ora se noi guardiamo il calendario giuliano notiamo che quando si verifica l’equinozio il giuliano segna 8 marzo e questo significa quindi che il primo canone di Nicea I il calendario giuliano non lo rispetta mai. E 7 volte su 10 circa non rispetta mai neppure il secondo canone niceno che impone appunto di seguire il primo plenilunio, giammai il secondo. In generale quindi possiamo dire che la pasqua giuliana rispetta le prescrizioni nicene solo quando coincide con la pasqua gregoriana. Ogni qual volta la pasqua giuliana non coincide con quella gregoriana significa dunque che è in una data sbagliata. Quest’anno all’errore si aggiunge un ulteriore errore: la pasqua giuliana cioè nel 2021 è dopo il secondo plenilunio! Tutto questo è in parte dovuto agli errori del calendario giuliano (attualmente tali errori ammontano a 13 giorni di ritardo) ed in parte agli errori delle tabelle utilizzate per calcolare la data pasquale senza dover ricorrere alle osservazioni astronomiche. Tali tabelle furono create )in realtà furono solo aggiustate) da Dionigi il Piccolo nel V secolo. Ma essendo approssimate tali tabelle finiscono per sbagliare il 70% delle volte. Ora, se nei luoghi a maggioranza ortodossa si vuol celebrare la pasqua nella stessa data per motivi pratici è comprensibile, ma bisogna pur sapere che fare questo significa disattendere quasi sempre i canoni niceni. In generale gli ortodossi nulla sanno di tutto questo e ripetono all’infinito che essi osservano tali canoni niceni quando invero li rispettano solo raramente. Ma un vescovo cattolico dovrebbe sapere che la riforma del calendario fatta da Gregorio XIII nel 1582 non fu fatta perché il papa si annoiava e non sapeva cosa fare, ma fu fatta proprio perché il calendario giuliano è sbagliato e sbagliava data, come fa tuttora. Nella bolla Inter Gravissimas papa Gregorio infatti afferma che si riforma il calendario proprio per rispettare i canoni del primo concilio ecumenico.
S.E. Papamanolis dovrebbe sapere un vecchio modismo dei monti Interni abruzzesi (non so altrove) proprio poiché , rispondere “quando Pasqua viene di maggio” alla più classica richiesta di restituzione di un prestito, significa , MAI. Ciò appunto secondo le celebrazioni cattoliche.