Due brevi comunicati dell’Università di Tübingen e della Stiftung Weltethos hanno annunciato la morte di Hans Küng, avvenuta oggi all’età di 93 anni.
Una delle figure che hanno caratterizzato il post-concilio della Chiesa cattolica a livello globale, anche grazie al conflitto che si è innescato con il Vaticano dopo la pubblicazione del suo volume sul primato petrino Infallibile?
Küng fu forse il primo dei teologi classici del XX secolo, con formazione pre-conciliare, che utilizzò i mezzi di comunicazione non ecclesiali come strumento di pressione sulle istanze vaticane – creando uno scenario di supporto pubblico molto ampio per le sue posizioni nella diatriba romana che ha caratterizzato tutta la fase centrale del suo vissuto teologico.
Dopo la revoca del permesso di docenza da parte della Santa Sede, Küng ha creato la fondazione Weltethos ancorandola all’Università di Tübingen che appoggiò con convinzione quell’impresa – rivelatasi, poi, sotto molti punti di vista premonitrice e capace di una visione verso il futuro per un’alleanza delle religioni a custodia della nostra umanità comune.
La sua scelta di usare la comunicazione di massa come mezzo di confronto con il Vaticano ha aperto la strada per una modificazione profonda dell’attività di controllo e censura da parte della Congregazione per la dottrina della fede. Spostando, non senza detrimento per la cosa teologica, lo snodo nevralgico dall’argomento in questione alla sua comunicazione, prima, e poi addirittura alla sua possibile recezione da parte del più ampio pubblico nella sua forma mediatizzata.
Con la sua morte si chiude una parte del post-concilio cattolico, quella che ha trovato nella polarità speculare Ratzinger-Küng la sua rappresentazione mediatica da sfruttare in un senso o nell’altro. Figli entrambi di una medesima visione della Chiesa e del cattolicesimo nel più ampio contesto culturale, separati solo dalla direzione presa per attuarla praticamente.
Per quanto segnata da limiti, non senza profonde ripercussioni fino al momento presente, quella fu una stagione alta del cattolicesimo e della teologia – oggi su queste spalle non riusciamo più neanche a salire con la scala. Forse anche perché il tempo presente ci chiede altra cosa, altre attenzioni e sensibilità – saranno proprio questi gli indici su cui saremo misurati noi che quella stagione l’abbiamo conosciuta nei resoconti di parte.
Grazie a questo teologo, uomo di grande apertura e dialogo con il mondo anche al di fuori della chiesa Cattolica. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e ascoltarlo, grazie per quanto ci ha lasciato con i suoi libri. La sua preghiera (una battaglia lunga una vita) è testimonianza della sua profondità e della sua fede in Dio.
Danke, Danke, Sie waren und sind ein Gottesgeschenk!