Il docente di Introduzione alla Bibbia e Pentateuco all’ISSR “Beato Contardo Ferrini” offre al lettore un’ottima introduzione sintetica alla Torah, i primi cinque libri della Bibbia, cinque “astucci” contenenti l’“Istruzione” (non tanto la “Legge”) fondamentale per Israele e normativa anche per i cristiani. Di essa traccia brevemente la lunga storia della composizione e della sua interpretazione. Il nome di Abramo e di Mosè ricorrono all’inizio e alla fine di questa storia, segnata dal filo rosso della promessa della terra.
Il Pentateuco è la complessa elaborazione – frutto di un più che dignitoso compromesso includente, e non escludente, far varie tradizioni religiose – che esplicitano la fede fondamentale di Israele, che in essa esprime la propria autocoscienza di popolo di Dio chiamato a un rapporto particolare con YHWH. Esso costituisce il patrimonio fondamentale nell’eredità di un popolo, con un’indiscussa dinamica e capacità di generare futuro.
Arletti delinea i quattro motivi che secondo molti autori inducono a pensare al Pentateuco come la “costituzione di Israele”, un’anomala carta costituzionale (cf. pp. 112ss). A partire dagli antenati, scelti e chiamati in mezzo a un’umanità creata da Dio dell’universo che è il Dio di Israele, viene fornita una carta di identità dell’israelita. Essa si costituisce in un triplice ambito: genealogico, storico e giuridico.
Nel Pentateuco è presente un’ampia sezione narrativa sulle origini più antiche del popolo di Israele (situazione simile alla Gran Bretagna, priva di una vera e propria costituzione, ma che conserva gelosamente i testi fondativi). Le costituzioni sono documenti rappresentativi della volontà collettiva di un’intera nazione, accomunata da un territorio e dai medesimi valori e principi giuridici. Le costituzioni moderne sono anonime, ma spesso se ne conoscono l’autore/i. La tradizione attribuisce la paternità del Pentateuco a Mosè.
Le costituzioni sono frutto di compromesso, e questo è anche il caso del Pentateuco, compromesso nobile fra le due principali componenti sociale dell’Israele post-esilico, quella laica e quella sacerdotale. Al centro del Pentateuco vi è il libro del Levitico, che esplicita chiaramente chi possa far parte di questo popolo e come questo presupponga una purità rituale e una separazione da coloro che non vi appartengono.
«Come racconto dell’epoca originaria di Israele, il Pentateuco è anche la costruzione narrativa di un mondo alternativo a quella quotidiana esperienza politica, sociale e familiare come fu vissuta dalla generazione dell’esilio e da quelle immediatamente successive» (p. 117). Si ricorda immaginando un mondo alternativo. Un ricordo non neutrale, sospeso tra ideologia, compromesso e ispirazione. Immaginazione inesauribile che dà origine a doppioni narrativi e che si estende anche nell’utopia e nell’immaginazione presente pure nel campo giuridico.
Le tradizioni (non tanto una “fonte” già completa…) sono raccolte, fuse, accostate in una sequenza di redazione/i di frammenti o di complementi (a seconda delle diverse teorie ricostruttive degli studiosi). Radunata attorno a un tempio, nell’epoca favorevole dell’impero persiano del postesilio (539-333 a.C.), la comunità raccoglie e redaziona definitivamente le proprie tradizioni in modo inclusivo e non esclusivo: con la chiusura di Dt 34 fuori della terra della promessa si fa vedere che la Torah non identifica Israele con il possesso di una particolare terra; con la legittimazione del santuario samaritano sul monte Ebal, Dt 27,4-8 fa spazio a tradizioni alternative a quello del tempio gerosolimitano; con la storia di Giuseppe – ambientata per lo più in Egitto – si consentiva anche ai giudei presenti in quel paese di riconoscersi nella Torah (cf. p. 108).
Nella Torah c’è un movimento dinamico che va da «un’umanità indifferenziata a un solo clan familiare, quello di Abramo segnato tanto dalla promessa della terra quanto dalla pratica della circoncisione. Spettò invece alla sequenza che muove dall’Esodo al Deuteronomio configurare gli organismi e le strutture di potere che, attraverso una legislazione civile e religiosa insieme, dovevano regolare e disciplinare la vita del popolo stesso» (p. 107).
Un testo davvero prezioso, aggiornato ed estremamente didattico, con numerosi riquadri di focalizzazione su temi specifici, con sintetica bibliografia al termine dei vari capitoli. Cinque di essi sono dedicati all’introduzione generale, mentre gli altri cinque sono dedicati ciascuno a uno dei libri del Pntateuco.Volume che sarà molto utile ai lettori, in modo particolare agli studenti di teologia e ai catechisti, per acquisire una visione d’insieme introduttiva a un blocco letterario e teologico decisivo per il mondo giudaico e altrettanto vitale per quello gemello dei cristiani.
Arletti Claudio, Pentateuco, Collana «Fondamenta», EDB, Bologna 2016, pp. 304, € 28,50. 9788810432099
Descrizione dell’opera
Pentateuco – il «libro contenuto in cinque astucci» – allude ai contenitori nei quali venivano custoditi i primi cinque rotoli delle Scritture ebraiche: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, chiamati dal Talmud anche «cinque quinti della Legge».
Ciascuno ha un inizio e una conclusione, sempre segnalati dal punto di vista letterario con chiarezza, e un proprio innegabile profilo sia dalla prospettiva degli eventi narrati, sia sul piano teologico. Il numero cinque ha dunque un preciso significato e indica un insieme i cui componenti non possono essere fusi o confusi fra loro se non tradendone l’originaria organizzazione.
D’altro canto, il Pentateuco non è la semplice addizione progressiva di cinque diverse opere rilegate insieme, ma un complesso ben definito e strutturato, intangibile, che Israele chiama nelle sue Scritture «libro della Legge di Mosè» o «Legge di Mosè».
Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili ad un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Sommario
Abbreviazioni dei libri biblici. Introduzione. I. «Cinque quinti». II. Alla ricerca del cuore della Torah. III. Spazio e tempo nella Torah. IV. Una storia nella storia. V. Alla ricerca di un significato globale. VI. Primo quinto: «In principio». VII. Secondo quinto: «Nomi». VIII. Terzo quinto: «Chiamò». IX. Quarto quinto: «Nel deserto». X. Quinto quinto: «Parole».
Note sull’autore
Claudio Arletti è docente di Introduzione alla Bibbia e Pentateuco all’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Contardo Ferrini» di Modena. Collabora con le riviste Vita pastorale e Parola, Spirito e Vita. Con EDB ha pubblicato Il tesoro e la perla. Commento ai Vangeli festivi dell’anno A (2013), «Ai suoi discepoli spiegava ogni cosa». Commento ai Vangeli festivi dell’anno B (2014) e «Ricordatevi come vi parlò». Commento ai Vangeli festivi dell’anno C (2015).
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