Inshallah! Chi ha trascorso anche solo poche ore in un paese di lingua araba, chi ha fatto ancora due chiacchiere con una persona proveniente dal Nord Africa o dal Medio Oriente sicuramente ha notato questa espressione, usata spesso come intercalare, quasi regolarmente quando ci si congeda. “Se Allah vuole” dice la traduzione; un po’ come il nostro “a Dio piacendo”, che però si incontra molto più raramente nella lingua parlata.
Giovedì 22 settembre “inshallah” è risuonato più volte nei locali della Conferenza episcopale italiana, a Roma: ce lo siamo ripetuti con molta speranza, alla fine di un incontro tra musulmani e cristiani, atteso e preparato da tempo. Nessuna novità in questo: in molte zone d’Italia – e grazie a Dio – sono frequentissime le occasioni di collaborazione e di scambio tra comunità islamiche e organizzazioni cristiane di vario genere, e anche sul piano civile gli incontri non mancano.
La particolarità dell’incontro avuto a Roma nei giorni scorsi sta piuttosto nel fatto che a questo invito hanno risposto un gran numero di associazioni e organizzazioni musulmane, tra le molte presenti nel nostro paese: segno forse di un desiderio e di un bisogno di convergenza di pensiero e di azione anche tra i musulmani stessi, oltre che tra musulmani e cristiani; segno anche del fatto che evidentemente il tempo era maturo per un incontro così. Che si può definire “al vertice” per l’autorevolezza dei rappresentanti di entrambe le parti e per essere stato convocato dall’Ufficio CEI per l’ecumenismo e il dialogo tra le religioni; ma che non ha avuto proprio niente della formalità che molto spesso accompagna gli incontri di carattere istituzionale.
Tutt’altro: la libertà nel dirci le cose, l’onestà nel mettere sul tavolo non solo le attese ma anche ciò che può rendere più faticoso un dialogo costruttivo, e allo stesso tempo il calore degli abbracci di saluto, la spontaneità che nell’occasione più naturale che l’uomo conosca, ossia nella condivisione del pasto, non fa che consolidarsi, tutto questo ha fatto del 22 settembre una giornata intensa e soprattutto vera.
Come credenti ci siamo incontrati, come uomini e donne di fede, e come italiani, attenti alla vita delle nostre rispettive comunità di fede, ma attenti anche alla vita di un paese che sentiamo “nostro” e che sempre di più assume un’identità variegata e quindi ricchissima. Proprio qui sta la novità dell’incontro dei giorni scorsi: nella volontà di tenere davanti agli occhi del nostro cuore il volto della nostra gente, dei giovani, di chi lavora e di chi cerca lavoro, delle famiglie, delle donne e dei bambini e di chi fa più fatica, al di là che frequenti una chiesa o una moschea. Nella volontà di essere quanto mai concreti insomma, di cercare continuamente il modo per far sì che i nostri incontri si traducano nel bene della nostra gente.
Già, “i nostri incontri”, proprio al plurale: perché se quello di giovedì 22 settembre è stato il primo a questo livello, nell’intenzione di tutti non può e non vuole essere l’ultimo, mentre invece può e vuole allargare il numero delle associazioni coinvolte per guadagnare così una rappresentatività sempre più ampia. E chiaramente, inshallah, se Dio lo vuole: con la consapevolezza però che progetti comuni e condivisi non si realizzano per caso o per magia, ma richiedono l’attenzione, la sensibilità e la collaborazione convinta delle parti interessate. Le premesse ci sono tutte e sono abbondanti; e allora, inshallah!
«… Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale» (Lumen Gentium 16).
Quasi tenendo sullo sfondo questa solenne dichiarazione del Concilio Vaticano II, il 22 settembre 2016 nei locali della Conferenza Episcopale Italiana si è svolto un incontro particolarmente atteso e da tutti definito importante, del quale vogliamo condividere questo comunicato finale congiunto.
Comunicato finale congiunto
Si è svolto a Roma, il 22 settembre 2016, il primo incontro tra il Gruppo per l’islam dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana ed esponenti di realtà comunitarie musulmane in Italia. Il dialogo, valorizzando esperienze già avviate in diverse realtà locali, ha consentito di intraprendere un percorso di reciproca conoscenza; di approfondire il valore della misericordia in questo momento storico segnato da conflittualità e sofferenze, con l’intento di individuare forme e linee di azione di un impegno condiviso per il bene comune della società italiana.
Associazione islamica italiana degli imam e delle guide religiose
Centro islamico culturale d’Italia
Partecipazione e spiritualità musulmana
Centro islamico di Saronno
COREIS
UCOII
Confederazione islamica italiana
Istituto Tevere
Centro culturale islamico di Trieste e della Venezia Giulia
Coordinamento della comunità islamica di Bologna
Consiglio islamico di Verona
Sharhzad Houshmand Zadeh, teologa musulmana
Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI, con il vescovo presidente della Commissione episcopale,
mons. A. Spreafico, e il Gruppo per l’islam, espressione dello stesso Ufficio.