Sull’onda dell’anniversario dei 500 anni della Riforma protestante nel 2017 e in occasione della memoria della scomunica di Lutero, il Gruppo di confronto ecumenico tedesco di Altenberg, fondato nei pressi di Colonia nel 1999, ha chiesto alle autorità cattoliche e luterane di ritirare le reciproche condanne comminate nel XVI secolo. Il gruppo, che raccoglie una trentina di teologi, ha pubblicato contestualmente un libro che giustifica e chiarisce la dichiarazione (In Alle Ewigkeit Verdammt? Zur Konflikt zwischen Luther und Papst nach 500 Jahren, Vandenhoeck & Ruprecht, Grünewald, 2020). Se il contesto sanitario non ha permesso le celebrazioni programmate, la questione resta viva in questo «anno dell’ecumenismo» in Germania (nostra traduzione in italiano da: Istina, n. 1, 2021, pp. 61-64).
Una riconciliazione dopo 500 anni
Perorazione per l’annullamento della bolla di scomunica di papa Leone X
contro Martin Lutero e tutti i suoi discepoli
e per il ritiro del verdetto della Riforma contro il papa
indicato come «Anticristo»
1. Gli avvenimenti degli anni 1520/21
La tragica storia che ha fatto di Martin Lutero e di papa Leone X degli avversari irriducibili richiede ancora la nostra attenzione 500 anni dopo. La bolla papale del 15 giugno 1520 che minacciava di scomunica Lutero e i suoi discepoli è stata seguita da una bolla di scomunica il 13 febbraio con data 3 gennaio 1521.
La dieta di Worms che aveva ricevuto dal legato pontificio Gerolamo Aleandro la bolla di scomunica, il 13 febbraio, e la comparizione di Martin Lutero il 18 aprile 1521, in presenza di Carlo V, ha prodotto l’editto di Worms che privava Martin Lutero e i suoi discepoli di tutti i loro diritti. L’inestricabile conflitto ha causato successivamente la deriva che conosciamo.
2. La nuova comprensione degli eventi dopo il concilio Vaticano II
Ringraziamo Dio che gli sforzi ecumenici profusi negli anni successivi al concilio Vaticano II, attraverso i dialoghi cattolico-luterani, hanno contribuito in maniera decisiva a ricomprendere con una nuova luce gli eventi di quell’epoca. I numerosi sforzi nel quadro del progetto «Le condanne dottrinali dividono ancora le Chiese?» hanno raggiunto il punto culminante con il consenso sulla dottrina della giustificazione a Augsburg nel 1999.
Coerentemente, in occasione della memoria della pubblicazione della bolla di scomunica di 500 anni fa, il 3 gennaio 1521, ci sembra sia arrivato il momento di procedere a una nuova valutazione della censura ecclesiastica comminata all’epoca, che interessava non solo il riformatore Martin Lutero, ma anche tutti i suoi discepoli. Richiesta che include non solo la condanna del papa a Martin Lutero, ma anche la condanna di Lutero al papa indicato come l’«Anticristo».
La nostra proposta per il 500° anniversario si ispira all’importante evento del 7 dicembre 1965 quando – il penultimo giorno del concilio Vaticano II – una dichiarazione è stata letta nell’aula conciliare in presenza di Paolo VI e contestualmente al Fanar di Costantinopoli in presenza del patriarca Atenagora I. Ecco il testo: «Non si può far a mano di riconoscere ciò che questi eventi hanno comportato in questo periodo particolarmente turbolento della storia.
Ma oggi che si è operato su di essi un giudizio più sereno e più equilibrato». Così il papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I hanno dichiarato di rimettere le «censure di scomunica» mutualmente comminate nel 1054, «cancellandole dalla memoria e dal seno della Chiesa per farle cadere in oblio».
Siamo consapevoli che i due rappresentanti ecclesiali, il papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I, si sono incontrati tra eguali, mentre nel 1521 il pontefice romano, la più alta autorità della Chiesa, e il monaco Martin Lutero e i suoi discepoli hanno sviluppato la loro mutua esclusione attraverso argomenti teologici. I 41 articoli della bolla di scomunica mostrano che all’epoca, le divergenze iniziali del conflitto fra Roma e Wittenberg hanno avuto conseguenze sempre più gravi. Martin Lutero, nei suoi Articoli di Smalcalda nel 1537 ha ripetuto l’accusa, già formulata nel 1520, secondo la quale l’Anticristo si era assiso sul trono papale e che la Chiesa romana era caduta nell’idolatria.
Ma durante i dialoghi ecumenici successivi al concilio Vaticano II, è diventato sempre più evidente che queste accuse non possono più essere confermate da parte luterana. Il risultato dei dialoghi è che Martin Lutero, accusato a suo tempo di eresia, può essere meglio compreso come «testimone di Gesù Cristo», come ha riconosciuto la dichiarazione della Commissione mista luterano-cattolica (1983).
Inoltre, la Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione (DCG) del 1999, ha elaborato il messaggio della redenzione in Gesù Cristo come base della fede che lega intimamente non solo i luterani e i cattolici, ma anche le comunioni mondiali dei metodisti, dei riformati e degli anglicani. Per quanto concerne le condanne dottrinali rispettive del XVI secolo, in quel contesto si è dichiarato al n. 41 che, nella misura in cui trattano della dottrina della giustificazione, appaiono in una luce nuova: «l’insegnamento delle Chiese luterane presentato in questa Dichiarazione non cade sotto le condanne del Concilio di Trento. Le condanne delle Confessioni luterane non colpiscono l’insegnamento della Chiesa cattolica romana così come esso è presentato in questa Dichiarazione».
3. Conseguenze per il presente e il futuro dell’ecumenismo
Il gruppo ecumenico di Altenberg propone le tre tappe seguenti:
1) Considerando gli incoraggianti sviluppi e nella prospettiva del 500° anniversario della scomunica di Martin Lutero, il 3 gennaio 2021 chiediamo all’attuale vescovo di Roma, papa Francesco, consultato il Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, di dichiarare che le condanne della bolla di scomunica del 1521 non si applicano ai membri attuali delle Chiese protestanti luterane.
Leghiamo questa richiesta al Memorandum di Worms del 6 marzo 1971 che chiede al papa di annunciare una «chiarificazione sulla persona e l’insegnamento di Martin Lutero dal punto di vista cattolico attuale nell’interesse di un approfondimento del lavoro ecumenico». Quello che non è stato possibile 50 anni fa, può essere attuato nel corso dell’Anno dell’ecumenismo 2021.
Allo stesso tempo chiediamo al presidente della Federazione luterana mondiale, l’arcivescovo D’Musa Panti Filibus della Nigeria, come al comitato esecutivo della Federazione luterana mondiale, di dichiarare che la condanna del papa come «Anticristo» di Martin Lutero e degli scritti della confessione luterana (Apologia della Confessione di Augsburg, Articoli di Smalcalda, il trattato Potere e primato del papa, Formula di Concordia) non si applicano al papato attuale e ai suoi collaboratori.
In un gesto comune che può svilupparsi nello stesso tempo in due luoghi diversi le due parti potrebbero cancellare dalla memoria della Chiesa e far dimenticare le parole e gli atti che hanno condotto alla scomunica di Lutero come alla condanna del papa come «Anticristo».
2) All’inizio del periodo della Riforma i conflitti fra Lutero e il papa si svolgevano principalmente sul terreno tedesco. Essi influenzano il clima ecumenico della Germania fino ai nostri giorni. Per questo chiediamo alla Conferenza episcopale tedesca, d’intesa con il Comitato centrale dei cattolici tedeschi, così come al Consiglio e al Sinodo della Chiesa protestante in Germania, una dichiarazione pubblica comune di pentimento per gli eventi del passato sperando che le reciproche condanne che hanno condotto alla separazione fra le Chiese, siano annullate. Mostrerebbero così la volontà di passare oltre le antiche condanne e di evitare una ricaduta in divergenze reciproche, se non di condanne.
3) Invitiamo tutte le comunità, riunite nell’ambito di un culto ecumenico la seconda domenica di Natale (3 gennaio 2021) o in altri momenti, a celebrare la gioia della venuta di Dio nel nostro mondo con un atto di riconciliazione dopo 500 anni (vi è una traccia in merito). Siamo riconoscenti all’Arbeitsgemeinschaft Christilicher Kirchen (ACK) per la loro cooperazione alla risposta a tale invito e della loro volontà di concretizzarlo, per esempio durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (8-25 gennaio) perché in futuro possiamo percorrere la strada del pellegrinaggio di giustizia e di pace nella diversità riconciliata.
Durante la solennità dello Spirito Santo (Pentecoste), ricordiamo per tutti noi le parole dell’apostolo Paolo che sono il motto moravo nella domenica di Pentecoste di quest’anno: «E in realtà siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, giudei o greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (1Cor, 12,13, TOB).
Altenberg, 31 maggio 2020, Pentecoste, in nome del Gruppo ecumenico di Altenberg:
pastore Hans-Georg Link (Colonia)
prof. Joseph Wohlmut (Bonn)
Vabbè ,riscrivo un commento pubblicabile. Sono ,e da abruzzese di cultura napoletana, sempre e completamente contrario alla dottrina di Lutero. Per esperienza storica, Lo Stato Napoletano, sorto nell’anno 1000, ha sostanzialmente goduto di 850 anni di pace per la fortunata condizione di confinare soltanto con lo Stato della Chiesa.Quindi, per dottrina ,il Capo dello Stato Romano ancora esistente, non ci ha mai dichiarato guerra se, eventualmente, usa le risorse finanziarie per edificare chiese, scuole ,ospedali e missioni per i malati ed i bisognosi. Diverso è stato il successivo destino di Napoli ,quando invece le risorse economiche sono in mano agli imperatori ai Re agli Zar ed ai governanti laici e statalisti , che, per bramosia di potere corrono subito ad acquistare armi, che poi, usano per farsi le guerre.