Questo testo è di Alessandra Pozzo, “Chargée de recherche” al Centre National de la Recherche Scientifique in Francia. Sollecitata dal nostro redattore Francesco Strazzari, ci ha inviato questo testo sul tema degli abusi in Francia e sul cammino che, in questo ambito, ha compiuto la Chiesa d’oltralpe.
Tra i mesi di febbraio e marzo 2021 almeno due date testimoniano un importante progresso riguardante la lotta contro gli abusi sessuali, spirituali e di potere che hanno dolorosamente segnato la Chiesa francese negli ultimi tempi.
La posizione della Chiesa cattolica francese rispetto agli abusi
Il 18 febbraio 2021 l’associazione La Parole libérée annunciava la sua dissoluzione, prevista a fine marzo 2021, motivata dal fatto di aver raggiunto l’obiettivo che si era prefissata al momento della fondazione: che le vittime della pedofilia e degli abusi compiuti da alcuni preti cattolici e in particolar modo dal padre Preynat, fossero ascoltate, che la loro sofferenza fosse presa in considerazione e che i colpevoli fossero giudicati dalla giustizia penale e non soltanto da un tribunale ecclesiastico.[1]
Il comunicato ribadisce che «dal 17 dicembre 2015, data di creazione de La Parole libérée, la visione della violenza sessuale è notevolmente evoluta, sia nella Chiesa che su un registro più ampio e globale (culturale, sociale, civico…). Per il caso che ci riguarda prima di tutto, cioè quello della Chiesa e della sua gestione disastrosa di un problema che si annuncia come sistemico, l’ampia liberazione della parola, pur rimanendo sempre giusta nei toni, ha costretto la Chiesa cattolica francese a fare la dovuta autocritica e da ciò è nata la “Commission indipendente contre les abus sexuels dans l’Eglise” (CIASE).
Questa è l’occasione per ribadire, senza timore alcuno, la nostra ammirazione incondizionata per questa commissione, dopo diversi anni di osservazione e di collaborazione attiva. Mai prima d’ora in Francia è stato realizzato un lavoro così esaustivo sulla realtà dell’abuso sessuale sui minori e le sue conseguenze umane e sociali. Al momento in cui scriviamo, siamo tra coloro che credono che questa operazione sarà un modello e un riferimento mondiale per gli anni a venire, talmente la sua autorevolezza è stata in grado di fornire un lavoro serio e completo sulla realtà di questo flagello».[2]
La Parole libérée ha permesso a degli adulti che erano stati vittime di crimini sessuali quando erano bambini di esprimere pubblicamente la sofferenza subita. Solo in rari casi, infatti, i piccoli erano stati ascoltati e aiutati dalle loro famiglie a gestire il trauma che ne è conseguito. La maggior parte dei genitori non ha preso sul serio le accuse dei figli non osando mettendo in dubbio l’affidabilità dei sacerdoti. Per questa ragione alcune vittime di pedofilia soffrono ancora in età adulta di disturbi di ordine psichiatrico a causa delle conseguenze del trauma subito.
Altre associazioni si occupano invece degli abusi sessuali commessi nell’ambito della vita religiosa o della Chiesa. L’associazione C’est à dire,[3] per esempio, compie questo tipo di missione da vent’anni, in sordina, senza pubblicità se non quella del passaparola tra le vittime, nel rispetto per quelle persone che sono ancora sottomesse all’autorità deviante dei loro superiori oppure che rischiano di farsi denunciare per diffamazione quando segnalano le angherie subite.[4]
La CIASE[5] è stata incaricata dalla Conferenza episcopale francese (CEF) e dalla Conférence des religieux et religieuses en France (CORREF), di indagare su tutti i tipi di abusi perpetrati da persone aventi qualche responsabilità nella Chiesa cattolica e di ricevere le testimonianze delle vittime di abusi che si sarebbero manifestate. Ha iniziato il suo mandato nel giugno 2019 e fornirà un documento finale riguardante tutti i lavori compiuti nel suo ambito nell’autunno 2021.
Perché la Chiesa francese riuscisse a prendere delle decisioni a tal punto drastiche e a mettere a disposizione dei mezzi efficaci per far emergere gli abusi e le testimonianze delle vittime, ci sono voluti anni di progressiva presa di coscienza. I primi indizi di una reazione da parte delle persone lese dalle derive spirituali e sessuali nella Chiesa si sono manifestati negli anni ’90 quando il libro Les Naufragés de l’Esprit[6] e altri scritti[7] che davano la parola alle vittime hanno denunciato le derive settarie nella Chiesa cattolica. Qualche avvenimento saliente verificatosi intorno all’anno 2000 ha contribuito a far avanzare l’inchiesta.
Tra gli eventi decisivi per la presa di coscienza dei vescovi francesi, si ricorda l’allarme lanciato dalla professoressa Marie-Jo Thiel,[8] medico specialista in etica e teologa, insegnante all’università Cattolica di Strasburgo che, in un articolo pubblicato su Documents Épiscopat (n. 10, luglio 1998), denunciava la realtà di abusi sessuali sistemici nella Chiesa fino ad allora passati sotto silenzio.
In seguito, nel 2000, un processo è stato celebrato contro mons. Pican, vescovo di Bayeux e Lisieux, che è stato denunciato e condannato per non aver denunciato i crimini sessuali del padre Bisset.
Per la prima volta dopo la Rivoluzione Francese, un vescovo è stato processato davanti a un tribunale penale! In precedenza, tali accuse avrebbero interessato soltanto un tribunale ecclesiastico.
Un articolo del quotidiano cattolico La Croix testimonia il prospettarsi di un mutamento che ha impiegato un po’ meno di una ventina d’anni per affermarsi: «A novembre del 2001 i vescovi riuniti a Lourdes applaudirono a lungo mons. Pican, condannato due mesi prima a tre mesi di prigione con la condizionale per non aver denunciato un prete della sua diocesi che aveva commesso degli abusi sessuali su alcuni minorenni. Nel mese di novembre del 2018, nel corso di un’assemblea analoga, gli stessi vescovi ascoltavano silenziosamente sette vittime raccontare i traumi vissuti in circostanze analoghe».[9]
Nonostante questi eventi abbiano teoricamente segnato l’inizio di un nuovo orientamento, concretamente la prassi attuata nella Chiesa cattolica francese fino a tempi recenti, salvo rare eccezioni, è consistita nel coprire con un velo di silenzio i crimini sessuali che giungevano all’orecchio di prelati e di vescovi.
Il libro di Sophie Ducrey,[10] per esempio, testimonia dettagliatamente le sofferenze che le vittime di un religioso della Comunità di Saint Jean, predatore sessuale e manipolatore, hanno subito e che sono raddoppiate di intensità nel momento in cui esse hanno deciso di denunciarlo tra l’inizio degli anni 2000 e il 2019. In tale contesto gli abusi di potere, spirituali e sessuali si trovavano combinati in un miscuglio inestricabile. Tuttavia, l’argomento che attualmente attira l’attenzione delle inchieste in corso è senza dubbio alcuno l’esito traumatico della perversione sessuale dei sacerdoti e dei religiosi devianti.
Un lavoro di fondo sulle condizioni che permettono di fuorviare l’ascendente che la figura del consacrato e del sacerdote emana intorno a sé in favore di obiettivi perversi sarebbe auspicabile e la CIASE ha iniziato a trattare il problema anche sotto questo aspetto.
Nel caso riferito da Sophie Ducrey, lo spirito del clan e la censura praticati dalla congregazione a cui appartiene il religioso in questione hanno prevalso sull’applicazione dei principi evangelici più elementari nell’ambito dei rapporti con le vittime. Neanche il clero diocesano, allertato nella medesima occasione, ha brillato per la sua sollecitudine.
Crimen sollicitationis
L’atteggiamento assunto dai religiosi e dagli ecclesiastici in questo frangente corrisponde a consuetudini tramandate nei secoli e che consistono nella pratica di una mal riposta “misericordia” nei riguardi del predatore.[11] La défaillance del consacrato, inoltre, deve restare segreta perché l’istituzione non ne risulti infamata.
Nel materiale fornito nel passato dal magistero ai responsabili della Chiesa per trattare il problema degli abusi, la situazione di sofferenza delle vittime è stata da sempre omessa come fatto non pertinente. Al trauma e al suo mancato riconoscimento si aggiunge il fatto che il diritto canonico e le lettere circolari sul tema degli abusi non hanno adeguatamente provveduto a rendere giustizia alle vittime di questi crimini.[12]
Le prime tracce di un cambiamento di prospettiva appaiono nei testi più recenti,[13] che necessiterebbero tuttavia di alcuni ritocchi per assicurare un pieno riconoscimento delle responsabilità degli autori di abusi e di coloro che li proteggono in relazione agli atti commessi.[14]
Eppure, non sono mancati nel corso del tempo i documenti del magistero della Chiesa cattolica che denunciano gli abusi sessuali commessi da prelati. Il primo, infatti, risale al IV secolo.[15] Se si consultano i canoni del Concilio di Elvira (la cui data è imprecisa: probabilmente si svolse nel mese di maggio del 305), si trovano le posizioni che la Chiesa prese in quell’occasione riguardo ai crimini sessuali.
I canoni dedicati a questo argomento[16] sono laconici ma lapidari: i ministri della Chiesa di qualsiasi grado riconosciuti come predatori sessuali, così come gli stupratori di bambini, saranno privati della comunione (scomunicati?) fino alla morte. L’argomento verteva sull’abuso sessuale commesso da un ecclesiastico nel primo caso e sulla pedofilia nel secondo. Tuttavia, in entrambi i casi la sanzione riguardava l’esclusione dalla comunione e, in definitiva, la privazione della salvezza eterna del trasgressore.
Pare interessante notare che nel canone 18 l’accento è stato messo sul carattere scandaloso e sacrilego dell’atto. Entrambi i termini si focalizzano sul danno che la Chiesa subisce a causa dalle “sbandate” di persone consacrate. Non compare alcun accenno alla condizione delle vittime.
I testi del magistero che hanno seguito queste prime sanzioni[17] hanno aggiunto alle Istruzioni sul “crimine di sollecitazione”[18] una serie di corollari determinati da una casuistica consolidata nel corso del tempo.[19] Non mancano delle brevi ma categoriche argomentazioni sulla discrezione, la confidenzialità, la riservatezza con cui trattare l’argomento[20] già a cominciare dal sottotitolo[21] dell’Istruzione e da osservare da parte di tutte le persone coinvolte nel processo. Il lessico del segreto vi è declinato sotto molteplici forme e si applica a tutte le persone coinvolte nella querela a partire dai denuncianti, passando dal personale che si occuperà della burocrazia legata alla causa e, per finire, dall’accusato. Anche «gli ordinari[22] sono vincolati da questa stessa legge (del silenzio), vale a dire in virtù della loro responsabilità».[23]
Pare ora chiara la causa dell’atteggiamento assunto nel corso degli anni da parte delle persone coinvolte negli abusi sessuali nella Chiesa. La pratica dell’omertà ha influenzato le modalità di denuncia della perversione sessuale di un sacerdote, quasi negandolo come evento pubblico, perché lo si considerava come un caso privato, interno alla Chiesa. Infatti, alla vittima di adescamento nel corso della confessione o del colloquio spirituale, l’articolo 15 del decreto Crimen sollicitationis impone, pena la scomunica,[24] di denunciare l’abuso nel corso di una confessione al vescovo locale oppure al Sant’Uffizio (ora Congregazione per la dottrina della fede), ma non si fa cenno di ricorso alla giustizia civile. Il contesto in cui compaiono tali istruzioni è quello di una Chiesa cattolica vista come religione predominante e detentrice di una relativa autorità morale nella società occidentale, ciò che poteva corrispondere alla realtà di una cinquantina di anni fa, ma che non coincide più con la situazione odierna.
Per quanto riguarda le misure adottate nei confronti del sacerdote imputato di crimine sessuale che attualmente vengono denunciate da parte della stampa come insufficienti e deleterie, purtroppo esse appaiono citate nel decreto 4 come esortazioni da concretizzare:
«(…) qualora si scopra che un loro subordinato ha commesso un reato nell’amministrazione del sacramento della Penitenza, possano e debbano vigilare su di lui, ammonirlo e correggerlo, anche mediante penitenze salutari, e, se necessario, rimuoverlo da qualsiasi ministero. Potranno anche trasferirlo in un altro luogo (…)».[25]
Le rivendicazioni attuali da parte delle vittime di abusi sessuali commessi venti o trent’anni fa derivano dalla leggerezza con cui tali delitti sono stati trattati nel passato in riferimento ai testi sopracitati. Infatti, proprio il suggerimento di spostare l’ecclesiastico predatore sessuale in un altro luogo e con una diversa responsabilità non ha fatto altro che causare ulteriori danni moltiplicando le vittime.
Se, in passato, le malefatte di un perverso potevano essere circoscritte a un campo d’azione limitato nello spazio e conosciute da una ristretta cerchia di persone, con i mezzi di comunicazione e di emancipazione espressiva attuali risulta più difficile impedire a chicchessia di ricostruire i percorsi e le malefatte di un individuo sospettato. Su queste basi, le organizzazioni sorte in difesa delle vittime hanno contribuito a spostare il luogo in cui si svolgevano le indagini dai tribunali ecclesiastici a quelli penali.
Grazie alla progressiva focalizzazione dell’attenzione sulla sofferenza della vittima, alcuni nuovi decreti, bolle e documenti vari sono stati prodotti dal Vaticano all’attenzione degli ecclesiastici con posti di responsabilità[26] con direttive precise sui reati sessuali.
Nelle circostanze sopra descritte, un’insoddisfazione di fondo ha spinto le vittime di abuso a reagire contro delle normative consolidate in ambito ecclesiastico e ordinate a uno spirito di clan. Come si è detto, alcune associazioni in loro difesa sono sorte, dei casi isolati hanno allertato l’opinione pubblica senza che un reale cambiamento si affermasse.
Questa fase, che Lotman[27] chiamerebbe “graduale”, ha preparato il terreno con sporadiche notizie sul tema che sono state pressoché ignorate dall’opinione pubblica.
L’evento “esplosivo”[28] si è verificato il 5 marzo 2019. Quella sera un documentario sugli abusi sessuali subiti dalle religiose è stato trasmesso contemporaneamente in Francia e in Germania dal canale televisivo Arte. Delle suore vittime di abusi sessuali hanno raccontato i dettagli raccapriccianti degli stupri e delle manipolazioni subite da parte di ecclesiastici e religiosi.
A partire da questa data, una mutazione culturale ha avuto luogo e ha visto lo studio degli abusi nella Chiesa sotto tutte le forme diventare un terreno di ricerca per le scienze umane. Gli studi compiuti a partire da questo momento hanno permesso di sistematizzare e attribuire una coerenza ad episodi riguardanti ogni sorta di abuso che in precedenza erano stati giudicati non pertinenti. Si può quindi affermare che la diffusione del documentario del canale Arte ha provocato un cambiamento di paradigma nel mondo cattolico francese.[29]
Le reazioni a queste notizie hanno preso essenzialmente due forme.
Una parte dei fedeli crede fermamente che queste informazioni siano false e che siano state diffuse da correnti religiose o politiche che agiscono per screditare la Chiesa.
L’altra porzione di fedeli ha preso atto dell’entità della catastrofe e si sta chiedendo per quale motivo nessuno se n’era mai accorto durante tutti questi anni. In realtà, molti se n’erano accorti, avevano denunciato derive e perversioni e non erano stati ascoltati. Le loro accuse erano state giudicate esagerate e infondate perché dirette verso personalità o comunità che riscuotevano l’ammirazione delle folle raccogliendo un vasto consenso e un successo popolare.
Una piccola percentuale di cattolici smaliziati, invece, aveva fiutato l’imbroglio e aspettava il momento favorevole perché la verità venisse alla luce.
Dal 5 marzo 2019 in poi non è più stato possibile coprire un prete maniaco sessuale e chiedere alle sue vittime di non parlare. I contesti che hanno coperto gli abusi stanno progressivamente uscendo dall’omertà e i responsabili sono in gran parte smascherati. Le vittime che non erano state ascoltate prima finalmente prendono la parola in pubblico e si esprimono nei media chiedendo giustizia.
Il “caso Preynat” diventato poi il “caso Barbarin”
In tale circostanza l’episodio che ha coinvolto Preynat e Barbarin si presenta come un caso da manuale. Tra il 1972 e il 1991 l’ormai ex padre Bernard Preynat è stato responsabile dei giovani scout in un paese della periferia di Lione.[30]
La sua fama di prete dai metodi severi ma paterni ispira fiducia alle famiglie che gli affidano volentieri i loro figli. Invece, tra il 1986 e il 1991, compie aggressioni sessuali su alcuni ragazzi di cui era responsabile, che avevano un’età compresa tra i 7 e i 10 anni. I fatti si svolgono nell’archivio della chiesa o in tenda, durante i campi scout. Nel 1991 alcuni genitori delle vittime lo denunciarono ai suoi superiori, che lo trasferirono senza informare la giustizia, anche se immediatamente Preynat riconosce le sue colpe.
In seguito, a partire dal 2015 le rivelazioni pubbliche di questi fatti, diffuse dall’associazione La Parole libérée, avevano provocato un’enorme ondata di indignazione contro la Chiesa cattolica e, in particolare, contro il card. Barbarin allora arcivescovo di Lione.
Il card. Barbarin è stato successivamente denunciato, processato, condannato (e infine scagionato), per non aver denunciato gli abusi sessuali su un minore di 15 anni compiuti da Preynat.[31]
Il film Grâce à Dieu di François Ozon[32] narra questa vicenda. Il titolo del film è la citazione di una gaffe fatta in diretta televisiva dal cardinale durante una conferenza stampa in cui parlava del processo Preynat. «Grazie a Dio, la maggior parte dei fatti è soggetta a prescrizione»,[33] ha detto Barbarin.
Questa frase maldestra ma rivelatrice non gli è stata perdonata. Le vittime e la stampa lo hanno attaccato per anni fino a quando non ha dato le dimissioni e non si è allontanato da Lione.
In realtà, Barbarin, oltre alla tragica gaffe, non ha fatto altro che reiterare il comportamento dei suoi predecessori, ispirato – come abbiamo visto – dal decreto 11 dell’Istruzione Crimen sollicitationis che prevede di trattare con il più gran riserbo i fatti di abuso e di allegarli al diritto canonico.
I suoi predecessori, responsabili della diocesi di Lione nel periodo in cui i criminali sessuali si sono svolti, osservando i principi del decreto n. 4 della medesima Istruzione, hanno invece provveduto a spostare il colpevole affidandogli semplicemente un’altra responsabilità, senza che la missione sacerdotale di Preynat ne risultasse compromessa, nonostante la gravità della situazione.
Il processo Barbarin ha le medesime caratteristiche di quello celebrato nel 2000 nei confronti di mons. Pican, che ha senza dubbio scosso le coscienze senza pertanto diventare concretamente un evento mediatico. La differenza è che il caso Barbarin si è verificato nel periodo di “esplosione”[34] e di mutazione del paradigma culturale degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. Questo fatto ha reso la posizione di Barbarin nettamente più delicata perché ha gettato in pasto all’opinione pubblica una serie di episodi che per secoli la Chiesa aveva passato sotto silenzio e gestito in privata sede.
En mon âme et conscience
Nel mese di marzo 2020 il papa accetta le dimissioni del card. Barbarin che pubblica qualche mese dopo un libro dal titolo En mon âme et conscience.[35] Il volume aspirerebbe a iscriversi al genere letterario apologetico: un’accorata difesa, generalmente postuma, prestata a chi non ha avuto il tempo di scagionarsi prima di essere giustiziato. Nel nostro caso, l’autore si difende da solo dopo che, effettivamente, una parte della sua identità, quella a cui probabilmente teneva parecchio, è stata “giustiziata” dalla condanna dell’opinione pubblica piuttosto che dalla giustizia penale che, al termine del processo in appello, lo ha assolto.
Il risultato dell’operazione consiste in un monologo senza soluzione di continuità che si apparenta all’eloquio disordinato che si pronuncerebbe allungati sul divano dello psicanalista.
Il card. Barbarin non riesce a capacitarsi dell’accaduto e invoca la sua sincera rettitudine nonché l’attenzione rivolta ad altri casi di abuso verificatisi nella sua diocesi che non ha esitato a impedire.[36] Racconta poi dei momenti commoventi della sua vita di sacerdote, di vescovo, di cardinale, la sua significativa esperienza in Madagascar, l’incontro con alcune vittime di violenze sessuali…
Adotta, insomma, un’incessante retorica della captatio benevolentiae dalla prima all’ultima riga del libro, per convincere il lettore che lui ce l’ha messa tutta e qualcosa di indipendente dalla sua volontà è andato storto. Infatti, una parte dei fedeli della diocesi di Lione, che gli è rimasta, per l’appunto, fedele al momento del processo e nel corso delle umiliazioni subite in quel frangente, non riesce a capacitarsi dell’accaduto. Si tratta di rappresentanti del mondo cattolico francese che vivono la loro religiosità in una dimensione atemporale in cui i valori tradizionali della fede restano svincolati dalla realtà e dall’evolvere della cultura e dei costumi della società umana.
In questo orientamento il clericalismo trova la sua migliore espressione, poiché questo tipo di credenti nutre un’ammirazione sconfinata per la figura centrale del prete e gli ruota attorno come un satellite intorno al suo pianeta. Generalmente sono coloro che credono che le rivelazioni sugli abusi compiuti dai sacerdoti costituiscano un complotto contro la Chiesa per screditarla.
All’opposto si trova lo schieramento di coloro che analizzano il comportamento e il discorso di Barbarin e li confrontano con il messaggio evangelico senza trovare dei nessi comuni. I più spietati arrivano ad accusare il cardinale di Lione di nutrire l’unica preoccupazione di difendere il sistema a cui appartiene e di esibire l’assenza permanente di compassione per coloro che giudica inutili.
Il lessico riferito agli abusi sessuali che compare nel libro nonché nelle interviste televisive del cardinale si richiama più spesso a quello formale, distante e impersonale dell’istruzione Crimen sollicitationis che non a quello della sentita partecipazione ad un dramma. Il riferimento a questo lessico e ad un comportamento di tipo corporativo corrisponde al vecchio stato di cose in cui, in caso di abuso compiuto da un ecclesiastico, si puntava alla protezione dell’istituzione.
Tenuto conto del cambiamento di paradigma sopra segnalato, il lettore di buon senso, sfogliando En mon âme et conscience, percepisce un leggero malessere, un errore di attitudine, una strategia narrativa obliqua che indica come vittima non tanto coloro che subirono violenza sessuale, ma colui che scrive, perché le sue buone intenzioni sono rimaste incomprese.
Questo libro si concentra insomma sul cardinale ingiustamente accusato, immagine del Cristo umiliato che ha conosciuto, come lui, il Calvario. Sotto queste insegne del tutto ragguardevoli, però, piuttosto che trasparire l’umiltà del Figlio di Dio, s’intravede qualche traccia della smisurata autostima dell’autore.
La Lettera dei vescovi francesi ai cattolici sulla lotta contro la pedofilia
Il 25 marzo 2021, in seguito alla riunione plenaria della Conferenza episcopale francese, è stata resa pubblica la Lettre des évêques de France aux catholiques sur la lutte contre la pédophilie.[37]
Il contenuto di questo testo è sorprendente se si pensa alla tradizionale lentezza con cui il pensiero della Chiesa evolve nel corso del tempo. Fin dalle prime righe si legge: «Potete essere sicuri della nostra determinazione a fare tutto il possibile per accogliere le testimonianze, capire cosa è successo, agire per la giustizia e attuare le misure preventive necessarie». Una ventina di anni fa la CEF non sarebbe stata capace di formulare un documento simile.
La lettera procede descrivendo la progressiva presa di coscienza dei fatti avvenuti da parte dei vescovi, grazie ai rapporti periodici dei lavori che la CIASE svolge da un paio d’anni. «La nostra Chiesa non è sempre stata un luogo sicuro. Preti e religiosi hanno abusato sessualmente di minori, sia ragazzi che ragazze. I preti hanno abusato della loro posizione sacramentale per avere un ascendente sui giovani e talvolta per abusare sessualmente di loro. Questi fatti sono provati e innegabili».
Le dichiarazioni dei vescovi sono caratterizzate da una reale franchezza e il testo della lettera si ispira al genere letterario della “cronaca” dei fatti avvenuti, in questo caso l’analisi delle vicende che hanno costretto i vescovi ad adottare il registro della trasparenza.
La consapevolezza si estende alla comprensione dei traumi subiti dalle giovani vittime e degli sconvolgimenti che questi hanno provocato nel corso della loro vita. Medici, psichiatri, vittimologi sono intervenuti nel corso degli ultimi anni per esaminare l’estensione dei danni che le aggressioni sessuali hanno causato.
Ma il passaggio più inaspettato della Lettera è quello in cui i vescovi riconoscono che la condizione favorevole agli abusi è proprio quella che il clericalismo stesso ha prodotto: «Spesso, come abbiamo detto, (i ragazzi) non hanno potuto parlare o, avendo parlato, non sono stati ascoltati perché il loro aggressore era stimato, persino venerato, dai loro genitori o dalla loro cerchia familiare e sociale, dalla comunità cristiana.
È estremamente coraggioso e impegnativo testimoniare ciò che hanno sofferto. Coloro che osano farlo hanno diritto alla nostra ammirazione e gratitudine».[38] Concretamente ciò significa che gli abusi hanno potuto prodursi perché alcune precise strategie manipolatorie più o meno implicite erano già in atto nel settore culturale, religioso e sociale in cui l’abuso si è prodotto.
Se un cambiamento di paradigma si è inaugurato attraverso lo shock prodotto nella società francese nel marzo 2019 in seguito alla programmazione del documentario sugli abusi sessuali subiti dalle religiose programmato dal canale Arte, la Lettre des évêques de France aux catholiques sur la lutte contre la pédophilie testimonia di una complessiva affermazione di questa nuova tendenza nella Chiesa cattolica francese, almeno sulla carta.
Il problema della pedofilia, esaminato accuratamente attraverso cause ed effetti da tutti gli operatori incaricati dalla Conferenza episcopale francese, pare quindi teoricamente predisposto per attuare un’imminente e adeguata forma di prevenzione.
Una volta ultimata questa operazione, è auspicabile che anche l’ambito degli abusi di potere e degli abusi spirituali, che sono certamente presenti nella Chiesa cattolica francese, diventino rapidamente un campo di indagine, di ulteriore presa di coscienza nonché di applicazione di risoluzioni preventive adeguate a un modo di vivere il cattolicesimo possibilmente in accordo con i tempi e con la società.
[1] https://www.youtube.com/watch?v=aADoN5hJCfE
[2] Cf. https://www.laparoleliberee.org/ (tr.d.a.).
[3] Cf. https://www.la-croix.com/Religion/Catholicisme/France/Face-abus-sexuels-lEglise-abus-silence-abus-transparence-2018-11-07-1200981559
[4] https://www.golias-editions.fr/2020/07/09/derives-sexuelles-et-manipulations-leglise-catholique-se-remettrait-elle-en-cause-aujourdhui/
[5] https://www.ciase.fr/
[6] Thierry Baffoy, Antoine Delestre, Jean-Paul Sauzet, Les Naufragés de l’Esprit. Des sectes dans l’Eglise Catholique, Seuil, 1996.
[7] Cf. Laurent Grzybowski, Jean Mercier et Bernadette Sauvaget, «Des gourous dans les couvents», La Vie, 5/02/2001.
[8] Marie-Jo, Thiel, L’Eglise catholique face aux abus sexuels sur mineurs, Paris, Bayard, 2019.
[9] «En novembre 2001, les évêques réunis à Lourdes applaudissaient longuement Mgr Pican, condamné deux mois avant à trois mois de prison avec sursis pour ne pas avoir dénoncé un prêtre de son diocèse auteur d’abus sexuels sur mineurs. En novembre 2018, au cours de la même assemblée, ils écoutaient en silence sept victimes raconter les traumatismes vécus, avant d’engager avec elles des pistes de réflexion». Celine Hoyeau, «Abus sexuels : en vingt ans, la lente prise de conscience des évêques», La Croix, 21.3. 2021. https://www.la-croix.com/Religion/Abus-sexuels-vingt-ans-lente-prise-conscience-eveques-2021-03-23-1201147130
[10] Cf. Sophie Ducrey, Etouffée. Récit d’un abus spirituel et sexuel, Paris, Tallandier, 2019.
[11] Ci sono state delle singole reazioni a questo stato di cose che hanno contribuito a denunciare l’errore ma non sono servite a cambiare immediatamente lo stato di cose, come la posizione di Monsignor Luc Ravel, arcivescovo di Strasburgo: https://www.la-croix.com/Religion/Catholicisme/taire-proteger-lEglise-erreur-theologique-2018-09-10-1200967649
[12] Cf. la Lettera circolare della Congregazione per la dottrina della fede alle conferenze episcopali sulle linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, 16.05.2011: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2011/05/16/0295/00714.html
Come Thiel (op. cit. p. 408) fa notare in questa sede nel riferimento all’articolo 6 del motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela di Giovanni Paolo II, si fa riferimento al «delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore di 18 anni». Per trattare un crimine sessuale ai giorni nostri si invoca la… legge mosaica. E giustamente Marie-Jo Thiel si chiede: «e se il predatore è un laico, o un religioso non ordinato?» (ibidem, tr. d. a.).
[13] Cf. la Lettera di papa Francesco ai vescovi del Cile:
http://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2018/documents/papa-francesco_20180408_lettera-vescovi-cile.html
[14] Cf. Marie-Jo Thiel, op. cit., p. 423.
[15] Cf. Charles-Joseph Hefele, Histoire des Conciles d’après les documents originaux, Paris, Letouzey et Ané, 1907, p. 232; Dizionario storico dell’Inquisizione, Adriano Prosperi ed., Edizioni della Normale, 2010.
[16] Charles-Joseph Hefele, op. cit. p. 232 : Can. 18. — De sacerdotibus et ministris si moechaverint. Episcopi, presbyteres et diacones si in ministerio positi detecti fuerint quod sint moechati, placuit propter scandalum et propter profanum crimen nec in finem eos communionem accipere debere. (Dei sacerdoti e dei ministri riconosciuti come predatori sessuali. Se dei vescovi, preti o diaconi nell’esercizio del loro ministero saranno sorpresi a commettere abusi sessuali, a causa dello scandalo e a causa del crimine sacrilego, si decreta che siano scomunicati (non si dia loro la comunione neanche) fino alla morte. tr.d.a.); Charles-Joseph Hefele, op. cit. p. 259. : Can. 71. — De stupratoribus puerorum. Stupratoribus puerorum nec in finem dandam esse communionem. (Sugli stupratori di bambini. I violentatori di bambini saranno scomunicati (privati della comunione) fino alla morte. tr.d.a.)
[17] In epoca moderna cf. la “Constitutio” Cum sicut nuper di papa Pio IV del 1551 che ha subito molteplici modificazioni fino alla versione del 1922 di Crimen sollicitationis e alla sua variante corretta e corredata di un’aggiunta che verte sui “graviora delicta”.
[18] Crimen sollicitationis nei testi si configura come un abuso sessuale compiuto da un ecclesiastico o da un laico con mandato ecclesiale nel contesto di un colloquio di carattere spirituale o di una confessione.
[19] Cf. Cum sicut nuper, op. cit.
[20] Il paragrafo 11 riporta infatti: «(…) nel trattare queste cause, si deve mostrare una cura e una preoccupazione più che abituale affinché esse siano trattate con la massima riservatezza, e che, una volta decise e la decisione eseguita, siano coperte dal silenzio permanente (Istruzione del Sant’Uffizio, 20 febbraio 1867, n. 14), tutte le persone in qualsiasi modo associate al tribunale, o a conoscenza di tali questioni a causa del loro ufficio, sono tenute ad osservare inviolabilmente la più stretta riservatezza, comunemente detta segreto del Sant’Uffizio, in ogni cosa e con ogni persona, sotto pena di incorrere nella scomunica automatica» (tr. d. a.). Cf: http://www.vatican.va/resources/resources_crimen-sollicitationis-1962_en.html
[21] «Da conservare con cura nell’archivio segreto della Curia per uso interno. Da non pubblicare né ampliare con commenti». (tr. d. a.)
[22] Con il termine “ordinario” il lessico del diritto canonico indica, oltre al pontefice, i vescovi diocesani e coloro che, anche se soltanto interinalmente, sono preposti a una Chiesa particolare o a una comunità ad essa equiparata, compresi i superiori degli istituti religiosi.
[23] Ibidem.
[24] Cf. Ibidem, al paragrafo 18.
[25] Instruction On the Manner of Proceeding in Causes involving the Crime of Solicitation, to be kept carefully in the secret archive of the curia for internal use, (Crimen sollicitationis, decreto 4, tr.d.a.)
http://www.vatican.va/resources/resources_crimen-sollicitationis-1962_en.html
[26] http://www.vatican.va/resources/index_fr.htm
[27] Jurij M. Lotman, La cultura e l’esplosione. Prevedibilià e imprevedibilità, Milano, Feltrinelli, 1993.
[28] Sempre secondo la terminologia di Jurij Lotman.
[29] Anche la pubblicazione quasi contemporanea del libro di Frédéric Martel, Sodoma. Enquête au cœur du Vatican, Paris, Lafont, nel febbraio 2019, ha contribuito alla trasformazione culturale e all’idea che la società francese si faceva del clero cattolico.
[30] Cf. https://www.reforme.net/actualite/2020/01/13/affaire-preynat-sept-questions-pour-comprendre-le-proces/
[31] https://www.lemonde.fr/societe/article/2019/03/07/l-heure-du-verdict-pour-le-cardinal-barbarin_5432549_3224.html
[32] Cf. https://www.reforme.net/societe/2019/07/04/abus-sexuels-le-pere-preynat-reconnu-coupable/ (tr. d. a.)
[33] https://www.youtube.com/watch?v=7r71RiLbUlo
[34]Cfr. nota 22 e 23.
[35] Cardinal Philippe Barbarin, En mon âme et conscience. L’affaire, l’Eglise, la vérité d’un homme, Paris, Plon, 2020.
[36] Presso le suore contemplative di Saint Jean.
[37] https://eglise.catholique.fr/actualites/dossiers/assemblee-pleniere-de-mars-2021/514454-lettre-des-eveques-de-france-aux-catholiques-sur-la-lutte-contre-la-pedophilie/
[38] Ibidem, (tr.d.a.)