È appena uscita il libro di Franco Ferrari, Famiglia. Due Sinodi e un’esortazione. Diario di una svolta (Nerbini, Firenze 2016), che raccoglie le cronache che, giorno per giorno, l’autore ha steso durante i due Sinodi del 2014-2015. Pubblico qui la Introduzione che l’autore mi ha chiesto di scrivere per il suo volume e dalla quale si può capire l’interesse di questa raccolta.
Cronaca di una svolta annunciata
Il volume che F. Ferrari ha “composto” – nella forma di un “diario del Sinodo” – ci permette di ricostruire i tre anni di cammino ecclesiale, lungo i due Sinodi – quello Straordinario del 2014 e quello ordinario del 2015 – con una campata temporale di “documentazione” che si estende per poco più di un anno, a partire dal 3 ottobre 2014 per arrivare al 25 ottobre 2015. Prezioso risulta, per questo, lo scandirsi dei passi, giorno per giorno, durante le due Assemblee. Già oggi, infatti, noi rischieremmo di dimenticare come si è arrivati al testo di Amoris lætitia. Alla luce di questo preziose “pagine di agenda” noi dovremmo guardare alla “svolta” indirizzando l’attenzione a due campate “maggiori” di questo semplice “anno di cronaca”. Una prima è quella già indicata dei tre anni, che vanno dal “primo spunto” di progetto del Sinodo sulla famiglia, nell’ottobre del 2013 alla pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris lætitia nell’aprile 2016. Ma vi è una ulteriore “campata” da considerare, che va da Arcanum divinæ sapientiæ, enciclica di Leone XIII del 1880, fino al testo di AL del 2016. Potremmo quindi affermare – senza esagerare – che questa cronaca quotidiana di una quarantina di giorni, che si estendono per poco più di un anno, ci è molto utile per capire non solo la evoluzione degli ultimi 3 anni, ma anche quella degli ultimi due secoli.
a) La svolta del Vaticano II rilanciato (Sulle orme e oltre Familiaris consortio di Giovanni Paolo II – 1981)
Negli ultimi tre anni abbiamo visto rinascere il Concilio Vaticano II. E il primo sintomo di tutto ciò è che se ne parla molto meno di prima. Perché lo si mette direttamente in opera, con l’urgenza di un “atto di misericordia”: di cui aveva bisogno la Chiesa; di cui aveva bisogno la famiglia e il matrimonio. La prima “breccia” di tutto ciò era avvenuta, solennemente, 35 anni fa, dopo un altro Sinodo dei vescovi, recepito nell’esortazione Familiaris consortio. Essa sanciva, in modo inequivocabile, il riconoscimento di una “società complessa”, non più misurabile soltanto sul “diritto canonico”. L’esito fu, allora, un paradosso: si poteva concepire una “comunione ecclesiale” che comprendeva anche le regioni della “irregolarità familiare”, alle quali, tuttavia, non poteva corrispondere alcuna “comunione sacramentale”. Ora, con i lenti passi compiuti in questi tre anni, si apre una possibilità nuova: ossia che, in foro interno, possa accedere alla comunione anche chi, in foro esterno, rimane collocato in una regione “irregolare”. Potremmo dire che, in foro interno, è data una autorità all’esteriorità civile, diversa da quella canonica. E questo è un fatto epocale, perché modifica strutturalmente il rapporto tra Chiesa e mondo.
b) La svolta del rapporto con la realtà e con il tempo (Oltre Arcanum divinæ sapientiæ di Leone XIII – 1880)
In questa svolta è nato dunque qualcosa di nuovo. In questa svolta muore anche qualcosa di vecchio. Muore l’ossessione di controllo, muore la preoccupazione integralista di un Vangelo ridotto a dottrina e di una dottrina identificata con una sola disciplina possibile.
Nella storia della Chiesa, dovremmo sempre ricordarlo bene, «ciò che non muore e ciò che può morire/, non è se non splendor di quella idea/, che partorisce amando il nostro Sire» (Dante). Nella tradizione cattolica sul matrimonio un’accurata ridefinizione di ciò che non muore e di ciò che può morire è la cura con cui la Chiesa – il vescovo di Roma in comunione con il Sinodo dei vescovi – hanno ridefinito nelle cronache di questi 37 giorni di “lavoro comune”.
Se “la realtà è superiore alla idea”, e “il tempo superiore allo spazio” – come si dice in Evangelii gaudium – ciò implica che la Chiesa non debba “spazialmente” difendere competenze, ma debba mettersi temporalmente in cammini di discernimento, di accompagnamento e di integrazione. Né la competenza esclusiva della Chiesa sul matrimonio come istituzione, né la esclusiva naturale sulla generazione contro ogni “artificiale separazione” tra sesso e procreazione: queste erano le preoccupazione di fine XIX secolo e di inizi XX che sono rimaste tanto a lungo come “priorità tipicamente cattoliche”. Le abbiamo ancora sentite risuonare nelle assemblee sinodali, e la loro eco non è assente neppure nel testo dell’esortazione. Ma l’orizzonte è mutato: la misericordia spiazza una Chiesa autoreferenziale, la fa uscire per strada, le fa trovare Dio nella città: è già presente, persino sub contraria specie. Il tempo trasforma lo spazio, la realtà anticipa e supera l’idea.
Ecco, una volta acquisita la pace di una sintesi finale, con la sua organicità e la sua ampiezza, è bello ritornare ai singoli passi che l’hanno preparata, ostacolata, accompagnata e purificata. In un cammino nel quale i vescovi stessi si sono sentiti “cambiati” dagli scambi sinodali, appare chiaro il valore di questo “diario”. Documentando passo passo il crescere della coscienza episcopale intorno al tema “amore”, esso attesta non solo l’atto di un pontefice, ma il non facile assenso di una Assemblea episcopale; non solo la parola di un capo, ma il dialogo di un corpo; non solo la grande dottrina della giustizia, ma anche la più grande sapienza della misericordia. Quelle stesse esigenze di discernimento, accompagnamento e integrazione, che AL richiede al pastore come metodo di azione ecclesiale, sono richieste, in pari tempo, al lettore e al teologo, come metodo di lettura per entrare nel sistema raffinato dell’esortazione e di tutta la storia della sua preparazione. A tale compito questo libro di F. Ferrari dà un contributo originale e prezioso, mostrando, con i dati della cronaca, un lento costruirsi della storia, nella quale è intrecciata, in modo indissolubile, l’azione di
Pubblicato il 1 ottobre 2016 nel blog: Come se non