L’attesa che attraversa la lettera pastorale di mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina, è quella di personalizzare l’annuncio, di trovare le parole con cui i credenti possano dire la loro fede al compagno di lavoro, di banco o di appartamento. La delega dell’evangelizzazione “agli addetti ai lavori” non funziona più. O per insufficienza o per difficoltà di intercettare i vissuti concreti.
Andate ad annunciare ai miei fratelli (Mt 28,10). In ascolto dell’altro per un annuncio alla persona, costituisce lo sviluppo di un lavoro sui gruppi di ascolto e di discernimento, ora chiamati a sperimentare una nuova pratica dell’annuncio. A partire dalla convinzione che esso nasce come generosità dell’intimità trinitaria e dalla insaziata disponibilità di Dio ad ascoltare la voce e il grido dell’uomo. Il senso del Vangelo è il Cristo come notizia di un Dio che si è fatto vicino. A ciascuno secondo il suo stato e il suo compito. Non sempre con successo. Il richiamo va alla narrazione nel Vangelo di Matteo del paralitico, di Giovanni Battista, dei farisei, dei familiari, del giovane ricco, di Pilato ecc. Ciascuno è stato interpellato e ha reagito a suo modo.
Questo dato personale è ciò che la cultura contemporanea enfatizza, sia come conquista (valore della persona) sia come eccesso (individualismo). Il cristianesimo si riconosce senza difficoltà nel riconoscimento dell’incomparabile dignità di ciascuno e deve trovare il modo di annunciare la prossimità di Dio dentro i vissuti delle persone. Gratuità, libertà e bellezza sono le caratteristiche della comunicazione del Vangelo dentro gli ambiti che caratterizzano la vita dei nostri contemporanei. Quelli riconosciuti dal convegno nazionale di Verona (2007): affettività, fragilità, lavoro e festa, cittadinanza, tradizione.
Personalizzare il cammino credente fa saltare molti dei confini tradizionali: noi e loro, frequentanti e no, militanti e occasionali, fedeli e ricomincianti. Di certo non serve più rifarsi a un patrimonio di certezza da cui dedurre in maniera univoca indirizzi e comportamenti. La sfida è quella di ritrovare la forza interiore della verità, della convinzione e della fiducia, cioè la forza della fede. Di mettere in atto quello che papa Francesco chiama l’accompagnamento. «Il punto decisivo è che l’annuncio della novità di Dio si compie veramente quanto si incontra con l’esperienza umana integrale di persone che non si chiudono alla sua parola».
La verifica sul cammino compiuto e sulla vita di ciascun credente porta tutti i cristiani a ravvivare la propria responsabilità nei confronti della missione evangelizzatrice. In particolare verso tre ambiti di urgente cura: la famiglia, i giovani e gi immigrati. «La fascia adolescenziale e giovanile resta quella più difficilmente raggiungibile alla nostra comprensione e accoglienza». La famiglia conosce enormi difficoltà sul piano valoriale e culturale, morale e affettivo, economico e sociale. «Conosciamo le difficoltà che il settore dell’accoglienza degli immigrati solleva a fronte dei fenomeni, spesso drammatici, che la cronaca vicina e lontana ci fa conoscere con cadenza quasi quotidiana. Queste difficoltà non sono tuttavia tali da giustificare la decisione di chiudere gli occhi e il cuore».