È arrivato perentorio il documento del Vaticano contro l’attività terapeutica di Verdad y libertad, un ente che, dal 2013, opera per “guarire” l’omosessualità. Porta la firma del card. Beniamino Stella, fino a poco tempo fa a capo della Congregazione del clero.
In un lungo servizio, molto bene documentato, Miguel Angel Malavia e José Beltran, sul settimanale spagnolo Vida Nueva (10-16 luglio), ricordano che l’avvio delle terapie anti-omosessualità ebbe inizio a Granada ad opera del pediatra Miguel Angel Sanchez Cordon, coadiuvato da un giovane, Alberto Pérez, che si sottopose al processo di conversione. Furono attratti dalle idee dell’americano Richard Cohen, che diede impulso alla Fondazione internazionale di cura, convinto che la “ferita” dell’omosessuale possa essere cicatrizzata. Nel 2012 Cohen visitò la Spagna, tenendo conferenze e animando discussioni.
Alle cure terapeutiche, sponsorizzate anche da alcuni vescovi, si sottoposero preti secolari, religiosi e laici.
Un documentato dossier fu presentato all’assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola tra il 17 e il 23 aprile 2021. Roma chiedeva ai vescovi di non assecondare, partecipare e raccomandare i trattamenti che si eseguivano in Verdad y libertad.
Mai, comunque, la Conferenza episcopale spagnola si era pronunciata autorizzando l’istituzione. Mai fu detto esplicitamente che si trattava di un’attività della Chiesa, biasimando invece che si fregiasse dell’appellativo di cattolica.
Di fatto, seminari, congregazioni, movimenti e parrocchie vi hanno fatto ricorso in questi anni, inviando candidati disposti a “curare” la loro omosessualità. Risponde al vero che anche un vescovo si sia sottoposto al cammino di cura.
Già nel 2019, la Congregazione romana si era interessata dei trattamenti anti-omosessuali, mettendo in guardia i vescovi perché sacerdoti e seminaristi non partecipassero a simili terapie di “ricostruzione affettiva”.
L’autore di un dossier assai documentato ne parlò ai vescovi, portando i casi di sei consacrati, che subirono danni a causa dei trattamenti. I vescovi nella stragrande maggioranza approvarono il dossier del religioso, criticando seriamente l’itinerario di “conversione”, che contemplava preghiere, meditazioni, giaculatorie del tipo “Dio non vi ha fatti così”.
Che cosa ha spinto il Vaticano a opporsi tassativamente a queste terapie?
Certamente il fatto che l’itinerario base di 270 giorni si svolgesse sotto un controllo diretto e ferreo di Sanchez Cordon, onnipresente. I ritiri di sanazione comportavano anche la celebrazione dell’eucaristia e azioni per mettere in evidenza la propria mascolinità, come contemplarsi nudi allo specchio. Impressiona il culto riservato al leader, ritenuto un santo vivente. Gli si diceva: «Hai un carisma che ti concede tutto». Chi non lo riteneva tale e si esprimeva criticamente, veniva espulso. Il dottore gli gridava: «Lo faccio per il tuo bene. È il Signore che me lo chiede».
Osservano gli autori di Vida Nueva che è impossibile fornire una cifra approssimativa di quanti sono ricorsi alle terapie anti-omosessualità in questi dieci anni di attività. Si parla comunque di circa 600 persone.
L’articolo 16 – “Proibizione di terapie di conversione” – della bozza di progetto della legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per la tutela dei diritti LGTB, elaborata dai ministeri spagnoli di Uguaglianza e Giustizia, ha dato luce verde lo scorso 29 giugno. Dice: «Si proibisce la pratica di metodi, programmi e terapie di avversione, conversione o contro-condizionamento, in qualsiasi forma, destinati a modificare l’orientamento o identità sessuale o l’espressione di genere delle persone, anche se hanno il consenso delle persone interessate o dei loro rappresentanti legali». Viene esplicitamente detto che tali azioni saranno sanzionate a partire da 10.001 fino a 150.000 euro.
Alberto Pérez, cofondatore di Verdad y libertad, ha confidato a Vida Nueva: «Sono stato io ad insegnare a Miguel Angel Sanchez Cordon le tecniche di spogliarsi davanti a un gruppo o abbracciarsi nudi, che lui poi applicò e sviluppò su vasta scala con più persone».
Ora Pérez è direttore del Gabinete Coaching Y Psicologia nelle Canarie. Gli hanno chiesto: «L’omosessualità si cura?». «No, perché l’omosessualità non è una malattia. L’amore non conosce dogmatismi né quadrature».
Ma alla base del genderismo “à la Butler” non c’era la rivendicazione del diritto dell’individuo ad autodeterminarsi nella propria identità e relazione sessuale? Allora mi chiedo e vi chiedo perché in alcuni stati civilizzati non è reato avviare minori consenzienti (?!) ai processi di transizione (fisica)
di genere mentre è reato avviare maggiorenni consenzienti ai processi di transizione o ricostruzione (psicologica) dell’identità sessuale? È libero l’individuo di autodeterminarsi si o no? O forse è libero di determinarsi solo in un senso ovvero quello fluido? Lascio questi interrogativi alle vostre riflessioni precisando che condivido tutte le perplessità esposte su questi percorsi di “guarigione dall’omosessualità” pur rivendicando la libertà di ogni credente di pregare Dio di liberarlo da ciò che gli procura dolore o turbamento ivi compresa l’omosessualità.
Io pure mi ero impegnato a guarire un omosessuale. Credo fossero gli anni 1987- 89. Era nella comunità che dirigevo. Aveva problemi di dipendenza da sostanze.
Lui ha guarito me!
Ho conosciuto anche il suo compagno di nome Giuseppe. Convivono tuttora!
Fa sempre impressione l’accanimento che la religione riesce a produrre intorno alle persone LGBT. Una ossessione indegna di Gesù. Se la Spagna non avesse dichiarato reato tutto ciò avremmo avuto lo stesso risultato? Spero si arrivi ad un documento di condanna generale. Non esistono solo in Spagna queste associazioni di conversione. Speriamo sia il primo passo di una visione più attenta alle persone e che eviti in futuro altri processi alla chiesa.