In Ungheria ritengono “affrettata” la visita di papa Francesco (12 settembre), mentre più distesa sarà la sua presenza in Slovacchia (13-15 settembre).
Il viaggio apostolico di papa Francesco a Budapest, in occasione della santa messa conclusiva del 52° Congresso eucaristico internazionale domenica 12 settembre, durerà poche ore: l’accoglienza ufficiale all’aeroporto, l’incontro con il presidente della Repubblica, Janos Ader, in carica dal 2012 e, con il primo ministro Victor Orban, eletto nel 2010 e rieletto nell’aprile 2018, entrambi dello schieramento Fidesz, di destra; l’incontro con i vescovi, ai quali terrà un discorso, quindi l’incontro con i rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e alcune comunità ebraiche dell’Ungheria, ai quali terrà pure un discorso.
Nella Piazza degli Eroi celebrerà la messa di conclusione del Congresso eucaristico e si congederà all’aeroporto per recarsi a Bratislava.
Un po’ di malumore serpeggia in Ungheria per una visita ritenuta affrettata e ci si chiede il motivo. Avrebbero gradito gli ungheresi una visita a Esztergom, centro del cattolicesimo magiaro, sede primaziale fin dal sec. 10, ben nota per le figure dei cardinali Mindszenty e Lékai, l’arcivescovo della politica dei “piccoli passi” al tempo del regime comunista.
Si sarebbe aspettata pure una visita alla città di Eger, assai famosa, perché nel sec. XI il re santo Stefano I fondò un vescovado. L’avrebbe certamente accolto con grande riconoscenza il dinamico arcivescovo Csaba Ternyak, che si è prodigato perché l’università statale divenisse dal 1° agosto “Università cattolica di Eger”.
L’edificio fu costruito dal vescovo Eszterhazy e appartiene alla diocesi. Non sarà facile tenerla in piedi, ma l’entusiasmo è tanto. Occasione propizia per lanciarla in un clima di accentuato secolarismo. Lavori di restauro in corso anche dell’edificio storico del seminario, a carico del governo Orban.
A rovinare il clima di attesa della visita del papa ci ha pensato anche il network Reddit, diffondendo la notizia che il card. Erdö non avrebbe gradito il motu proprio di papa Francesco sulla messa in latino. Ci ha pensato il portavoce dell’arcidiocesi il 19 luglio a smentire la notizia, qualificandola «un tentativo colpevole per creare confusione tra i fedeli».
Il cardinale si sarebbe espresso in riferimento a un privilegio del passato, secondo il quale, il primate d’Ungheria aveva diritto di decidere sulla liturgia nel Paese. Si tratta del rito strigoniense in uso nelle diocesi del regno d’Ungheria dall’XI secolo fino alla metà del XX. Prende il nome dall’arcidiocesi di Strigonio (Esztergom) ed era diffuso fino all’odierna Bratislava, alla città ungherese di Kalocsa, che comprendeva anche la Transilvania.
Fu accolto con qualche sfumatura anche nelle diocesi di Veszprém, Pécs ed Eger. A Zagabria rimase in uso fino al 1788. Il rito rispecchiava una tradizione liturgica propria. Nel corso dei secoli circolavano in quelle terre diversi messali.
Dopo il concilio di Trento, il messale di rito strigoniense rimase in uso fino al sinodo del 1629, svoltosi nella città di Tnava, che adottò all’unanimità il messale romano di Pio V.
Il rituale strigoniense fu stampato per la prima volta nel 1625. Ebbe numerose riedizioni fino al 1909 e rimase in uso fino alla metà del XX secolo. Fu utilizzato come fonte per la redazione del Rituale Slovacchiae del 1937.
Assicurano fonti della gerarchia che il motu proprio del papa è stato accolto favorevolmente dai più, non essendo molto diffuso il fenomeno delle messe in latino. Resta comunque complessa la situazione della gerarchia soprattutto in riferimento ai rifugiati e alla politica di Orban, gradita e sostenuta da alcuni vescovi.
È risaputo che non c’è empatia con papa Francesco. Si dice da più parti che la situazione è delicata e c’è chi si spinge oltre: il papa intende dare un segnale (una lezione) sia a Orban sia ai vescovi.
Slovacchia
Papa Francesco arriverà a Bratislava lunedì 13 settembre; visiterà il presidente della Repubblica, Zuzana Caputova, in carica dal 2019, incontrerà le autorità, la società civile e il corpo diplomatico; successivamente terrà un discorso ai vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e catechisti nella cattedrale di Bratislava, parlerà poi alla comunità ebraica e farà visita al presidente del Parlamento; il primo ministro Igor Matovic gli farà visita presso la nunziatura apostolica.
Martedì 14 sarà a Kosice e presiederà la liturgia bizantina di San Giovanni Crisostomo a Presov, nella Slovacchia orientale, centro culturale e religioso. Saluterà successivamente la comunità Rom a Kosice e terrà quindi un discorso ai giovani allo stadio della città. Il mercoledì 15 sarà al santuario nazionale di Sastin, dove celebrerà la messa. Si congederà presso l’aeroporto di Bratislava.
Avrebbe influito molto nella programmazione del viaggio in Slovacchia Cyril Vasil, gesuita, arcivescovo titolare di Tolemaide di Libia, originario di Kosice, amministratore apostolico sede plena di Kosice per i cattolici di rito bizantino, già segretario della Congregazione per le Chiese orientali, intimo amico di papa Francesco.
Caro Don Francesco,
Ho letto il Suo articolo su Settimananews di oggi sulla visita del Santo Padre in Ungheria e Slovacchia.
Al riguardo mi corre il dovere di precisare che a proposito del comunicato uscito sul “Reddit” non si trattava di un semplice errore o di una ingenua svista, ma di un vera e propria fake news. Infatti, si tratta di una falsificazione completa fatta mettendo in calce il mio nome. Come ha già comunicato l’ufficio stampa della mia Diocesi, il sottoscritto non ha emesso nessun decreto e rilasciato nessuna dichiarazione sull’ultimo motu proprio di papa Francesco sulla liturgia. Ugualmente, non ho mai parlato nemmeno del privilegio del Primate d’Ungheria in materia liturgica: tutto è completamente e semplicemente inventato!
Da quanto fin qui detto mi sembra evidente che qualcuno deliberatamente vuole seminare zizzania attraverso falsità e bugie che manifestano le sue subdole intenzioni e feriscono, per lo scandalo che creano, soprattutto i fedeli delle nostre comunità.
Stiamo aspettando il Santo Padre con gioia e grande affetto: questa è la verità ed allo stesso tempo la nostra profonda gioia per un dono così grande che manifesta la sollecitudine del Santo Padre per tutti i fedeli ungheresi e slovacchi!
Con i mie saluti più cordiali
Péter card. Erdő
“l papa intende dare una lezione sia a Orban che ai vescovi. “Si’ una lezione di scortesia e maleducazione.
Mai si era visto un simile atteggiamento arrogante in un pontefice . Alla faccia della misericordia, del dialogo, del costruire i ponti ecc. Equivale allo schiaffo dato alla fedele cinese .